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Luigi Di Maio non sa se tornerà a fare politica: “Per ora mi sto disintossicando”

L’ex leader dl M5s dice di aver chiuso con la politica, almeno per il momento. “È qualcosa che crea dipendenza e io spero di starmi disintossicando”, spiega. Allo stesso tempo non esclude il ritorno: “Come tutte le ricadute, tutto è possibile”.
A cura di Giulia Casula
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Al momento, la politica per Luigi Di Maio resta in stand-by. "La politica è qualcosa che crea dipendenza e io spero di starmi disintossicando", dice l'ex pentastellato.

Un capitolo chiuso nel 2022, quando l'allora ministro degli Esteri subì una pesante sconfitta alle elezioni politiche a cui si presentò con Impegno civico, il partito da lui fondato dopo esser fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle a causa delle divergenze con Giuseppe Conte. Un capitolo però che non è detto non si possa riaprire. "Mi sto disintossicando ma come tutte le ricadute, tutto è possibile", risponde ospite del talk ‘A casa di Maria Latella' che andrà in onda questa sera su Rai 3.

L'ex ministro ripercorre i suoi ultimi passi a Roma. "Il giorno della mia sconfitta alle politiche, quando ho perso con lo 0,6%, è il giorno che benedico", racconta. "Ho vinto diverse elezioni nella mia vita e poi ho perso quella che mi ha cambiato la vita. Io mi aspettavo di riuscire a rientrare in Parlamento, con pochissimi numeri ma di ricominciare da lì, questo non lo nascondo, ma di fatto poi dopo quella sostanziale sconfitta, nel giro di due settimane ho incontrato la mia partner con cui adesso abbiamo un figlio", prosegue.

Poi il salto a Bruxelles e la nomina a emissario Ue per il Golfo persico. "Da lì è iniziata la strada per la candidatura a Bruxelles come rappresentante speciale del Golfo", precisa.

Di Maio entra anche nel dettaglio del rapporto con Mario Draghi, con cui dice di sentirsi ma di voler tenere la politica fuori dalle loro chiacchierate. "È stata una pietra miliare del mio percorso politico, forse anche la più importante dopo la mia prima elezione in Parlamento, che come la prima volta non si scorda mai", spiega. "Con Mario Draghi restiamo in contatto sempre, ovviamente sempre e solo per scambiarci considerazioni su come stiamo, sulla vita personale, non abbiamo nessuna iniziativa politica insieme, nessun discorso politico insieme", aggiunge.

L'ex capo del Movimento 5 Stelle non si trattiene dal commentare le vicende del partito con cui entrò a Palazzo Chigi, oggi nel bel mezzo di uno scontro aperto tra il suo leader e il fondatore. Tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo per Di Maio "è difficile" dire a chi si senta più vicino "perché i due non hanno una questione politica. È una questione di potere", osserva. "Ed è incredibile perché Grillo dovrebbe essere l'azionista e Conte l'amministratore delegato, se vogliamo usare un termine aziendale, ma lo stipendio di Grillo dipende da Conte e invece dovrebbe essere viceversa. Questo sta creando non so se l'ultimo atto del Movimento 5 Stelle, ma lo ha portato al livello più basso", affonda.

Una fase, quella che il M5s sta attraversando, che pare dispiacere l'ex grillino. "Io avevo provato il più possibile a portare il M5S sul filo atlantismo, su una posizione più bilanciata su Israele, contro l'uscita dall'euro e a favore dell'Unione europea e abbiamo preso il 33% nel 2018. Adesso sembra essere in atto un ritorno all'indietro e stanno al 9%", dice.

Con Conte racconta di non parlarci ormai "da tanto tempo. Però io ricordo un Conte che ha sempre avuto, ma legittimamente, l'ambizione di tornare a palazzo Chigi, e come presidente del Consiglio ovviamente, in nessun altro ruolo", spiega. Per questo motivo, "se questa è la stessa ambizione di Giuseppe Conte anche oggi è chiaro che Elly Schlein ha un problema perché il Movimento 5 Stelle a questo punto si pone come forza assolutista nella coalizione che vuole la leadership della coalizione pur non avendo i numeri", osserva.

Per la segretaria dem, Di Maio dispensa parole al miele. "Dobbiamo dire che la leader Elly Schlein sta portando avanti il Pd ottenendo dei risultati molto lusinghieri rispetto al Movimento 5 Stelle", dice. "Anche permettendo il ritorno a casa di molti nostri ex elettori che ci votavano nel 2018 perché delusi dalla sinistra oggi stanno votando Pd, mentre altri stanno nell'astensionismo", conclude.

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