L’operazione Tuono del generale Pappalardo non decolla: in poche decine per “arrestare Mattarella”
Oggi sarebbe dovuta partire la tanto attesa ‘Operazione Tuono' partorita dalla mente di Antonio Pappalardo, la riscossa dei Gilet Arancioni annunciata questa mattina con tanto di piccolo megafono dallo stesso ex generale in congedo, mentre girava per le vie di Tivoli: "Oggi avrà inizio l'operazione Tuono", aveva promesso durante una diretta social. Obiettivo: colpire il governo Draghi, accusato di aver imposto il green pass e le vaccinazioni obbligatorie, e far arrestare addirittura il Presidente della Repubblica Mattarella. L'appuntamento era in programma da mesi, come sapeva bene chi frequenta abitualmente la pagina ufficiale dei Gilet Arancioni, era alle ore 14 in piazza San Giovanni a Roma, ma qualcosa è andato storto: solo una manciata di partecipanti ha aderito all'iniziativa, che ha lasciato ancora una volta tiepidi i cittadini.
Forse avrà contribuito all'insuccesso il piccolo problema tecnico, di cui si era rammaricato lo stesso Pappalardo durante la diretta: "Forse i megafoni dovevamo averli sul tetto del pullman", aveva detto sconsolato. Ecco il piano dell'ex militare: "Se siamo quattro gatti, non possiamo fare niente. Ma se siamo tantissimi e se polizia e carabinieri non arrestano gli abusivi, li licenziamo, perché siamo il popolo sovrano", spiegava ai suoi sostenitori.
"Provateci a usare gli idranti contro di noi", diceva ancora in tono di sfida, rivolgendosi al governo e al Viminale, riferendosi allo sgombero dei portuali di Trieste effettuato dalle forze dell'ordine lunedì, operazione duramente contestata dal centrodestra. "Provateci contro i cittadini che stanno lottando contro la menzogna, contro l'inganno, contro le falsità di una pandemia che si sono inventati. Il 20 ottobre chiudiamo i conti con questi signori", aveva promesso. Quindi se l'era presa con la Cgil, che sabato scorso aveva organizzato una grande manifestazione proprio a Piazza San Giovanni, contro gli estremisti di Forza Nuova che il 9 novembre avevano preso d'assalto la sede del sindacato: "Sono anni che tradite i lavoratori, come vi permettete, i primi fascisti siete voi".
"Andiamo ad arrestare noi questi criminali. Se non c'è il popolo io mi ritiro", assicurava. Forse ora sarà costretto a rivedere i suoi progetti.
Antonio Pappalardo è in congedo dal 2006, ma dallo scorso 27 settembre non può più farsi chiamare generale perché l'Arma dei Carabinieri ha deciso di togliergli i gradi, a causa della sua passione per le tesi complottiste e delle simpatie no vax dei Gilet Arancioni. Il movimento politico da lui fondato ha avuto il suo exploit proprio durante la pendemia di Covid-19, portando avanti la battaglia contro la cosiddetta ‘dittatura sanitaria'. Le sue dichiarazioni e proteste però sono state ritenute incompatibili con l'appartenenza alle Forze armate.