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Lotta a diseguaglianze e precariato, giustizia sociale e climatica: dove Schlein vuole portare il Pd

Elly Schlein ha ufficializzato stamattina la corsa per la segreteria del Pd: “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro. Costruiamo insieme questa candidatura”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"La nostra visione del futuro parte da tre sfide cruciali che le destre non nominano mai: diseguaglianze, clima e precarietà". Elly Schlein al centro, la platea attorno. La sala del Monk, noto locale romano che ospita concerti, è stato allestito così. Non il classico palco rialzato con il pubblico frontale, ma una disposizione a semicerchio. Così Schlein ufficializza la sua candidatura per la segreteria del Pd.

In tanti glielo hanno chiesto in queste settimane, racconta, e lei risponde promettendo un percorso collettivo, racchiuso nello slogan "Parte da Noi!", che dà avvio al cammino per arrivare a un nuovo Partito Democratico, fuori dalla logica delle correnti. "Non ci saranno mai gli schleiniani", assicura. Così parte la sfida agli altri nomi già in campo, Stefano Bonaccini, con cui ha condiviso il governo dell'Emilia-Romagna e che corre in ticket con Dario Nardella, e poi l'ex ministra Paola De Micheli.

Schlein, con il suo consueto abbigliamento casual (sneakers, jeans, giacca blu elettrico e camicia a righe bianche e rosse) coinvolge l'uditorio – forse un po' troppi gli over 60, di giovani se ne vedono pochi – che saluta la notizia della sua candidatura con una standing ovation e intonando ‘Bella ciao'. Tra i volti noti della politica tra la folla ci sono Giuseppe Provenzano, i deputati Marco Furfaro e Cecilia D'Elia, Michela Di Biase, Laura Boldrini, Arturo Scotto (Articolo Uno).

"La cattiva notizia per voi oggi è che siete tutte e tutti coinvolti. Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro. Costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che posso diventare la segretaria del nuovo Partito Democratico".

Un discorso lunghissimo e appassionato quello della deputata ed ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna, anticipato da alcune "testimonianze di impegno dalla base" e "storie di società civile". Prendono la parola Giulia Pelucchi, presidente del Municipio 8 di Milano, che è quello con la più alta concentrazione di case popolari; poi Elvira Tarsitano, assessora al comune di Mola di Bari; Michele Franchi, sindaco di Arquata del Tronto, comune colpito dal terremoto, amico e compagno di lotte di Elly Schlein ai tempi dell'università, che ricorda che "I capibastone hanno sempre allontanato le persone più pure dalla politica" e che il programma dei dem alle politiche non era "sbagliato, erano sbagliate le persone".

C'è anche spazio per l'intervento di Noemi De Santis, imprenditrice che ha lanciato una start-up in campo ambientale, un esempio virtuoso di economia circolare. Gli interventi si concludono con l'ex presidente della provincia di Bergamo, oggi presidente del Distretto per l'Economia Sociale e Solidale della Bergamasca, Matteo Rossi: "Il tema di questo congresso non è tanto chi esce, chi se ne andrà, ma chi portiamo dentro", cioè "tutti quelli che hanno voglia di fidarsi ancora della politica, Elly ha acceso questa speranza".

Giustizia sociale e climatica, diritto alla salute e diritto alla casa, contrasto alle diseguaglianze e riduzione del gender gap, sicurezza nel lavoro e lotta al precariato, salario minimo e tutele per il lavoro digitale, saranno le direttrici e gli obiettivi principali della sua azione, promette Schlein, che appena prende il microfono tra gli applausi si commuove: "Sono stati giorni difficili". Il riferimento è al tentativo di attentato subito da sua sorella Susanna ad Atene.

Non è l'unico momento un cui la deputata si commuove, le succede anche quando ricorda un amico sindacalista prematuramente scomparso, che ha contribuito a organizzare il primo sciopero nazionale dei riders, Antonio Prisco.

