L’Italia smetterà di inviare armi in Ucraina solo quando si aprirà un tavolo di pace, dice Crosetto
Nonostante le diverse posizioni sull'invio di armi all'Ucraina, "in Parlamento siamo tutti a favore della pace e ripudiamo la guerra, nessuno escluso". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, affermando che il ministero da lui guidato è nato proprio "per preservare la pace, sempre e ovunque". Il cofondatore di Fratelli d'Italia è intervenuto questa mattina in Senato per delle comunicazioni sulla fornitura di armi a Kiev, un tema che da mesi ormai anima il dibattito tra le forze politiche. "Sono consapevole che prima o poi gli aiuti militari dovranno finire. E finiranno quando ci sarà un tavolo di pace", ha detto il ministro.
Per poi aggiungere: "La violenza della guerra non ha confini, i nostri sforzi devono essere improntati a farla finire: l'obiettivo finale del governo è uno e uno solo, un tavolo di pace. Ed è quello che dice anche la nostra Costituzione".
Il governo, come ribadito anche da Giorgia Meloni durante il suo discorso alla Camera in vista del Consiglio europeo, è intenzionato a continuare a sostenere l'Ucraina militarmente per tutto il 2023. Nuovi decreti, però, non sarebbero ancora stati definiti. Ciò che è certo, ha precisato Crosetto, è che anche i prossimi ulteriori invii saranno secretati. Non si conoscerà, cioè, quali armi verrano fornite al governo ucraino: "Nel precedente governo è stato secretato il contenuto dei decreti sugli aiuti militari e la natura classificata di quei decreti ha imposto di passare attraverso il Copasir. Quando il governo deciderà un eventuale sesto pacchetto di aiuti militari, sulla base di esigenze manifestate, seguirà la stessa procedura e si relazionerà con il Copasir sui contenuti dell'eventuale cessione".
Crosetto in Senato, le comunicazioni sull'invio di armi
Crosetto è poi tornato sulle polemiche rivolte al governo per la posizione rispetto all'invio di armi: "Sono incomprensibilI polemiche mediatiche, che mi sono sembrate create ad arte per costruire un racconto che vuole rappresentare un governo intento tutto il giorno a pensare come inviare armi. Il governo non ha fatto altro che dare attuazione alle scelte precedenti, non abbiamo ancora fatto alcuna scelta, se non ribadire che avremmo proseguito quelle dei governi precedenti di sostegno all'Ucraina".
Il ministro ha quindi sottolineato che si tratta di decisioni prese nel quadro europeo e internazionale, in cui l'Italia deve rimanere: "Potevamo tenerci fuori ai margini? No. E come si può perseguire l'obiettivo della pace senza fornire assistenza a un Paese sottoposto a un'aggressione ingiustificata? Tra ciò che era semplice e ciò che era giusto, abbiamo scelto di fare ciò che era giusto".
La risoluzione di maggioranza
La risoluzione presentata dalla maggioranza in Senato afferma dunque di "sostenere, coerentemente con quanto concordato in ambito Nato e Unione europea nonché nei consessi internazionali di cui l'Italia fa parte, le autorità governative dell'Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari". Non solo: il primo punto della risoluzione riguarda in realtà "l'azione diplomatica volta a conseguire una pace giusta e sostenibile nel rispetto delle norme di diritto internazionale, della sovranità e della integrità territoriale, a vantaggio della stabilità e della sicurezza internazionale". Nel documento si parla anche di assistenza umanitaria alla popolazione ucraina e, infine, si impegna il governo a "proseguire un percorso volto a mantenere un costante dialogo con il Parlamento tramite comunicazioni alle Camere all'esito di sviluppi emersi in consessi internazionali".
I partiti che chiedono lo stop all'invio di armi
Anche le opposizioni hanno presentato dei testi di risoluzione. Ad esempio i Verdi e Sinistra hanno chiesto al governo di "interrompere la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, concentrando le risorse sull'assistenza umanitaria e sulla ricostruzione".
Il Movimento Cinque Stelle, sulla stessa linea, ha chiesto il governo in un primo momento "a non procedere all'emanazione del sesto decreto interministeriale, citato in premessa, al fine di interrompere immediatamente la fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari; a voler comunicare preventivamente al Parlamento l'indirizzo politico da assumere in occasione di consessi internazionali con riferimento all'evoluzione del conflitto Russia-Ucraina". E poi a "una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, considerata la grave crisi economica e sociale in atto, conseguenza diretta della recente crisi energetica, al fine di non distrarre le risorse finanziarie necessarie a sostenere il tessuto sociale ed economico del Paese e a garantirne la ripresa".
"Pieno sostegno a Kiev di fronte all'aggressione russa"
Il Partito democratico ha presentato un'altra risoluzione ancora, in cui chiede al governo di "continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie" e di "adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina". Il senatore dem Graziano Delrio, intervenendo in Aula, ha commentato: "L'Italia è costruttrice di ponti, ma non possiamo non riconoscere che c'è un aggressore, non si può offrire i propri figli al lupo affamato, la strategia che oggi Putin usa in Ucraina l'ha usata in Siria, non possiamo invocare il diritto alla resa anche noi che crediamo fortemente nella pace. Non ci arrendiamo alla logica della guerra ma non giriamo la faccia dall'altra parte".
Il Terzo polo di Azione e Italia Viva ha invece chiesto al governo di impegnarsi "a proseguire nel programma di sostegno, in tutte le forme, dell'Ucraina, perché questa possa continuare a contrastare, fino a che sarà in corso, l'aggressione russa e determinare le condizioni per l'avvio di un negoziato effettivamente paritario".