M5s, Paragone: “Non farò una scissione con Di Battista, mi dovranno buttare fuori dal gruppo”
Lui non se ne va. Né dal gruppo del Senato del Movimento 5 Stelle né farà una scissione all’interno del M5s insieme ad Alessandro Di Battista. Dopo l’espulsione decisa dai probiviri, Gianluigi Paragone parla di ciò che farà ora in un’intervista al Fatto Quotidiano. “Mi dovranno buttare fuori”, dice chiaramente riferendosi al gruppo del Senato in cui ha intenzione di rimanere. Intanto non porterà avanti una scissione insieme a Di Battista e non andrà nella Lega, assicura. “Cacciarmi è stata una decisione arbitraria e presa in conflitto d’interessi”, accusa Paragone. Che se la prende anche con Luigi Di Maio, definito “immaturo e presuntuoso: ormai non ha più la muscolatura per avanzare”.
Sulla sua posizione Paragone spiega: “Difenderò la mia posizione. E mi opporrò alla decisione presa dai signori del nulla: per me il collegio dei probiviri e chi lo telecomanda è il nulla. Voglio rimanere nel Movimento, fare le battaglie del Movimento, mantenere vivo lo spirito del programma che ci aveva fatto prendere il 33%. Vado avanti”. Senza dimettersi da senatore, pur avendoci pensato, racconta: “Era un’opzione a cui avevo pensato, ma ho visto che i miei temi danno fastidio. E non è giusto lasciarli agli altri”.
Nessun passaggio alla Lega, garantisce Paragone: “Come posso passare con la Lega quando la pensa all’opposto di me?”. Nel frattempo, però, nessuna scissione nel M5s: “Ora che ho smentito ogni passaggio alla Lega, adesso pensano a un altro scenario. Io difendo me stesso e il programma elettorale su cui ci ho messo la faccia”.
Proprio su Di Battista, che ieri ha preso le sue difese, Paragone continua: “Io ho conosciuto il Movimento grazie ad Alessandro, io e lui predichiamo bene o male le stesse cose. A me è piaciuta la sua radicalità. Onestamente non me lo aspettavo. E gli avevo anche detto di non dire nulla. Perché adesso si sta alzando la polvere e lui può essere usato. Ha detto una cosa che aveva voglia di dire. Ma dietro non c’è nulla. Anzi. Il mio modo di fare a volte può mettere in imbarazzo. Io e Ale siamo amici e non voglio metterlo dentro una questione che è mia”.
Poi non mancano le critiche a Luigi Di Maio: “Non ascolta un tubo. Soltanto chi ha voglia di ascoltare lui. Due anni fa, prima che diventasse quello che è diventato, era una risorsa. Un ragazzo che riesce a fare una cosa così è bravo. Ma siccome hai 32 anni e non hai esperienza, ti devi costruire una squadra che ti irrobustisca”. Quindi, forse, dovrebbe farsi da parte: “Ormai non ha più la muscolatura per avanzare. Non ce la fa. Mi fa anche tenerezza. La colpa è sua. Mi dispiace perché s’è bruciato. Non lo fa perché è molto presuntuoso, infantile. Quando un ragazzo di 32 anni pensa di giocare la partita da solo… Purtroppo non è Maradona. Ha delle grandi potenzialità ma non è Maradona”.