Di cosa ha parlato Elly Schlein nel suo discorso

"Vogliamo un altro Pd, vogliamo un altro Pd", gridano dalla platea. Schlein, che presto prenderà la tessera del Pd, "per rispetto di questa comunità", ringrazia tutti anche i colleghi parlamentari presenti, "è un piacere, ci si sente anche meno soli".

"Parte da noi, parte da noi", scandisce Schlein "parte dall'impegno che ci metteremo. Il governo di Giorgia Meloni si è insediato da qualche settimana e ha già mostrato il volto della peggiore ideologia di destra nazionalista. Una norma contro i raduni che hanno dovuto riscrivere, perché era incostituzionale. La crudeltà di bloccare le persone in mezzo al mare e nei porti, salvo poi accorgersi che è illegale", e qui la deputata incassa subito un altro applauso dal pubblico.

Poi un passaggio sulle ultime uscite del ministro dell'Istruzione Valditara, che ha proposto "l'umiliazione come metodo educativo", e sulla manovra, che per la parlamentare è "contro i poveri, non contro la povertà, fa un'operazione di redistribuzione al contrario, verso l'alto. Una manovra che premia gli evasori e accresce la precarietà con i voucher".

"Vogliamo un Paese in cui lavoro e povero non stanno nella stessa frase, è semplice. Il cambiamento parte da noi, un noi che non è escludente. Oggi siamo qui per far partire un percorso collettivo e plurale, che porti un contributo alla costruzione di un nuovo Partito Democratico, di cui tante e tanti sentiamo il bisogno".

"Usiamo questa prima fase costituente per confrontarci sui contenuti e sulla visione del futuro, che deve portare avanti il nuovo Partito Democratico".

"Non siamo qui per fare una partita da resa dei conti identitaria, siamo qui per fare una cosa molto più difficile, il nuovo Pd", sottolinea. "Vogliamo tenere insieme questa comunità e le sue diversità, salvaguardare il suo pluralismo, fondamentale perché il Pd è l'unico partito non personale in Italia in questo momento, ma senza più rinunciare a un profilo chiaro, comprensibile, coerente".

"In un Paese in cui milioni di persone rinunciano a curarsi perché non se lo possono permettere, in cui il diritto alla salute per troppe persone dipende da quanto dista la loro casa da un grande centro urbano e dai suoi ospedali", bisogna "difendere la sanità pubblica universalistica dagli attacchi di chi vuole tagliare e privatizzare. Non è giustizia dover fare 200 giorni di attesa per una mammografia quando qualcuno può risolverla con una carta di credito. Una sanità non solo ospedaliera, ma sempre più territoriale, capillare".

Le diseguaglianze vengono rimosse dalle destre "e vale solo il merito. Ma come si fa a parlare di merito se non si garantisce a tutti e a tutte uguali opportunità di partenza, ma che discorso è? Ma non li vedono i test Invalsi che mostrano già un paese diviso?".

"A proposito di diseguaglianze voglio dire una cosa chiara, il disegno di Calderoli sull'autonomia differenziata va rigettato con forza, perché è inaccettabile e affonda le sue radici nel progetto leghista di secessione, non corrisponde agli interessi del Paese, punto. Non possiamo scendere a compromessi su questo. È un modello che cristallizza le diseguaglianze territoriali che vogliono marginalizzare il Sud. Ma senza il riscatto del Sud non ci sarà riscatto per l'Italia. E non esiste riscatto del Sud che non passi dal riscatto delle donne e dei giovani del Sud".

Bisogna "liberare il tempo e il potenziale professionale delle donne, schiacciate da un carico di cura che in una società patriarcale sta troppo sulle loro spalle. Non tutte le leadership femminili sono leadership femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti a partire da quelli sul proprio corpo. Guarda caso nella manovra si fa cassa sulle pensioni, restringendo Opzione Donna e discriminando le donne a seconda del numero di figli. Noi invece dobbiamo preservare Opzione Donna. Se Giorgia Meloni vuole aiutare le donne perché non approva un congedo paritario di tre mesi, come hanno fatto in Spagna, o di cinque mesi, come hanno fatto in Finlandia, pienamente retribuito? Quella è una politica che aiuta le donne e aiuta l'economia".

