M5s dice no alla castrazione chimica e boccia la proposta di Fratelli d’Italia e della Lega
Con 383 no e 126 sì la Camera dei deputati ha respinto un ordine del giorno che avrebbe impegnato il governo a prevedere la misura della castrazione chimica all’interno del cosiddetto codice rosso, la legge approvata ieri alla Camera dei deputati con una maggioranza molto ampia. Decisivo, ai fini dello stop all’odg presentato da Fratelli d’Italia, l’orientamento dei deputati del Movimento 5 Stelle, che hanno votato no rispettando l’indicazione del gruppo e della stessa maggioranza. In effetti, il tema sembrava essere stato archiviato dopo un confronto fra M5s e Lega, con il partito di Matteo Salvini che, sebbene favorevole alla misura, si era dovuto arrendere alla netta presa di posizione di autorevoli esponenti del M5s (come il ministro della sanità Giulia Grillo) o al fatto che, come ricordato da Luigi Di Maio, il tema non facesse parte del contratto di governo. La stessa Giulia Bongiorno, sostenitrice della castrazione chimica per alcune fattispecie di reato, aveva confermato l’accantonamento della misura, almeno momentaneo: “In futuro potrebbe esserci un disegno di legge della Lega, perché per noi è un tema importante. Ma ora contava portare a casa il codice rosso con il sorriso sulle labbra".
Invece, i parlamentari salviniani hanno sorprendentemente deciso di votare a favore dell’ordine del giorno degli ex alleati di Fratelli d’Italia, rendendo evidente la spaccatura interna alla maggioranza che sostiene il governo guidato da Giuseppe Conte. Paradossalmente, la sola astensione è arrivata proprio da un deputato leghista, Giuseppe Basini: “Credo che lo Stato non abbia mai diritto di interferire in questa maniera. Se uno ha tendenze aggressive dobbiamo permettere la lobotomia prefrontale? Io non credo che faccia parte del diritto e delle nostre tradizioni un provvedimento come questo”.