M5s, Gubitosa: “Poteri di Grillo? Un’anomalia. Vuole sabotare la costituente, tra lui e Conte frattura insanabile”
Il 23 e 24 novembre si terrà al Palazzo dei Congressi a Roma l'assemblea costituente del M5s, appuntamento finale di un percorso voluto dal presidente Giuseppe Conte, per rinnovare e rilanciare il Movimento Cinque Stelle. Tanti i temi sul tavolo, che verranno discussi e votati dagli iscritti, per ridisegnare ed eventualmente modificare le regole del Movimento: si va dal dei due mandati, al tema delle alleanze con le altre forze del centrosinistra, fino alla messa in discussione del ruolo del Garante, in questo momento affidato al fondatore Beppe Grillo. Ne abbiamo parlato con il vicepresidente del M5s Michele Gubitosa, secondo cui la frattura tra Grillo e Conte non è più ricomponibile, "tenendo conto della campagna denigratoria portata avanti da Beppe nei confronti del Movimento 5 Stelle".
Siamo alla vigilia della costituente del M5s, il percorso che ha portato fino a qui non è stato certo semplice, con il livello dello scontro tra il presidente Conte e il Garante Beppe Grillo che si è alzato sempre di più, fino alla rottura. Cosa vi aspettate da questa due giorni?
Ci aspettiamo di coronare un percorso che ci ha permesso di coinvolgere la vera anima del Movimento, che sono i suoi iscritti. Tutto il cammino che abbiamo intrapreso e portato avanti è stato immaginato per loro e a partire da loro, per rilanciare e rigenerare il Movimento. Abbiamo coinvolto la nostra base e puntato alla partecipazione dal basso, raccogliendo grande entusiasmo e partecipazione. Abbiamo ricevuto migliaia di proposte, suggerimenti, suggestioni. E anche qualche critica, come è giusto che sia. Faremo tesoro di tutto questo. La due giorni finale rappresenta allo stesso tempo una tappa del nostro cammino e il primo mattone del nuovo Movimento, che diventa una forza matura senza però abbandonare i propri principi e la forza delle proprie battaglie. Sarà un momento storico per tutta la politica italiana, perché nessuno aveva mai coinvolto in maniera così profonda i propri iscritti e ricevuto una risposta così partecipata.
Tra i diversi temi che saranno esaminati dagli iscritti c’è in primo piano l’annosa questione del limite dei due mandati. Qual è secondo lei la soluzione migliore? È possibile ammorbidire magari questa regola? Quali sono le opzioni?
Quale sarà la soluzione migliore lo decideranno gli iscritti, non sta a me dirlo. Ovviamente è possibile una modifica, perché fa parte dei quesiti su cui loro dovranno esprimersi. Credo che la cosa più importante sia trovare l’equilibrio giusto tra due necessità fondamentali: da un lato, l’idea originale del Movimento, quella di non fare della politica una professione “a vita”, di non diventare parte di quel sistema di potere per combattere il quale è nata la potentissima spinta a Cinque Stelle; dall’altro, però, non possiamo più permetterci il lusso di disperdere così velocemente competenze ed esperienza che la nostra classe dirigente costruisce faticosamente durante i due mandati al momento previsti. Vanno però sottolineati due aspetti: il primo è che non esiste alcun quesito che permette di eliminare definitivamente il limite dei mandati e quindi non corriamo il rischio di tradire i principi originali del Movimento; il secondo è che il limite era già stato modificato in passato, nel momento in cui è stato introdotto il cosiddetto “mandato zero” e quindi oggi siamo chiamati solo a disciplinare questo limite. In ogni caso, sono sicuro che i nostri iscritti sapranno trovare il giusto equilibrio tra queste due istanze ugualmente comprensibili.
Altra questione cruciale riguarda proprio il ruolo del Garante. Tra le proposte c’è quella di ridimensionare o superare del tutto questa figura. Lei ritiene sia da eliminare, al di là di come si esprimeranno gli iscritti?
I poteri del Garante, così come sono ora, sono un’enorme anomalia. Parliamo di prerogative di stampo feudale, che persino un costituzionalista indipendente della statura di Michele Ainis ha definito antidemocratiche. Anche in questo caso decideranno gli iscritti e la loro sarà l’ultima parola. Detto questo, credo che la frattura tra Grillo e Conte non sia più ricomponibile, anche tenendo conto della campagna denigratoria portata avanti da Beppe nei confronti del Movimento 5 Stelle.
È ipotizzabile un mandato a termine per il Garante, con poteri molto ridotti? Come ha accennato lei, Michele Ainis ha sollevato dubbi proprio sul ruolo del Garante, che in questo momento ha “il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie”.
Sì, al di là delle questioni personali, il vero nodo della vicenda riguarda le prerogative attuali del Garante, perché tradiscono un atteggiamento da padre-padrone che intende il Movimento come una sua creatura subordinata e supina ai suoi voleri e ai suoi capricci. Se dal voto dell’Assemblea questi poteri dovessero essere confermati, conoscendo Conte non credo che potrebbe fare finta di niente. Sapendo come interpreta la politica e la leadership, non potrebbe accettare ulteriormente uno schema che prevede un Elevato e una comunità di subordinati.
Il cambio di nome e simbolo invece difficilmente avrà i numeri per essere approvato. È una questione percepita come secondaria dalla base secondo lei?
