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Luigi Di Maio (M5S): “La seduta della Camera è stata una passerella mediatica”

Il vicepresidente della Camera Di Maio critica aspramente la seduta odierna della Camera, un “atto dovuto” per incardinare il testo sul quale, dice, “è stata creata un’attesa mediatica enorme”, senza contare “lo spreco di denaro pubblico”
A cura di Gaia Bozza
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Non ci sta, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, ad essere chiamato “immaturo” dal presidente della Camera Laura Boldrini. E sciorina le ragioni del Movimento 5 Stelle contro la seduta di oggi per incardinare il decreto legge sul femminicidio: “Stamattina la Camera si è riunita – spiega al telefono con Fanpage.it – per leggere due minuti di messaggio spacciati per lavori dell'Aula”.

Poi rincara la dose: “Se il Parlamento ha voglia di lavorare, lo faccia da domani mattina invece che dal sei settembre”. Ma cosa, precisamente, non vi va giù della seduta di stamane, se era un atto dovuto? “Non ci va giù la politica delle passerelle – afferma – come ha fatto Epifani oggi. Non lo abbiamo visto molto, ultimamente. Noi avremmo potuto fare allo stesso modo, portare 106 deputati lì e ci sarebbe costato il doppio. E poi tornare in vacanza”. I deputati erano solo una ventina, però: “Noi non eravamo in tanti – precisa Di Maio – perché questa messa in scena dei viaggi ci è costata 150mila euro, uno spreco”. Ma è giusto parlare di spreco di fronte a un atto dovuto? “Diventa uno spreco quando si fa passare come una giornata di lavoro dell'Aula – risponde – C'era più gente oggi che in molte discussioni generali quest'anno. Questa Camera non ha approvato una sola legge di iniziativa parlamentare negli ultimi sei mesi e ad agosto dice he sta lavorando per fare la passerella. Poteva risolversi tutto con la lettura del messaggio, senza creare attesa mediatica”.

In questi giorni di fine estate, però, il dibattito è tornato ad accendersi anche sul futuro di questo incerto governo e sulla legge elettorale: “Noi vorremmo approvare una legge che sappia dire chi ha vinto il giorno dopo le elezioni, ispirandoci alla rappresentatività e quindi al proporzionale”.

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