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L’occupazione femminile in Italia aumenta, ma siamo ancora lontani dalla media Ue

L’Istat ha registrato 129mila nuovi occupati nel secondo trimestre del 2023, in aumento autonomi e contratti a tempo indeterminato. In Italia si cerca lavoro soprattutto tramite il passaparola.
A cura di Andrea Miniutti
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L'occupazione in Italia cresce: al contrario di quanto aveva rilevato Eurostat, l'Istat registra dati positivi sul fronte lavorativo. Infatti, sebbene sia confermata la contrazione del Pil nel secondo trimestre del 2023 (-0,4% rispetto al primo) e siano diminuite pure le ore lavorate (-0,5% rispetto ai primi tre mesi dell'anno), gli occupati sono aumentati del 0,6%, che significa che nel mercato del lavoro italiano ci sono più di 129mila nuovi lavoratori. Questa cifra si aggiunge ai 104mila registrati nel primo trimestre dell'anno: quindi, dall'inizio del 2023 ci sono circa 234mila persone che hanno trovato un impiego, dati che portano il totale degli occupati in Italia a poco più di 23,5 milioni.

Questa crescita si deve soprattutto a due fattori: l'aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,8%) e degli indipendenti (+0,5%), numeri che hanno fatto da contrappeso al calo degli impiegati a termine (-0,8%, vale a dire 25 mila in tre mesi). Come conseguenza sono anche diminuiti i disoccupati (-3,2%) e gli inattivi di tra i 15 e i 64 anni (-0,5%), segni di un mercato del lavoro che sta cercando di riattivarsi. Infatti, questi numeri sono destagionalizzati, il che significa che non tengono conto di quelle persone che trovano occupazioni temporanee legate, ad esempio, al mondo del turismo estivo.

In relazione all'anno scorso la crescita è ancora più evidente, a mostrare un forte trend di ripresa dopo il crollo dovuto all'emergenza da Covid-19 e che porta l'Italia addirittura a superare le cifre del periodo pre-pandemico. I dati Istat ci dicono che nel secondo trimestre di quest'anno sono stati registrati 395mila lavoratori in più rispetto allo stesso periodo del 2022, vale a dire un aumento dell'1,7%. Andando a vedere le singole variabili, i dipendenti a tempo indeterminato sono aumentati del 3,0% e gli indipendenti dell'1,1%, mentre sono diminuiti i contratti a termine (-3%), i disoccupati (-5%) e gli inattivi (-3%).

Grafico Istat: andamento del numero di occupati (linea rossa) e del tasso di occupazione (linea grigia)
Grafico Istat: andamento del numero di occupati (linea rossa) e del tasso di occupazione (linea grigia)

Ad aumentare è anche il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni, che sale al 52,6%, segnando un incremento di 1,2 punti negli ultimi dodici mesi. Tuttavia, l'Italia rimane ancora molto indietro rispetto alla media europea, la quale si aggira intorno al 66%. Nel nostro Paese, guardando il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni, emergono due estremi: le madri del Mezzogiorno con un basso titolo di studio (22,9%) e le donne laureate che vivono da sole al Centro (97,0%).

Il report Istat ci dice che in Italia sono 1,9 milioni le persone in cerca di un lavoro. Tra queste il 76,6% si affida soprattutto a canali informali come il passaparola – ad esempio chiedendo ad amici, parenti ma anche conoscenti -, un dato in aumento dell'1,8% rispetto al trimestre precedente. Cresce pure il numero di chi partecipa ai concorsi (11%, un punto percentuale in più) e che si rivolge ai Centri pubblici per l'impiego (24,9%, +3,5 punti). Rimangono pressoché invariate, invece, le persone che si affidano alle agenzie private di intermediazione o di somministrazione (19,5%).

Per quanto riguarda gli inattivi, cioè coloro che non cercano un'occupazione, nel nostro Paese sono oltre 12 milioni, di cui 4,3 milioni per motivi di studio. L'unica variabile in aumento è quella dello scoraggiamento, con un +1,7% che porta il totale a poco meno di un milione. I motivi familiari sono la causa per cui ben 2,8 milioni di persone non cercano lavoro, mentre quasi 500mila sono in attesa di un esito dalle candidature effettuate. Inoltre, nella popolazione degli inattivi le differenze territoriali sono ancora molte: nel Nord Italia si trova circa il 27% del totale, nel Centro il 29% mentre il restante 44% è nel Sud.

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