Forse si tratta di questioni che sembrano meno cruciali rispetto ai temi fondativi, ai valori storici e anche all’organizzazione interna. E devo dire che da questo punto di vista i nostri iscritti dimostrano di sapere bene quali sono le priorità per il nostro futuro. Intendiamoci, la questione è sul tavolo, come tutto il resto, perché ci siamo messi in gioco sul serio: tutto e tutti sono in discussione.
Ci sono anche altri quesiti che toccano temi esterni all’organizzazione del M5s. Sulla sanità, per esempio, quali sono le proposte su cui discuterete?
I temi sono davvero tanti, ma la sanità è quello che ha raccolto il maggior numero di pareri, è stato il più votato in assoluto. Evidentemente i cittadini italiani percepiscono in maniera particolare questioni che si riverberano sulla loro vita quotidiana, che finiscono per sentire sulla propria pelle. Liste d’attesa infinite, pronto soccorso intasati, il privato che scavalca il pubblico, il dirigente sanitario incompetente perché scelto dalla politica: chi non si è mai trovato di fronte ad almeno una di queste problematiche? Sono orgoglioso che i nostri iscritti abbiano scelto la sanità come loro priorità più grande, è un segnale di pervicace radicamento nella vita reale e di grande senso di comunità. Avranno la possibilità di esprimersi sul futuro del Servizio sanitario nazionale, pesantemente messo a rischio da questo governo, sulle risorse per la sanità pubblica, sulla carenza di personale. Ma penso anche alla revisione del Titolo V della Costituzione per restituire la gestione sanitaria allo Stato, all’eliminazione delle differenze territoriali nell’accesso alle cure, anche ai temi etici come il fine vita.
I detrattori di questo processo dicono malignamente che l’assemblea è solo un’operazione di facciata, per far digerire meglio alla base decisioni già prese. Come si assicura la trasparenza di tutto il processo?
Si tratta di un’accusa grave e francamente ridicola: forse in passato si cercava di indirizzare la risposta della base con votazioni dall’esito già scontato, ma oggi è in corso un processo che Conte e tutta la classe dirigente non possono in alcun modo influenzare. Sul corretto svolgimento delle operazioni vigila una società esterna e indipendente, quindi non esistono possibilità di influenzare o indirizzare le votazioni in alcun modo. Sfido chiunque a trovare un partito che si mette in discussione in questo modo, in maniera così democratica e partecipata.
Fino a ieri Beppe Grillo ha fatto un’azione di disturbo, lanciando un messaggio di sfida, paragonando il M5s all’ultimo giapponese arrestato negli anni Settanta perché non credeva che la guerra fosse finita. Da parte sua vi aspettate dei tentativi di sabotaggio per la costituente, visto che per i quesiti che riguardano lo statuto è necessario il quorum?
La cosa che mi sembra più grave, ma francamente allo stesso tempo grottesca, è ripararsi dietro allo scudo della difesa delle origini del Movimento per impedirgli di evolversi in maniera democratica e partecipata. L’Assemblea costituente nasce proprio dall’esigenza di coinvolgere gli iscritti per scrivere il nostro futuro. Abbiamo scelto di affidare la decisione sulle dinamiche chiave del nostro avvenire alla nostra base, proprio perché vogliamo puntare sulla partecipazione dal basso più ampia possibile, sulla realizzazione pratica dei principi democratici. Soffiare sul fuoco dell’astensione per paura del risultato delle votazioni significa tradire questi principi, che sono peraltro quelli che sono alla base della nascita del Movimento. Se questo tradimento dovesse portare a un’importante astensione, non ci sarebbero vincitori, ma sarebbe proprio il Movimento a uscire sconfitto. Io, al contrario, mi sento di rivolgere ai nostri iscritti l’appello opposto: votate. Partecipate a questo processo democratico, il più importante della nostra storia. Contribuite a decidere il nostro futuro. Chi vi chiede di non farlo, vi sta chiedendo di boicottare il Movimento e di tradire voi stessi.
In ballo c'è anche la questione alleanze, questione fondamentale anche per le prossime elezioni regionali. Se dovesse prevalere la linea di Grillo, il M5s dovrebbe in futuro astenersi dal fare accordi con le altre forze. La convince la posizione di Chiara Appendino, che suggerisce di che non chiudere all’alleanza con il Pd, ma propone di verificarla di volta in volta su basi programmatiche?
La mia posizione sulle alleanze, che poi è anche quella del Presidente Conte, è estremamente chiara: con il Pd non esiste una alleanza organica ma un dialogo costante. Diciamo no alle accozzaglie elettorali tenute insieme solo dal prossimo orizzonte elettorale o dall’opposizione a questa destra, per quanto sacrosanta. Noi crediamo nei progetti seri, incardinati sui temi e sulla fedeltà ai valori storici del Movimento. Rivendichiamo con forza questo spazio di autonomia, che da un lato rifugge la camicia di forza di asfittiche alleanze strutturali, ma dall’altro si colloca con convinzione nello spazio del campo progressista ed è pronto a dialogare con quelle forze che si riconoscono nello stesso spazio e in quei temi e valori che per noi non sono negoziabili. Conte ha sempre portato avanti questa linea e credo sia evidente che se dal voto dell’Assemblea dovessero emergere indicazioni contrastanti significherebbe che quella linea è stata sconfessata. Se dovesse prevalere un cocciuto e miope isolazionismo, una sorta di ritorno al Movimento “né di destra né di sinistra”, o qualsiasi altra collocazione diversa da quella per la quale abbiamo lavorato negli ultimi anni, va da sé che quelle posizioni non potrebbero essere rappresentate e portate avanti da Conte. E ovviamente anche io escludo di portare avanti questa linea.