L’Unione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo
L'Unione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia a causa del deficit eccessivo. Una decisione ampiamente attesa visto lo stato dei conti pubblici: anche con le regole del nuovo Patto di stabilità scattano le procedure di infrazione per chi non rispetta i parametri su debito pubblico e deficit. Delle asticelle fissate al 60% del Pil nel primo caso, al 3% nel secondo. L'Italia supera ampiamente questi valori, registrando nel 2023 un deficit pari al 7,4%.
La procedura di infrazione annunciata dalla Commissione Ue arriva quindi per disavanzo eccessivo. Quando lo scorso aprile Giancarlo Giorgetti aveva presentato il Documento di economia e finanza (Def) – contenente le stime per quanto riguarda la crescita economica, debito e deficit – il ministro dell'Economia aveva precisato che il peggioramento dei conti pubblici fosse dovuto "all'impatto devastante" del Superbonus. In particolare, secondo Giorgetti l'incentivo al 100% ha "creato un mostro che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire".
La Commissione europea per ora ha semplicemente comunicato l'avvio della procedura. Toccherà poi al nuovo esecutivo Ue delineare le raccomandazioni per un percorso di rientro che tenga conto delle nuove regole a cui dovranno attenersi i Paesi con i conti pubblici in disordine. L'Italia, infatti, non è l'unico Stato con cui Bruxelles ha aperto una procedura di infrazione. La Commissione europea prevede infatti procedure per deficit eccessivo anche per altri sei Paesi: Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. In totale quelli sotto esame – perché sforavano i parametri del Patto di stabilità – erano 12, ma cinque sono stati ‘graziati' in quanto lo sforamento del deficit, comunque molto vicino alla soglia, è stato considerato temporaneo ed eccezionale anche in considerazione del peso degli investimenti in difesa. Questi altri cinque Paesi sono Repubblica Ceca, Estonia, Spagna, Slovenia e Finlandia.
Ad ogni modo, l'obiettivo adesso è quello di riportare debito e deficit a livelli prudenti, prevedendo un percorso realistico e perseguibile. Cosa significa questo, in termini concreti, per l'Italia e per le misure economiche che dovranno essere prese nei prossimi mesi? I piano di rientro saranno diversi da Paese a Paese: ciascun governo negozierà il proprio con la Commissione, a seconda delle stime economiche e chiaramente dei vincoli e degli obiettivi stabiliti dal nuovo Patto di stabilità. Con ogni probabilità l'Italia dovrà aderire a un piano pluriennale che preveda una riduzione strutturale del deficit di almeno lo 0,5% all'anno. Ma ogni dettaglio sarà il frutto delle trattative con la nuova Commissione europea.