Lo Stato riattiva la Stretto di Messina Spa per realizzare il Ponte: era in liquidazione da 10 anni
Con l'approvazione della manovra viene anche "resuscitata" la società formata ormai diversi anni fa con lo scopo di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina. Il centrodestra aveva messo l'opera, al centro di un dibattito che va avanti ormai da decenni, nel suo programma elettorale, e adesso pone le basi per realizzarlo. "Per riavviare il progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è prevista la riattivazione della società Stretto di Messina Spa attualmente in liquidazione", si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
La conferma è poi arrivata anche dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. "Questa è la legislatura che ha l'ambizione di posare la prima pietra del Ponte sullo stretto, di lavori che interessano non solo l'Italia ma tutta l'Europa", ha detto il leader della Lega in conferenza stampa. Per poi annunciare nuovamente che chiederà un cofinanziamento europeo per realizzare l'opera. "Il 5 dicembre a Bruxelles chiederò che il progetto per il Ponte sullo Stretto abbia un cofinanziamento europeo", ha detto il vicepremier.
La società che il governo vuole riportare in vita, la Stretto di Messina Spa, era in liquidazione da ormai quasi dieci anni. Istituita nel 1981, infatti, era stata smantellata nel 2013. Una società che comunque, in tutti questi anni, non è costata poco alle casse dello Stato. La liquidazione, decisa dall'allora presidente del Consiglio Mario Monti, si sarebbe dovuta concludere entro un anno, ma così non è stato. Ad essersi poste di traverso sono anche diverse battaglie legali. Tra cui anche una fatta direttamente allo Stato nel 2017, chiedendo 325 milioni di euro di indennizzo per la revoca della concessione.
Un contesto peculiare quello della società e di quest'ultima iniziativa legale, in quanto sarebbe proprio lo Stato il proprietario della società. Su un capitale totale di circa 383 milioni di euro, l'81,8% è controllato da Anas e il 13% da Rete ferroviaria italiana (Rfi). Il rimanente 5,2% risponde in parte alla Regione Sicilia e in parte alla Regione Calabria.