Lunedì nero per il centrodestra: Maroni rischia denunce per violazione del silenzio elettorale
Antonio Crea, in arte Tafanus, ha detto NO. Ma non ai quesiti sul referendum, bensì ai soprusi ad opera del Ministro Roberto Maroni. E' noto, infatti, che stamattina, a urne ancora aperte, il Ministro dell'Interno sì è lasciato andare a dichiarazioni sull'andamento del voto. In particolare, in una nota si leggeva che "secondo proiezioni di cui dispone il Ministero degli Interni, il quorum potrebbe essere raggiunto anche prescindendo dalla querelle sul voto degli italiani all'estero." Nessuno, comprensibilmente, ha pensato alla buona fede del Ministro e in rete si è susseguito un tam tam che evidenziava la scorrettezza del Ministro che, con tale azione, aveva violato alcune delle norme relative alle dichiarazioni in periodo elettorale. Tam tam che si è concretizzato in un Esposto – Denuncia a carico del Ministro degli Interni Roberto Maroni e firmato proprio da Antonio Crea, che in queste ore sta facendo il giro della rete. Ecco il testo integrale:
Alla Procura della Repubblica di Roma
(Indirizzo email della Procura di Roma)
Informiamo che questa mattina, ad urne aperte, il Ministro Maroni ha diramato un comunicato, dicendo che "secondo proiezioni di cui dispone il Ministero degli Interni, il quorum potrebbe essere raggiunto anche prescindendo dalla querelle sul voto degli italiani all'estero.
Si chiede di verificare se e quali articoli di legge abbia violato il Ministro:
-a) In periodo elettorale, è vietato diffondere qualsiasi dato, o anche solo indicazioni, su sondaggi e proiezioni. E' vietato a TUTTI, e in primo luogo a coloro che sono istituzionalmente delegati a far rispettare le leggi;
-b) ad urne aperte questa dichiarazione spingerà molti a non recarsi al voto, creando l'impressione di un raggiungimento del quorum ormai acquisito, e della conseguente inutilità degli ultimi voti.
Si prega codesta Procura di farci sapere se intende aprire un fascicolo a carico del Ministro Maroni, per la patente violazione delle vigenti leggi elettorali.
Copia di questo esposto-denuncia sarà inviata ai maggiori quotidiani nazionali-
Distinti saluti
Antonio Crea
Via XXXXX YYYYY
Residenza; XXXXX YYYYY
Intanto, il Ministro Maroni, forse per cercare di mettere una pezza al pasticciaccio appena compiuto, rendeva note le sue dichiarazioni di voto al Corriere della Sera. In particolare, il ministro leghista ha fatto sapere di aver ritirato soltanto due schede, quelle relative ai quesiti sull'acqua, per le quali avrebbe votato Sì; queste le sue motivazioni "Si tratta di un bene pubblico primario e la contrarietà alla privatizzazione è una posizione che la Lega ha sempre sostenuto. Io mi sono impegnato su questo e adesso voglio andare oltre".
Ad ogni modo, l'episodio non è passato inosservato. Queste le dichiarazioni del responsabile campagne referendarie di Sel, Paolo Cento: "Se mai ce ne fosse stato bisogno, anche oggi abbiamo avuto prova che le regole, per i membri di questo governo, a partire dai suoi massimi esponenti il presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'Interno, sono optional. Abbiano la decenza di aspettare il momento delle urne chiuse per dare gli annunci sull'esito dell'appuntamento referendario. Non siamo ancora la repubblica delle banane. Abbiano la decenza di aspettare il momento delle urne chiuse per dare gli annunci sull'esito dell'appuntamento referendario. Non siamo ancora la repubblica delle banane".
Cento tira in ballo anche il premier perché anche lui, come Maroni, nel corso della conferenza stampa a seguito del vertice tra Italia e Israele avrebbe commentato i presunti esiti del quesito referendario ad urne ancora aperte. Queste le parole di Berlusconi "incriminate": "A seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovremo dire addio al nucleare".
In tal senso, forte la reazione anche da parte dell'Idv, e in particolare del presidente dei deputati Massimo Donadi, che ha giudicato inaccettabile, gravissimo e intollerabile la violazione del silenzio elettorale da parte degli esponenti del governo e del premier in persona.