L’Ue trova l’accordo su migrazione e asilo, ma gli alleati di Meloni (furiosi) votano contro
Il vertice di Granada doveva servire esattamente a questo: trovare la quadra sul patto migrazione e asilo, per avviare seriamente i lavori di riforma e concluderli entro la fine della legislatura. È una corsa contro il tempo, in realtà, visto che il voto si terrà all'inizio di giugno 2024. Meno di un anno di tempo e un accordo fragile che si basa sul passo indietro della Germania sulle Ong, arrivato dopo settimane di polemiche durissime con l'Italia. Alla fine è passata la linea del governo Meloni, con la presidente del Consiglio che ha subito esultato: "Non mi sento isolata su questa materia, mi sembra che sia molto più isolata una sinistra europea che continua ad affrontare il tema migranti in modo ideologico facendo di fatto un lavoro che non aiuta nessuno".
Con l'accordo chiuso a Bruxelles, però, i veri sconfitti non sono certo tedeschi e francesi, come sostiene il governo Meloni. Il testo, alla fine di questa due giorni di vertice a Granada, dovrebbe passare a maggioranza qualificata, perché gli unici fortemente contrari sono gli alleati di Meloni in Europa. Polonia e Ungheria non hanno mai aperto al testo, soprattutto per via dell'obbligo – secondo la riforma del patto migrazione e asilo – per i Paesi che rifiutano i ricollocamenti di versare un contributo economico.
"L'arma miracolosa che ci è stata imposta tre mesi fa è fallita – dice Viktor Orban sui suoi social riferendosi al patto – La situazione alle frontiere diventa sempre più drammatica, in Ungheria stanno già sparando contro le nostre guardie di frontiera". La revisione di bilancio dell'Ue proposta dalla Commissione è "affrettata e sconsiderata" e Budapest "non può sostenerla". E ancora: "I burocrati continuano a commettere errori e questo difficilmente può essere nascosto sotto il tappeto, vogliono obbligare gli Stati membri a pagare più soldi per la guerra in Ucraina e per i migranti".
La linea di Orban è durissima: "Non c'è alcuna possibilità di raggiungere alcun tipo di compromesso e accordo sulla migrazione – insiste il premier ungherese – Politicamente è impossibile, non oggi, in generale per i prossimi anni". Poi dice di essere stato "legalmente costretto ad accettare" l'accordo: "Polonia e Ungheria non erano soddisfatte della proposta, ma ci hanno spinto per farla passare. Siamo rimasti totalmente esclusi". Il premier polacco Morawiecki, invece, dice che il suo Paese "pone un forte veto" sulla "immigrazione irregolare di massa". Poi spiega di opporsi al patto Ue per "motivi di sicurezza nazionale" e attacca: "Difenderemo il diritto dei polacchi alla sicurezza".