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Lorenzato, il parlamentare leghista che da 14 mesi sta in Brasile, invece che alla Camera

Eletto nel 2018 nella circoscrizione dell’America Meridionale, Luis Lorenzato dallo scoppio della pandemia Covid è diventato un fantasma dell’aula di Montecitorio. Da febbraio 2020, infatti, si è rifugiato in Brasile. Da allora, in quattordici mesi, è tornato nell’aula della Camera una volta sola.
A cura di Marco Billeci
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Luis Roberto Lorenzato, assente. Luis Roberto Lorenzato, assente. Luis Roberto Lorenzato, assente. I registri della Camera raccontano la storia di un deputato della Lega, che dall’inizio della pandemia fino a oggi è scomparso dai radar del parlamento. Per 14 mesi, Lorenzato è rimasto a svernare in Sudamerica senza presentarsi in aula. Nonostante questo, ha continuato a ricevere lo stipendio, portando a casa una cifra che da marzo 2020 a oggi è stimabile tra i 150 e i 180mila euro.

Tra i  primi parlamentari della Lega eletti all’estero, Lorenzato ha deciso di trascorrere quasi tutto il periodo dell’emergenza Covid nel suo Paese natale, il Brasile. È rimasto distante dal suo luogo di lavoro, la Camera, ma non ha mai pensato di rinunciare allo stipendio di parlamentare né tantomeno di dimettersi. Stando ai suoi canali social, tra le sue attività di questi mesi si segnalano le pubbliche invocazioni a Santa Giacinta perché faccia finire la pandemia, ma anche le denunce dei presunti complotti di Bill Gates per diffondere il virus. E soprattutto la promozione del vino rosso da lui prodotto, annata 2018, con allegato il seguente messaggio: "Il vino contiene Resveratrol, un antibiotico naturale antiossidante molto efficace… Attraverseremo questa fase brindando"

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Tra l'antenato re d'Italia e Bolsonaro

Quarantacinque anni, Luis Roberto Lorenzato ha una biografia che merita di essere raccontata.  Viene da una famiglia di emigranti che dal Piemonte raggiunsero il Brasile alla fine dell’Ottocento. Non si tratta di una famiglia qualunque. Lorenzato dichiara di discendere direttamente dal re Arduino d’Ivrea, proclamato sovrano d’Italia nel 1002, sul trono con alterne fortune fino al 1014, quando fu definitivamente destituito da Enrico II. Forte di queste nobili origini, il deputato ancora oggi si presenta come Conte di San Martino e  Signore di Loranzè, attuale capo della Casa Reale di Ivrea. Insomma, ci si potrebbe ancora rivolgere  a lui con il titolo di “Sua Altezza reale”. D’altronde, lui stesso ci tiene a rimarcare il sangue blu, tanto da aver chiamato “Arduino” il vino che produce nelle sue proprietà terriere.

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I galloni all’interno della Lega, però, Lorenzato non se li è guadagnati con i titoli nobiliari. Piuttosto, a favorire l’ascesa del deputato leghista potrebbero essere stati i suoi rapporti con l’attuale presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Matteo Salvini da tempo rivendica una relazione privilegiata con il leader della destra sudamericana. E Lorenzato pare aver avuto un ruolo nel cementare questo feeling. Di certo, la sua frequentazione con Bolsonaro è solida e di vecchia data.  Solo per fare un esempio, sarebbe stato Lorenzato a presentare Bolsonaro all’allora premier Conte durante il Forum di Davos del gennaio 2019.

Un fantasma alla Camera

Con queste credenziali, Lorenzato era partito da Riberao Preto – una cittadina a trecento chilometri da San Paolo zeppa di discendenti di migranti italiani  – ed era approdato in parlamento, eletto con la Lega nel 2018, nella circoscrizione dell’America Meridionale. Poi è scomparso. Già tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 le sue presenze a Montecitorio si sono molto diradate. Ma con lo scoppio dell’emergenza Covid, la situazione è degenerata. L’ultima sua presenza segnalata nei registri delle votazioni della Camera è del 20 febbraio 2020, il giorno in cui a Codogno viene scoperto il cosiddetto “paziente uno”. Da quel momento, non c’è più nessun segnale dell’attività parlamentare di Lorenzato, che si sarebbe rifugiato in Brasile, senza più tornare  in aula. Con un’unica eccezione: una manciata di voti espressi tra il 20 e il 26 luglio. “Quella settimana è venuto solo perché stava in vacanza in Italia”, si sussurra nei corridoi di Montecitorio.

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Raggiunto al telefono nel buen retiro verdeoro, in un primo momento Lorenzato nega di essere un assenteista cronico: “Sono venuto tutti i mesi, ci deve essere stato un problema tecnico”, ci dice. Di fronte alla realtà dei numeri che raccontano le sue innumerevoli assenze, il deputato si incarta. “Non c’è obbligo di votazione, è obbligatorio votare?”, risponde. Sì, sarebbe obbligatorio svolgere il proprio lavoro, gli facciamo notare. A questo punto, la linea cade improvvisamente. Un po’ di tempo dopo, Lorenzato ci invia una serie di messaggi in cui cambia nuovamente versione. Ora ammette di essere rimasto quasi sempre lontano dall’Italia nel corso di questi ultimi quattordici mesi, ma si fa scudo dietro alle restrizioni agli spostamenti, causa Covid. In realtà le regole hanno sempre contemplato la possibilità di muoversi per motivi di lavoro. E per i parlamentari le prescrizioni da osservare in caso di rientri dall’estero sono pure più blande rispetto alla popolazione generale, proprio per garantire lo svolgimento del proprio mandato.

Per spiegare la sua fuga, Lorenzato parla anche della sospensione dei voli diretti tra Italia e Brasile da parte di Alitalia. Anche qui, però, la giustificazione non regge. Nei mesi passati, ci sono stati diversi voli organizzati dal ministero degli Esteri, per far rientrare i nostri connazionali bloccati in Sudamerica. E comunque, chi vuole muoversi può farlo con una delle compagnie aeree che da San Paolo atterra a Roma con scalo. Una soluzione sicuramente alla portata di Lorenzato, tanto più che i viaggi degli onorevoli sono rimborsati con i soldi pubblici. Alla fine, il parlamentare carioca la butta sulla questione epidemiologica. “Spero di avere presto la piacevole occasione di incontrare i miei colleghi e di poterli salutare, senza il timore o il pregiudizio di essere un possibile vettore di una variante virale!”, ci scrive con riferimento alla variante brasiliana del virus. Insomma, se Lorenzato non si presenta a lavoro, lo fa per tutelare gli altri deputati. I colleghi, magari ringraziano. I cittadini, meno.

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