"Questi sono i temi che vogliamo mettere al centro delle nostre riflessioni. Mi colpisce che chi parla tanto di natalità non capisca quanto sia un freno la precarietà esistenziale. Questa destra non parla di redistribuzione perché il loro modello di società se ne nutre, e si nutre di quelle tensioni sociali che queste diseguaglianze producono, mentre noi vogliamo fare una cosa diversa: liberare le persone dai bisogni, significa anche liberarle dalla ricattabilità delle mafie".

Schlein esprime anche solidarietà a Roberto Saviano, chiedendo alla presidente del Consiglio di "ritirare la sua querela, perché è evidente la sproporzione e il dislivello di potere. Non si possono colpire gli intellettuali".

"Vogliamo combattere tutte le forme di discriminazione, quelle razziste, quelle sessiste, quelle abiliste, quelle omolesbotransfobiche", aggiunge.

Come Schlein vuole cambiare il Pd

Schlein dice di volersi rivolgere alla base della comunità democratica, e alla sua voglia di riscatto. "Quasi 10 anni fa ho iniziato il mio impegno politico con le campagne per Obama, poi con l'esperienza di OccupyPd, che per me è partita nel momento in cui 101 franchi tiratori affossarono la candidatura al Quirinale di Romano Prodi ma anche gli sforzi di Bersani per tentare la via di un governo del cambiamento".

"Ci davano degli irresponsabili perché dicevamo che le larghe intese erano un errore, guardate come è andata: forse ci avevamo visto lungo".

Schlein non risparmia un attacco a Renzi, "che sostiene di averci messo lui in Parlamento. Non vorrei che dimenticasse che a portarmi in Parlamento furono le 53mila preferenze di persone che decisero di partecipare, non solo con un voto ma spesso con un contributo di idee. A Renzi va un altro merito, quello di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con le sue scelte scellerate".

"Il mio invito oggi è questo: scriviamolo insieme questo progetto, io mi rimetto in viaggio, con lo zaino e il taccuino per ascoltare la base, per attraversare i circoli, riapriamoli alla comunità, per raccoglierne i bisogni. Sono d'accordo con chi parla di una fase costituente che non può finire al termine di questa partita congressuale, perché il mondo non finisce con le primarie, e anche il giorno dopo servirà il coraggio di cambiare, perché non basta cambiare il gruppo dirigente se non ritroviamo un'identità chiara e un blocco sociale di riferimento. Serve che facciamo una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qui non basta. Non sprechiamo questa costituente, questa è una sfida che riguarda tutti e tutte e non la vince chi si candida, la vince una comunità, forte e unita che poi riesce a stare insieme. Dobbiamo far pesare di più la base, valorizzare una nuova classe dirigente".

"È un appello questo – prosegue – a donne e giovani che anche in politica sono rimasti schiacciati da dinamiche patriarcali o paternaliste, prendetevi il vostro spazio. Non è più il tempo per chi fa politica come me di dire ‘salve, siamo qui per rappresentarvi', ma è l'ora di chiedervi una cosa diversa, di autorappresentarvi con noi in un percorso che facciamo assieme, spalla a spalla".

"Mi piace immaginare questo luogo come un ponte tra le energie migliori che ci sono dentro al Partito Democratico e chi vuole da fuori trovare un luogo d'appartenenza comune, che troppo a lungo ci è mancato. Da oggi ci mischiamo e ci organizziamo. E voglio essere chiara: chi arriva da oggi arriva alla pari, non ci sono schemi preimpostati né accordi di auto-conservazione. Venite liberi o non venite affatto".

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