L’Unione europea chiede all’Italia e al governo Meloni una “soluzione urgente” sui balneari
La Commissione europea ha fatto sapere che il tempo stringe, per il governo Meloni, e la questione delle concessioni balneari va risolta. Secondo fonti Ue, serve una "soluzione urgente" perché la Commissione sarebbe pronta a inviare nei prossimi giorni all'Italia il proprio parere motivato, chiedendo di conformarsi alle norme europee "entro due mesi". Questa settimana, giovedì 20 aprile, la Corte di giustizia europea emetterà una nuova sentenza sulle concessioni balneari di alcune spiagge in Puglia, chiarendo se la direttiva Bolkestein (da cui è nata la disputa) va applicata in pieno da tutti gli Stati o se c'è uno spazio di discrezione.
Lo scontro Italia-Ue sui balneari, cos'è successo finora
Il dibattito sui balneari – i gestori delle spiagge pubbliche che in media pagano affitti molto bassi e non hanno mai dovuto partecipare a un bando pubblico per svolgere la propria attività – va avanti da anni. L'Unione europea ha contestato più volte la situazione in Italia, perché la mancanza di un bando fa sì che le concessioni restino sempre in mano agli stessi imprenditori, andando contro la direttiva europea Bolkestein del 2006 sulla concorrenza.
A febbraio il governo Meloni ha rimandato per l'ennesima volta un possibile appalto con il decreto Milleproroghe: le spiagge pubbliche avrebbero dovuto andare a gara a inizio 2024, invece la scadenza è stata spostata di un anno. La decisione è stata contraria alle indicazioni europee in modo talmente chiaro che anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto di intervenire "a breve".
A dicembre 2020, la Commissione ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia. Il procedimento poi è stato sospeso in attesa di riforme che, dopo quasi due anni e mezzo, non sono ancora arrivate. Il secondo passo sarebbe la lettera con il parere motivato, che darebbe due mesi di tempo per intervenire. Passata anche questa scadenza, l'Italia finirebbe davanti alla Corte di giustizia europea, che potrebbe darle una multa pesante e obbligarla a cambiare la legge.
Salvini difende i gestori, ma il governo presenterà presto una proposta alla Commissione
"Noi vogliamo garantire ai balneari che vogliono continuare a lavorare in uno stabilimento balneare che gestiscono da tanti anni il fatto che possano continuare a farlo". Ha chiuso così la questione il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. "Se qualcuno è stanco e non se la sente più", ha aggiunto il leader leghista, "è giusto che chieda l’indennizzo per tutti gli investimenti fatti su quella spiaggia. Se uno se la sente e ha voglia di andare avanti, magari con i suoi figlioli o i suoi nipoti, deve poterlo fare". Proprio il contrario di quanto sostenuto dalla direttiva Ue che chiede di garantire trasparenza e concorrenza per la gestione dei servizi.
"Non può valere solo il criterio economico che ti porta la prima multinazionale di turno ad appropriarsi delle spiagge. Io personalmente sto lavorando anche per una mappatura delle spiagge e delle coste italiane per garantire chi lavora da tanto tempo in spiaggia di continuare a farlo", ha concluso Salvini. D'altra parte, le stesse fonti europee che hanno parlato della necessità di soluzioni urgenti hanno fatto sapere che "l'Italia si è impegnata a presentare rapidamente delle proposte alla Commissione", quindi la posizione di Giorgia Meloni potrebbe essere meno dura di quella del suo compagno di coalizione