Luigi Di Maio non è più il capo politico del Movimento Cinque Stelle
L'annuncio di Di Maio era nell'aria. Durante una riunione di circa un'ora con i suoi ministri e sottosegretari, il titolare della Farnesina Luigi Di Maio ha comunicato la sua decisione di lasciare la guida del Movimento Cinque Stelle, almeno fino agli Stati generali del Movimento, che si terranno a marzo. A quel punto Di Maio potrebbe anche decidere di ricandidarsi. L'annuncio ufficiale di questa decisione, presa in un momento critico per il governo e per il M5s, è atteso nel pomeriggio, alle 17, all'evento in cui il Movimento 5 Stelle presenterà i facilitatori regionali.
Il passo indietro è anche una conseguenza delle ‘fughe' dal Movimento: gli ultimi deputati pentastellati che ieri sono passati al gruppo Misto sono Michele Nitti e Nadia Aprile. Ora si aprono due scenari: la prima ipotesi è che al posto di Di Maio sia un ‘comitato dei saggi' a guidare il M5s. Oppure potrebbe toccare a Vito Crimi, in quanto membro anziano, prendere la reggenza ad interim. In caso di vacatio infatti, secondo lo statuto, è il membro anziano del comitato di garanzia a fare le veci del capo.
Il premier Conte, che non ha confermato né smentito di essere stato avvisato da Di Maio delle imminenti dimissioni, si è detto dispiaciuto: "Se fosse una sua decisione lo rispetterò", ha affermato in un'intervista, "mi dispiacerà sul piano personale".
Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, intercettato da Fanpage.it al termine dell'incontro, ha sottolineato che adesso la cosa importante "è rimanere tutti uniti all'interno del Movimento Cinque Stelle, per scegliere insieme la strada per il futuro".
Questo cambiamento però, assicura la deputata pentastellata Carla Ruocco, non rischierebbe di compromettere la stabilità del governo: "Penso che siano due piani completamente diversi. Le scelte interne non devono fare perdere di vista i veri obiettivi, che sono quelli legati agli interessi dei cittadini. Non si tratta di una fuga – ha detto ancora Ruocco – Di Maio non sta espatriando. Può essere un passo verso una maggiore collegialità nelle scelte, che ultimamente molti hanno auspicato".
Secondo il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa "il Movimento, anche in quanto forza di governo, andrà avanti. Dal punto di vista della credibilità del M5s all'interno del governo nulla verrà messo in discussione. Verrà analizzato e intrapreso un percorso per capire come arrivare agli Stati generali e con che modalità. Credo sia un percorso molto democratico, che potremo aprire al nostro interno con discussioni rispetto alle motivazioni di questa scelta e della struttura che eventualmente potrà dare una mano a questa transizione verso gli Stati generali". Crippa però non ha voluto il timing della decisione di Di Maio, una decisione presa a quattro giorni dalle elezioni regionali in Calabria ed Emilia-Romagna.
"Il punto non sono le mie dimissioni da capo politico né da ministro degli Esteri – aveva detto Di Maio – non si discute di questo, ma del futuro del Movimento". In sostituzione della figura del capo politico unico, il M5s potrebbe anche decidere di dotarsi di un ‘comitato', in cui più persone potrebbero dividersi compiti e responsabilità. Come aveva spiegato già Di Maio in un precedente colloquio con i suoi, non basta pensare a un eventuale ‘vice', perché per rispondere alle sfide di un Movimento che solo due anni fa ha ottenuto il 32%, e che ora fa parte dell'esecutivo, raddoppiare il vertice potrebbe non essere sufficiente. Su questo Carla Ruocco ha un'idea precisa: "La maggiore collegialità è stata richiesta da più parti. Sicuramente l'uomo solo al comando non è nelle corde del Movimento, quindi mi auguro che si superi questa fase. C'è stato un momento nel quale Di Maio ha concentrato più funzioni e questo ha creato qualche problema".