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Lucia Annunziata pronta a querelare Beppe Grillo: “Contro di me accuse infamanti”

La giornalista di RaiTre e direttore dell’Huffington Post annuncia di voler chiamare Beppe Grillo in Tribunale: “Contro di me falsità e accuse infamanti”.
A cura di Redazione
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Come prevedibile, non è tardata ad arrivare la replica di Lucia Annunziata dopo le accuse rivoltele da Beppe Grillo durante un comizio a Piazza Armerina (lo stesso durante il quale è stato protagonista di un battibecco con un cameraman). Il capo politico del Movimento 5 Stelle si era infatti scagliato contro la direttrice dell'Huffington Post Italia: "L'Annunziata quando era direttore del Tg3 ha ricevuto 150mila euro dall'Eni per una performance teatrale a Milano, e altri 150mila euro per la gestione del giornalino interno". Un'accusa immediatamente sconfessata dalla Annunziata, che ha inviato una nota alle agenzie di stampa in cui ricostruisce la vicenda e annuncia di voler portare Grillo di fronte ad un giudice per "dimostrare l'infondatezza delle sue insinuazioni". Ecco la lettera aperta della conduttrice del programma "In Mezz'ora":

Beppe Grillo continua la sua personalissima campagna di demonizzazione dei giornalisticonfondendo e sovrapponendo – non so quanto non volutamente – informazioni che non stanno insieme tra loro. Per quanto riguarda il mio caso personale ha sostenuto cose non vere: che io sia stata contemporaneamente direttore del Tg3 e collaboratrice dell'Eni. Sono stata direttore del Tg3 dal 1996 al 1998 mentre la mia collaborazione con l'Eni è cominciata nel 2008 e finita nel maggio del 2012. Se non mi crede prenda pure le mie dichiarazioni dei redditi e verifichi.

Quanto alla mia collaborazione con l'Eni, è vero sono colpevole: colpevole di aver partecipato alla stesura di un testo teatrale per il Piccolo di Milano andato in scena nell'anniversario della morte di Enrico Mattei. Il mio coinvolgimento nel testo riguardava l'anlisi della célèbre polemica Montanelli=Mattei avvenuta sulle pagine del Corriere della sera.

Sono poi anche colpevole di aver coordinato il comitato scientifico di Oil, una "rivista clandestina sovversiva" su politica estera e petrolio, in collaborazione con due società carbonare, rivoluzionare e sconosciute come Foreign Policy e The Washington Post. La mia attività è stata ufficiale, e dichiarata alle tasse. In quel periodo non avevo nessun incarico dirigente in nessun altro media.

Se questo significa che sono "pagata dall'Eni" – pratica di corruzione e come tale infamante – Grillo dovrà dimostrarlo con molto più di queste insinuazioni. E dovrà dimostrarlo davanti a un giudice. La triste verità è che l'unica libertà che Grillo sta dimostrando di poter rivendicare a pieno titolo è quella all'insulto e alla diffamazione.

E, che gli piaccia o no, somiglia sempre di più a quei "vecchi politici" che dice di combattere, quelli a cui non piacciono i giornalisti che dicono quello che pensano.

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