L’Ufficio parlamentare di bilancio boccia la manovra: “Misure temporanee e frammentate”
"La manovra appare improntata a un'ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati". L'Ufficio parlamentare di bilancio gela il governo Meloni, che – dopo aver trasmesso la legge di Bilancio alle Camere – ascolta con interesse le audizioni in Senato. Dall'Upb, rappresentato dalla presidente, l'economista Lilia Cavallari, arrivano diverse critiche: "Per il secondo anno consecutivo inoltre – ha continuato – si prevede sia un aumento del deficit per il primo anno rispetto a quanto precedentemente stabilito, sia il rinvio all'anno finale dell'orizzonte previsivo del conseguimento di un disavanzo inferiore al 3% del Pil". Insomma, non arrivano solo ovazioni per la manovra Meloni, ma critiche molto simili tra loro: la scorsa settimana era stato il Fmi, ieri Bankitalia.
"Alla luce delle oggettive condizioni di incertezza e instabilità dello scenario, combinate con il peso del debito e la debole dinamica del Pil nel nostro paese, i già forti vincoli di bilancio si fanno più stringenti – ha spiegato Cavallari – Sebbene l'impatto della manovra sia coerente con gli obiettivi programmatici stabiliti nella Nadef 2023 e nel Dpb 2024, ogni rallentamento sulla strada obbligata di riduzione del debito rischia di comprimere ulteriormente i margini di manovra per affrontare condizioni sfavorevoli, come shock inattesi o rallentamenti della crescita". Le previsioni macroeconomiche ufficiali sono "ancora accettabili per il 2023", mentre sono "decisamente aumentati i rischi al ribasso per l'anno prossimo".
A salvare la situazione possono essere due fattori: "Gli obiettivi di crescita del governo per il 2024 sono raggiungibili, ma solo sotto l'ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del Pnrr". Lo stesso Piano che, in queste ore, viene fortemente criticato da un filone di economisti, come spiegato da Tito Boeri a Fanpage.it. "Il Pnrr ha un ruolo centrale per il sostegno dell'economia e la sua attuazione non può ammettere rinvii – ha insistito invece Cavallari – Secondo stime dell'Upb, il pieno avanzamento dei progetti del Pnrr fornirebbe uno stimolo all'attività economica che, se pur appena inferiori rispetto a quello prefigurato dal Mef, è determinante per lo sviluppo nel prossimo biennio".
La misura principale – anche a livello di oneri – è il taglio del cuneo combinato alla rimodulazione dell'Irpef: "L'effetto è più consistente sugli operai, con un vantaggio medio della categoria del 3,4% dell'imponibile, seguiti dagli impiegati con un più contenuto 1,9% – ha spiegato Cavallari – Per i pensionati, l'incidenza del beneficio e il beneficio assoluto risultano inferiori a quelli di operai e impiegati. La decontribuzione premia sempre, in rapporto al reddito, in modo particolare i più giovani, soprattutto entro i 35 anni". Il motivo è presto detto: sotto ai 35 anni gli stipendi sono sensibilmente più bassi. "Dalle analisi Upb, l'intervento sull'Irpef risulta sostanzialmente neutrale dal punto di vista della redistribuzione – ha continuato l'economista – Includendo anche la decontribuzione, l'impatto diventa progressivo". Il taglio del cuneo, se oggi garantisce supporto ai redditi medio-bassi, alla lunga rischia di diventare "un forte disincentivo al lavoro che renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale".
La bocciatura dell'Upb arriva anche sulla sanità: "Il finanziamento del Sistema sanitario nazionale per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, anche tenendo conto dei potenziali livelli di spesa farmaceutica, dell'applicazione dei nuovi Lea e del contenzioso delle imprese sul payback – ha detto Cavallari – Ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all'impatto di nuova pressione dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario".