Lite Bonelli-Briatore, il deputato Avs: “Va ad Atreju a fare il patriota, ma non paga le tasse in Italia”
Continua il botta e risposta sulle concessioni balneari tra Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, e Flavio Briatore, titolare del Twiga. Il primo aveva postato domenica su X un video di accuse contro l'imprenditore: "Ieri un signore, un tale Britore, Bratore, forse Briatore, mi ha attaccato dicendo che io non capisco nulla perché lui con il suo stabilimento balneare dà da lavorare a 180 persone e che se ha la residenza fiscale a Montecarlo che ce ne frega a noi, lui potrebbe averla anche nel Kazakistan…".
"Per me Briatore può fatturare anche un miliardo di euro. Il punto è che lui, come tanti altri, paga nulla allo Stato per beni che fruttano miliardi di euro", ha dichiarato oggi Bonelli in un'intervista a Fanpage.it.
Il deputato nei giorni scorsi aveva anche denunciato "i saldi sulle spiagge italiane con lo sconto ai balneari che riduce il canone della concessione demaniale marittima del 5%. Quello voluto dal ministro e leader della Lega Salvini è uno schiaffo all'Italia". Il riferimento è al fatto che non solo, per tutto il 2024, ci sarà la proroga delle concessioni balneari, ma prima di Natale è stata firmata anche una nuova circolare, con cui il ministro Salvini ha ridotto del 4,5% il canone annuale da versare allo Stato, tenendo conto dell'inflazione. Secondo Bonelli "la circolare del ministro Salvini è una vergogna, e su questo dovrà dare delle spiegazioni in Parlamento".
Onerevole, chi ha iniziato questa lite tra lei e Briatore?
Briatore aveva fatto un post su Instagram due giorni fa, in risposta a un mio comunicato, in cui oltre ad attaccare il governo Meloni, dicevo che è inammissibile tutelare i privilegi di certe persone, per esempio Briatore e Santanchè, che pagano 20mila euro l'anno e con il Twiga fatturano 10 milioni. E come se non bastasse Briatore ha la residenza a Montecarlo. Lui ha risposto con questo video, fingendo di non ricordarsi il mio nome, chiamandomi "Benelli".
Lui si è risentito, insomma. Ha detto che lei dovrebbe tenere conto del fatto che dà lavoro a 180 persone. Qual è il problema con il Twiga?
Per me Briatore può fatturare anche un miliardo di euro. Il punto è che lui, come tanti altri, paga nulla allo Stato per beni che fruttano miliardi di euro. Ricordo che oggi lo Stato incassa dalle concessioni demaniali 105 milioni di euro, ma questi stabilimenti fatturano tra gli 8 e i 10 miliardi. Chiaramente non sono utili, è fatturato, ma c'è una sproporzione che è un vero e proprio regalo di Natale, una svendita totale dei beni dello Stato. Briatore deve rispondere di questo.
Briatore l'ha offesa, ha detto che lei è "fuori di testa" e la dà dello "scappato di casa", e le ricorda che le sue aziende sono in Italia e gli stipendi li paga qui.
Io ribadisco alle italiane e agli italiani che il governo Meloni si accinge a svendere le ultime spiagge libere del nostro Paese, per darle in concessione e privatizzarle, per non applicare la Bolkestein, che impone la concorrenza nel settore dei servizi, e per tutelare i privilegi di società come quella di Briatore. È una cosa inaccettabile, che cambierà totalmente la morfologia e il paesaggio del nostro Paese, farà arrabbiare i cittadini che vogliono le spiagge libere e non privatizzate.
Briatore sostiene che la sinistra alimenta "odio sociale", perché critica chi crea ricchezza. Come risponde a questa accusa?
Nessun odio sociale, ma non siamo stupidi. Briatore con le sue aziende può tranquillamente produrre ricchezza, ma i nostri beni, come le nostre spiagge non possono essere svenduti. Dopodiché sarebbe anche interessante capire perché Briatore ha la residenza a Montecarlo e non paga le tasse in Italia come tutti i cittadini. Un paio di settimane fa è andato ad Atreju sfilando sotto le bandiere dell'orgoglio italiano, facendoci la lezione su come come bisogna essere italiani e patrioti. Ebbene, lui è l'esempio di un patriota italiano con residenza fiscale nei paradisi fiscali.
Lei ha parlato nei giorni scorsi anche di "saldi sulle spiagge italiane". Perché lo sconto ai balneari, disposto da Salvini, è uno "schiaffo all'Italia"?
Perché quando una concessione demaniale costa quanto l'affitto di una casa di un operaio o di un impiegato, ma frutta milioni e milioni di euro, c'è un problema, su cui la Corte dei Conti deve intervenire. C'è un'evidente malagestione di un bene pubblico, come le spiagge, che dovrebbero portare molti più soldi nelle casse dello Stato.
Avete presentato un esposto alla Procura generale della Corte dei Conti, affinché apra un'indagine?
Sì, lo abbiamo depositato giorni fa.
Lei ha anche denunciato il ‘trucco' utilizzato dal governo per la mappatura delle spiagge, che è stata poi bocciata dall'Unione Europea. Secondo il documento redatto dal governo le aree sotto concessione corrisponderebbero al 33% degli spazi disponibili a mare del Paese. Voi cosa avete scoperto?
Questo documento che contiene la mappatura delle spiagge, di cui Giorgia Meloni va tanto fiera, aumenta la lunghezza delle nostre coste di 3200 chilometri: l'Ispra sancisce che le coste italiane sono lunghe 7900 chilometri, in quel documento c'è scritto che sono oltre 11mila chilometri, considerando però anche scogli e rocce. Questo perché si vorrebbe dimostrare che le coste italiane non sono una risorsa scarsa in Italia – cosa assolutamente falsa – quindi non ci sarebbe necessità di mandare in gara gli attuali stabilimenti balneari, e si potrebbe quindi evitare di applicare la Bolkenstein sulle concessioni esistenti. Anzi il governo ritiene che si possano dare in concessione gli ultimi tratti di costa, tra l'altro delle aree più preziose, come Sardegna, Puglia, Calabria, Sicilia. È un'offensiva incredibile di occupazione delle nostre spiagge, di privatizzazione e cementificazione, che va assolutamente fermata.
Lo scorso novembre la Commissione europea ha inviato all’Italia un parere motivato contro l’Italia per ‘violazione della Direttiva servizi (Bolkestein) e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea' sulle concessioni balneari, seconda fase della procedura d'infrazione prima del deferimento alla Corte di Giustizia dell'Unione europea. Ora il tempo sta per scadere: l'Italia entro il 16 gennaio deve rispondere presentando le sue osservazioni. Cosa dobbiamo aspettarci?
Penso che il governo Meloni vorrà fare campagna elettorale per le Europee su questo, e andrà avanti con la sua strategia, ovvero applicare la Bolkestein su nuovi tratti di spiaggia libera e costa, senza mandare a gara le spiagge che sono già in concessione. L'esecutivo continuerà a ripetere che non viola la direttiva europea, sostenendo la tesi dell'abbondanza di costa nel nostro Paese. Dato che poggia su conteggi truccati, perché ci sono situazioni in cui ad esempio le concessioni demaniali sono abbondantemente sopra l'85% della costa.