78 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

L’Italia (per ora) non invierà motovedette alla Tunisia: Consiglio di Stato accoglie il ricorso delle Ong

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Asgi e altre Ong sull’accordo tra Italia e Tunisia per l’invio di sei motovedette italiane, che è stato ora sospeso. Per le associazioni il problema è duplice: ci sarebbero irregolarità nel metodo e l’accordo non terrebbe conto delle violazioni dei diritti umani – specialmente ai danni delle persone migranti – registrate nel Paese.
A cura di Annalisa Girardi
78 CONDIVISIONI
Immagine

Il Consiglio di Stato ha sospeso l'invio di sei motovedette italiane alla Tunisia, dopo il ricorso presentato dall'Asgi, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, (insieme ad ARCI, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet) che sottolineava alcune irregolarità nell'accordo tra le autorità italiane e quelle tunisine e come questo non considerasse le gravi violazioni dei diritti umani ai danni delle persone migranti avvenute negli ultimi anni nel Paese. La prossima udienza sull'invio delle motovedette, il cui primo invio avrebbe dovuto essere lo scorso 15 giugno, è attesa per l'11 luglio.

Ma facciamo un passo indietro. A dicembre 2023 il ministero dell'Interno italiano aveva deciso di stanziare oltre quattro milioni e mezzo di euro – precisamente 4.800.000 – per la rimessa in efficienza e la consegna di sei motovedette alla Garde Nationale, cioè la gendarmeria tunisina. Un finanziamento simile a quello già concesso alla cosiddetta Guardia costiera libica e già contestato da diverse associazioni che si occupano di diritti umani, in quanto quelle stesse motovedette sono poi state utilizzate per respingere i migranti intercettati in mare verso la Libia, un Paese che le Nazioni Unite non considerano un porto sicuro e verso il quale – di conseguenza – nessun richiedente asilo dovrebbe essere riportato.

Le Ong contro l'accordo per inviare 6 motovedette alla Tunisia

Ora, per quanto riguarda la Tunisia quell'accordo – stretto nell'ambito di un rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi, su cui punta molto il governo di Giorgia Meloni per il contenimento dei flussi migratori – Asgi aveva deciso di impugnarlo con istanza cautelare di fronte al Tar del Lazio insieme ad altre Ong, affermando che fosse "illegittimo sotto diversi aspetti" e che aumentasse "il rischio di violazione dei diritti fondamentali e dell’obbligo di “non respingimento” delle persone migranti".

In particolare Asgi e le altre associazioni facevano riferimento alla norma che vieta di finanziare e trasferire armamenti – come le motovedette – a Paesi che compiono gravi violazioni dei diritti umani e che l'invio previsto dal Viminale fosse stato decretato senza il coinvolgimento dei ministeri di Esteri e Difesa, nonché dei "plurimi organismi consultivi e di controllo che hanno un ruolo fondamentale nei complessi meccanismi procedurali di programmazione, verifica e autorizzazione stabiliti dalla l. 185/1990 con la finalità di monitorare il flusso di movimento di materiali d’armamento dentro e fuori l’Ue".

Il governo italiano ha inserito la Tunisia nella lista dei Paesi sicuri, ma le associazioni contestano questa decisione puntando il dito contro le diverse testimonianze e documentazioni di gravi violazioni dei diritti umani, sancite anche da alcuni parlamentari di opposizione che si sono recati in missione nel Paese di Kais Saied all'indomani del Memorandum di intesa stretto tra Bruxelles e Tunisi.

Asgi: "Migranti riportati in Tunisia e abbandonati nel deserto"

Appellandosi al Tar del Lazio, Asgi scriveva:

Gli abusi commessi dalle autorità tunisine nei confronti delle persone migranti sono ampiamente documentati da varie organizzazioni internazionali e dalle stesse Nazioni Unite. Numerose testimonianze e rapporti denunciano i metodi violenti di intervento in mare della Garde Nationale tunisina: manovre pericolose volte a bloccare le imbarcazioni che in alcune occasioni hanno provocato naufragi e persino la morte delle persone migranti, uso di pistole e bastoni per minacciare le persone a bordo, furto dei motori delle imbarcazioni che vengono poi lasciate alla deriva e altre pratiche estremamente pericolose. In molte occasioni, le persone intercettate in mare e ricondotte a terra sono state direttamente e illegalmente deportate verso le zone al confine con la Libia e l’Algeria, dove in decine hanno perso la vita dopo essere state abbandonate nel deserto.

Perché il Tar del Lazio aveva respinto l'istanza

Lo scorso 30 aprile, però, il Tar del Lazio aveva deciso di non accettare l'istanza presentata dalle associazioni, affermando che l'invio delle motovedette alla Tunisia fosse perfettamente lecito. Da un lato, avevano detto i giudici, le argomentazioni sulle violazioni dei diritti umani sarebbe state smentite proprio dall'inserimento del Paese nella lista di quelli sicuri; dall'altro le irregolarità dell'accordo non ci sarebbero state, visti i numerosi verbali e documenti presentati dai ministeri di Esteri e Difesa che dimostrerebbero il loro pieno coinvolgimento nelle trattative. In particolare, per il Tar l'accordo contestato era legittimo in quanto in linea con le decisioni prese a livello comunitario (in primis il Memorandum firmato a luglio 2023 tra Ue e Tunisia) e nazionale. Ma il pronunciamento del Consiglio di Stato ha rovesciato la situazione.

Cosa succede ora con la sospensione del Consiglio di Stato

Asgi aveva deciso di rivolgersi direttamente al Consiglio di Stato, che ha sospeso gli effetti della pronuncia del Tar e, di fatto, il trasferimento delle motovedette. Il massimo giudice amministrativo ha infatti ritenuto "prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante". Il prossimo pronunciamento è adesso atteso per l'11 luglio. "Come sostenuto anche dalle Nazioni Unite, fornire motovedette alle autorità tunisine vuol dire aumentare il rischio che le persone migranti siano sottoposte a deportazioni illegali", hanno commentato le avvocate che si sono occupate del caso, Maria Teresa Brocchetto, Luce Bonzano e Cristina Laura Cecchini.

78 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views