Lo Stato e le Regioni spendono per la sanità privata molto di più di quanto dice la manovra
La spesa reale delle Regioni per acquistare prestazioni sanitarie dai privati è molto più alta, rispetto a quanto sarebbe previsto dai vincoli imposti dalle leggi dello Stato, tanto che nel 2023 era già ampiamente oltre le percentuali – pur riviste al rialzo – scritte nell'ultima legge di bilancio. È quanto emerge da una tabella allegata alla memoria, presentata dalla Corte dei Conti, in occasione dell'audizione a Montecitorio sulla manovra.
Il tetto alla spesa per i privati
Il decreto Spending Review del 2012 ha introdotto un limite all'utilizzo dei fondi del Sistema Sanitario Nazionale per l'acquisto da parte delle Regioni di prestazioni sanitarie – ospedaliere e specialistiche – dalle strutture private accreditate. La legge prevedeva una progressiva riduzione negli anni, rispetto a quanto era stato complessivamente sborsato nel 2011. Con l'esplosione della pandemia, nel 2020 e 2021, il governo Conte stabilì una deroga al tetto, prima per affrontare l’emergenza Covid e poi per consentire il recupero delle visite, degli esami, degli interventi etc… non effettuati, a causa dell'emergenza epidemiologica. Anche per il 2022 si decise di derogare alla norma, affinché i privati potessero contribuire a smaltire le liste d'attesa.
Nella legge di bilancio 2023, il governo Meloni ha ridefinito la materia, stabilendo dei nuovi limiti, che avevano sempre come riferimento la spesa rendicontata nel 2011, ma rispetto a questa prevedevano non più una riduzione, bensì un incremento, pari a un punto percentuale per il 2024, tre punti per il 2025 e quattro punti dal 2026. Ora con la nuova manovra i tetti vengono ritoccati al rialzo, arrivando per il 20025 al 3,5 percento in più, rispetto alla spesa del 2011. E al 5 percento in più nel 2026, con un aumento previsto in due anni di circa 184 milioni, rispetto alle risorse precedentemente preventivate.
I conti non tornano
Fin qui c'è la teoria, ma la realtà dei bilanci delle Regioni è ben diversa. Secondo le elaborazioni presentate nella memoria della Corte dei Conti, nel 2022 l'esborso effettivo delle Regioni ai privati è stato pari a 12miliardi e 930 milioni, 930 milioni in più rispetto ai 12 miliardi del 2011. E nel 2023 la spesa è stata di 13miliardi e 107 milioni, quindi 1miliardo e 107 milioni sopra a quella di dodici anni prima. Tradotto in percentuali, fa un incremento del 7,7 percento nel 2022 e del 9,2 percento nel 2023.
La relazione tecnica della manovra del governo Meloni in realtà stima un valore di riferimento di partenza un po' più alto, calcolando nel 2011 un volume di spesa di 12,3 miliardi di euro. Ma anche a prendere per buona questa cifra, la sostanza non cambia molto. In pratica, nei due anni presi in esame, la misura effettiva dell'acquisto di prestazioni da privati da parte delle Regioni non solo ha sforato di centinaia di milioni i paletti previsti all'epoca, al netto delle deroghe. Ma era già anche nettamente superiore, rispetto a quella che dovrebbe essere finanziata dal Fondo Sanitario Nazionale nei prossimi due anni, pure secondo i limiti incrementati dall'ultima legge di bilancio.
Come si vede dalla tabella pubblicata dai magistrati contabili, lo sforamento per le prestazioni specialistiche è stato soprattutto al Nord, mentre per quelle ospedaliere è più marcato al Centro e al Sud. In ogni caso, tutti i valori rilevati risultano superiori, anche rispetto al tetto previsto per il 2025, dal governo Meloni. Per questo motivo, conclude la Corte dei Conti nella sua memoria, gli appostamenti previsti in manovra – per aumentare il tetto dell'acquisto di servizi sanitari dai privati – sembrano in grado di sostenere solo in parte il reale incremento di spesa, relativo a tale voce. D'altra parte il ricorso alle strutture private – per sopperire alle carenze e ai ritardi del sistema sanitario nazionale – non sembra certo destinato a diminuire, anzi da anni registra un trend in crescita. Per finanziarlo, dunque, le Regioni dovranno ricorrere ad altre voci del bilancio o ai risparmi di spesa. E le diseguaglianze e gli squilibri tra i vari territori del Paese non potranno che aumentare.