video suggerito
video suggerito
Opinioni

Luigi de Magistris e il Pd: tre anni perduti a litigare

Il sindaco di Napoli e il Partito Democratico si sono sempre guardati in cagnesco. Ora che De Magistris cerca un abboccamento con Renzi spunta chi, nel Pd non vuole concedere al sindaco il colpo di spugna su questi 3 anni di attacchi e sostanziale esclusione dei democratici da Palazzo San Giacomo.
79 CONDIVISIONI
Immagine

Due canzoni. "Uomini soli" (Pooh, 1990); "Come si cambia" (Fiorella Mannoia, 1984). La musica leggera viene in aiuto per descrivere la situazione al secondo piano di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli. Il 1 giugno Luigi de Magistris ha ‘festeggiato' tre anni di permanenza al Municipio con la fascia da sindaco. Da "Imperatore arancione" a "Re travicello" di una città che, in mancanza di leadership, ha messo il pilota automatico e va verso la deriva che aveva intrapreso con l'ultima fase della consiliatura a trazione Pd guidata da Rosa Russo Iervolino. La rivoluzione del sindaco scassatutto si è risolta in qualche catamarano a mare, una pista ciclabile a metà, tante polemiche (coi poteri forti, coi governi, con la Nato, tutta roba visionabile su Twitter) e una marea di dichiarazioni a mezzo stampa. Periferie, da Bagnoli a Scampia fino a Napoli Est all'anno zero; conti pubblici sull'orlo del dissesto finanziario, macchina amministrativa paralizzata, tasse comunali al massimo possibile, un malcontento che cresce: dell'ondata arancione 2011 Napoli è stata quella che è andata peggio: a Milano Giuliano Pisapia – che tuttavia gode, giusto ricordarlo, del traino Expo 2015, non ha però incassato critiche bipartisan così pesanti. Questo il quadro, oggi, giugno 2014, terza candelina sull'impero color arancio all'ombra del Vesuvio.

Amministrative 2016: ‘l'offerta' di De Magistris al Partito Democratico

Il 2 giugno Luigi de Magistris rilascia una intervista al quotidiano Il Mattino, il culmine di una serie di tentativi d'abbordaggio (finora non riuscito) al Partito Democratico. Dall'epoca delle Amministrative che videro l'allora candidato "arancione" contro tutti, il Pd ha cambiato due segretari, Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani. Da allora sono cambiati anche tre governi: da quello di Mario Monti a Enrico Letta fino all'attuale guidato da Matteo Renzi. L'oggetto d'amore del sindaco partenopeo è proprio quest'ultimo. Un amore recente e per sfortuna del primo cittadino partenopeo, non ricambiato: è dal dicembre 2013 che l'ex pubblico ministero ed ex europarlamentare cerca un dialogo con Matteo Renzi. «È un sindaco, una persona concreta – dice al Mattino De Magistris parlando di Renzi -. E poi da speranza, lancia ponti verso il futuro: ha passione politica, vivaddio. Io ho un grande rispetto per il Pd. Renzi può trasformarlo m un grande movimento di tipo laburista». In questo partito, De Magistris fa intuire chiaramente che sarebbe addirittura propenso a farsi inglobare dai Democrat. Il suo sogno, è quello di una ricandidatura nel 2016 con propria lista civica e in più sostegno del Partito Democratico. «I sogni sono legittimi desideri»: è la battuta di un parlamentare renziano a Fanpage.it.

