L’Unione europea vuole eliminare l’Iva sulla vendita delle armi
La mattina del 15 settembre 2021, davanti al parlamento europeo riunito a Strasburgo, la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ha tenuto il suo annuale discorso sullo Stato dell'Unione. Si tratta dell'intervento più importante che la massima autorità comunitaria è chiamata a pronunciare ogni anno, per indicare risultati, priorità e obiettivi dell'Europa unita. E in questo solenne contesto Von der Leyen ha lanciato una proposta destinata a far discutere: "Potremmo considerare di eliminare l'Iva per l'acquisto di attrezzature di difesa sviluppate e prodotte all'interno dell'Unione europea".
Difficile dare delle cifre, senza sapere di preciso quali e quanti sistemi d'arma sarebbero coinvolti nell'eventuale misura, ma è evidente che nel caso il provvedimento venisse davvero realizzato, si tradurrebbe in una rilevante perdita di gettito per le casse pubbliche e al contrario in un forte benefit per le industrie militari e di difesa. Negli ultimi anni, d'altra parte, l'Unione europea è finita più volte nel mirino delle critiche, da parte di associazioni e membri della società civile, per quella che è stata una giudicata "un'esplosione" del budget per la difesa, rispetto alle altre voci del bilancio comunitario. In un tweet pubblicato al termine del discorso di Von der Leyen, il gruppo di sinistra del parlamento europeo "The Left" ha stimato in 24,52 miliardi di euro le spese militari previste per i prossimi sei anni.
Al contrario, per la presidente della Commissione, togliere l'Iva sulla vendita delle armi è un passo importante nella più complessiva strategia per creare una Difesa Comune Europea. Nel suo intervento, infatti, Von der Leyen ha preso spunto dal disastroso finale della missione internazionale in Afghanistan per sostenere come "l'Europa debba essere in grado di fare di più da sola" in campo militare e di sicurezza, fino a rilanciare la creazione – più volte ipotizzata, ma mai realizzata – di un esercito comune europeo.
Il mercato delle armi non conosce crisi
Rimane da chiedersi, però, se davvero il mercato Ue dei sistemi di difesa abbia bisogno di un incentivo così forte come l'eliminazione completa dell'Iva. Le cifre raccontano di un settore il cui giro d'affari è stato in ascesa quasi continua. Secondo le elaborazioni compiute sui dati ufficiali, dall'European Network Against Arms Trade (Enaat), dal 2008 al 2019 il volume di esportazioni di attrezzature militari da Stati dell'Unione europea è cresciuto da 8,4 miliardi fino a circa 21 miliardi.
Queste cifre comprendono ovviamente anche l'export verso i Paesi extra-Ue, ma anche concentrandosi solo sul mercato interno il trend rimane identico. Per dire, secondo le tabelle dell'Enaat, l'Italia è passata dai 109 milioni di acquisti dall'estero nel 2008 fino ai 219 milioni del 2019, senza considerare l'industria nazionale. La Germania ha aumentato l'import da 606 milioni fino a 1,6 miliardi e così via. Insomma, rispetto alle spese per ambiente, istruzione, sanità e altro, difficile sostenere che fare un regalo alle industrie delle armi possa rappresentare una priorità per l'Europa.