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L’Italia sarà indipendente dal gas della Russia, quanto ci vorrà secondo il piano del governo

Roberto Cingolani ha spiegato qual è il piano del governo per rendere l’Italia indipendente dal gas russo e soprattutto quanto ci vorrà per realizzarlo. Putin non chiuderà i rubinetti, dice il ministro.
A cura di Tommaso Coluzzi
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(Foto di Sean Gallup/Getty Images)
(Foto di Sean Gallup/Getty Images)

L'Italia non dipenderà più dalla Russia sul gas. O almeno, questo è l'obiettivo del governo. La guerra scoppiata in Ucraina ha messo il nostro Paese in grande difficoltà, così come dimostrato nella prima fase di discussione delle sanzioni in cui si era parlato di inserire anche l'energia. Ipotesi esclusa, anche per il veto italiano. Sta di fatto che essere dipendente diretto dalla Russia è troppo pericoloso. Se in molti hanno rimproverato ai governi degli ultimi vent'anni (almeno) la carenza di una politica energetica, ora bisogna solo trovare una soluzione che renda sostenibile il sistema – dal punto di vista economico, visto il costo della materia – e soprattutto che eviti carenze nei prossimi mesi. E bisogna trovarla in fretta.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è al lavoro: "Importiamo dalla Russia ogni anno circa 29 miliardi di metri cubi di gas, poco più del 40% – ha spiegato ad Agorà su Rai 3 – Questi vanno sostituiti. Abbiamo fatto un'operazione estremamente rapida ed entro la primavera inoltrata circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori". Poi ha annunciato: "Stiamo lavorando con impianti nuovi, rigassificazione e contratti a lungo termine, rinforzo delle nostre infrastrutture e ragionevolmente in 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti".

Uno dei temi è proprio questo: i rigassificatori, che servono per ritrasformare il gas da liquido – stato in cui viene trasportato via mare – a gassoso. Al momento "ne abbiamo tre, che vanno al 60% della loro capacità ma possono essere portati a un'efficienza superiore in poco tempo – ha continuato Cingolani – per la metà di quest'anno istalleremo un primo rigassificatore galleggiante". Poi "costruiremo altre infrastrutture nei prossimi 12-24 mesi". Dal punto di vista ambientale, secondo il ministro, non cambia assolutamente nulla: "La quantità di gas che bruciamo sarebbe la stessa, può cambiare il metodo o l'infrastruttura ma non ne bruceremmo di più". Poi ha anche escluso la riapertura di centrali a carbone: "Si potrebbero mandare a pieno regime le due principali, a Brindisi e Civitavecchia, ma per riaprire quelle chiuse la spesa è troppo alta".

Il timore, però, è che il tempo non sia abbastanza per costruire infrastrutture, cambiare forniture e tutto il resto: "Se, per qualche motivo, dovesse cessare completamente la fornitura dalla Russia – ha ipotizzato il ministro – con le nostre riserve attuali e il piano di emergenza ci darebbero un tempo sufficientemente lungo da arrivare alla stagione buona". Insomma, "dovremmo fare dei sacrifici ma non fermeremmo le macchine". E ha ricordato che alla Russia dall'Europa arriva "un miliardo di euro al giorno" per il gas acquistato, perciò "non credo vogliano chiudere i rubinetti".

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