Pd e sindaco di Napoli: storia di una lite durata tre anni

Ma come sono finiti ai ferri corti? Il rapporto fra il Partito Democratico e Luigi de Magistris non è stato mai idilliaco. L'ex pm di Catanzaro, quando la sua forza era del tutto diversa, non ha risparmiato battutine al vetriolo verso l'attuale premier («Renzi rottama? Io scasso e ricostruisco. Lo rispetto, ma non mi appassiona»). Il vento è cambiato, evidentemente. Ma paradossalmente non sono i renziani di oggi ad avercela con "Giggino", ma gli ex bersaniani, fra i quali, ovviamente si annoverano praticamente tutti i renziani di oggi. «Dopo Enrico Berlinguer, il Pd non ha mai avuto più leader di quel calibro» (comizio del 2011); «Guglielmo Epifani (all'epoca segretario Pd ndr.) mai incontrato anche se parla spesso di Napoli e del sindaco» (dichiarazioni ai giornali, 2011); «Non parli chi ha massacrato Napoli» (video messaggio, 2013). E poi via discorrendo, una serie di botta e risposta, soprattutto con l'ex sindaco e governatore Antonio Bassolino e con l'europarlamentare Andrea Cozzolino. C'è però una dichiarazione del primo cittadino che rappresentò uno spartiacque. Settembre 2011: Luigi de Magistris è stato eletto da poco e ha un sostegno enorme sia da parte della popolazione che da parte di molte forze politiche. Il Pd ha incassato e digerito una sonora sconfitta e con essa un aggressivo spoil system tra i dirigenti esterni, i collaboratori e gli staffisti comunali. Nel corso dell'estate il primo cittadino aveva ricevuto mani tese dai democrat: «Staremo al fianco del sindaco de Magistris per fare la nostra parte per la svolta invocata dai napoletani», dichiaravano (giugno 20111) l'allora segretario regionale Pd Enzo Amendola e il commissario provinciale Andrea Orlando. Debora Serracchiani, allora europarlamentare Pd, si schierò pubblicamente col sindaco di Napoli, contro il governo, sulla vicenda rifiuti. Il passo falso fu quello sul caso di Filippo Penati (Pd), ex vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, finito nei guai per tangenti. «Bersani non poteva non sapere cosa faceva il suo capo segreteria»: dichiarò "Giggino" in un’intervista a tutta pagina concessa a Concita De Gregorio su Repubblica, ipotizzando dunque un coinvolgimento dell'ex leader democrat, non toccato da alcuna indagine. Fu secca la risposta del Partito Democratico: «Se volessimo usare il suo stesso metodo dovremmo fargli carico nell'Idv di Scilipoti, di Porfidia e di De Gregorio». Da allora, sostanzialmente, una crepa profonda si è aperta. Rapporti congelati col Partito Democratico per volontà romana. Oggi che il politico "scassatutto" è rimasto isolato, dopo il fallimento di Rivoluzione Civile con Ingroia, il dissolvimento di Idv, una maggioranza consiliare in Comune appesa  a un filo, e la fuga di tre quarti della  giunta, cerca una sponda. Lo fa "offrendosi" ad un partito che, seppur ancora sgarrupato su base napoletana per incapacità dei suoi dirigenti di riannodare i fili di un discorso con la città, bruciato da anni di esclusiva gestione del potere, non ha dimenticato le durissime parole del De Magistris candidato e del De Magistris sindaco nei primi tre-quattro mesi di consiliatura.

Renzi prende le rendini. E De Magistris è un sindaco dimezzato

Matteo Renzi va a fare un comizio al rione Sanità: De Magistris non ci mette piede da anni. Matteo Renzi dice pubblicamente (non a Napoli, ma a Trento, al Festival dell'Economia): «Bagnoli in quelle condizioni è uno scandalo di cui da oggi rispondo io». De Magistris si lamenta che non ci sono i soldi. Il Forum delle Culture è un evento da fiera di paese, il malcontento sulla vivibilità della città è evidente anche agli osservatori esterni. In questi tre anni il Pd, la principale forza politica del centrosinistra (che tuttavia esprime in Consiglio solo 4 litigiosi consiglieri) e il sindaco di Napoli che nel 2011 fa aveva un pauroso consenso al seguito, non hanno saputo far altro che litigare. Alla nuova chiamata alle urne comunale mancano due anni; nel frattempo, nel 2015, ci sono le elezioni Regionali. Altro che ricandidatura: c'è qualcuno del Pd, non pochi per la verità, che non vuole passare il colpo di spugna su questi tre anni di sostanziale esclusione dei democratici dall'attività di Palazzo San Giacomo.

79 CONDIVISIONI
Immagine
Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views