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Ilaria Salis dalla detenzione all'elezione in Europa

L’Ungheria chiede di revocare l’immunità parlamentare di Ilaria Salis, cosa può succedere adesso

L’Ungheria hanno chiesto che l’immunità parlamentare di Ilaria Salis sia revocata: lo hanno annunciato gli eurodeputati di Viktor Orbán. La richiesta andrà all’esame della commissione giuridica del Parlamento europeo, che poi suggerirà se approvarla o respingerla: a votare sarà il Parlamento. Salis: “Parlamento Ue difenda lo stato di diritto”.
A cura di Luca Pons
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"A breve sarà annunciata al Parlamento europeo di Strasburgo la richiesta di revoca della mia immunità da parte delle autorità ungheresi". Lo ha fatto sapere così Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra: con un comunicato diffuso anche sui social per chiamare alla mobilitazione i suoi sostenitori. Negli stessi minuti, gli eurodeputati del premier ungherese Viktor Orbán confermavano la notizia in Aula. La scelta dell'Ungheria, che era attesa già da diverse settimane, apre adesso diverse possibilità per la donna.

Perché l'Ungheria vuole revocare l'immunità parlamentare di Salis

Come è noto Salis è stata detenuta a Budapest per oltre anno con l'accusa di aver aggredito alcuni manifestanti di estrema destra. Dopo la candidatura e il successo alle elezioni europee, ha potuto fare ritorno a casa e poi iniziare la sua attività da eurodeputata, godendo dell'immunità parlamentare e quindi potendo lasciare il carcere. Nelle scorse settimane non si sono fermate le tensioni con le autorità ungheresi, incluso il premier Orbán.

"Non è una coincidenza che la trasmissione della richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán", ha detto Salis. "Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche".

Cosa succede ora

La procedura prevede, come detto da Salis, un annuncio da parte della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che renderà nota la richiesta dell'Ungheria, e assegnerà il caso alla commissione giuridica, che se ne occuperà. La commissione avrà tempo per informarsi sui fatti richiedendo informazioni e spiegazioni. La stessa Salis avrà diritto di essere ascoltata, portando anche eventuali documenti o memorie scritte per sostenere le sue ragioni.

La commissione alla fine dei lavori dovrà adottare una raccomandazione per il Parlamento: potrà suggerire di approvare oppure di respingere la richiesta dell'Ungheria. Sarà poi il Parlamento, alla successiva sessione plenaria, a votare. Basterà la maggioranza semplice per decidere di revocare o meno l'immunità.

Se l'immunità dovesse essere revocata, Salis resterà in carica come europarlamentare. Il suo processo riprenderà da dove si era interrotto. Non è chiaro se, in quel caso, per la donna scatterà nuovamente la detenzione preventiva a Budapest.

L'appello di Salis: "Parlamento Ue difenda lo stato di diritto"

Salis ha detto di auspicare che "il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una ‘democrazia illiberale' in deriva autocratica". Ha sottolineato: "In gioco non c'è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie".

"Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista", ha continuato l'eurodeputata. Per poi concludere: "Abbiamo già dimostrato cosa può la solidarietà. È tempo di mobilitarsi di nuovo, in nome dell’antifascismo, della democrazia e di una vera giustizia".

Anche Alleanza Verdi-Sinistra ha preso posizione, con un comunicato congiunto dei leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: "Ribadiamo la nostra piena solidarietà a Ilaria e auspichiamo che il Parlamento europeo respinga questa richiesta", hanno affermato."In questi mesi, e prima durante il lungo periodo di detenzione a cui è stata sottoposta Ilaria, le autorità ungheresi hanno più volte dimostrato di aver già emesso una sentenza di condanna prima ancora che il processo avesse inizio".

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