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L’Italia non firma il documento contro le discriminazioni alla comunità Lgbt in Ungheria

Un documento, quello che condanna le discriminazioni alla comunità Lgbtqi+ in Ungheria, promosso dagli Stati Uniti e sottoscritto già in tutto da 37 Paesi occidentali. Tra questi, però, non c’è l’Italia.
A cura di Annalisa Girardi
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Nella lettera che condanna le discriminazioni ai danni della comunità Lgbtqi+ in Ungheria – un documento congiunto, promosso dagli Stati Uniti e sottoscritto già in tutto da 37 rappresentanze diplomatiche – non c'è la firma dell'Italia. Il testo, arrivato nel giorno in cui a Budapest si celebra il Pride, sottolinea come nel Paese di Viktor Orban i diritti non siano garantiti allo stesso modo per tutti e come le persone continuino a subire ghettizzazioni e soprusi in base al loro orientamento sessuale e alla loro identità di genere. A sostenerlo ci sono appunto gli USA, ma anche Francia, Germania, Regno Unito, Canada e molti altri: il nostro Paese, però, manca.

A riportare la notizia è La Stampa, che cita anche le parole dell'ambasciatore statunitense David Pressman, che ha commentato: "È la prima volta che un numero così significativo di Paesi si unisce per esprimere una seria preoccupazione riguardo alle leggi anti-Lgbtqi+ introdotte in Ungheria richiedendone l'abolizione e chiedendo la fine della persecuzione politicamente motivata degli individui Lgbtqi+ e delle loro famiglie".

A intervenire invece sull'assenza del sostegno italiano al documento è il deputato del Partito democratico, Alessandro Zan, primo firmatario del ddl che porta il suo nome e che venne affossato in Parlamento con l'esultanza dei partiti di destra. "Trentasette Paesi occidentali firmano il documento Usa che condanna le persecuzioni di Orban contro la comunità Lgbtqia+. L'Italia no, il governo Meloni le approva. Succede negli stessi giorni in cui l'Italia viene esclusa dalle più importanti nomine Ue. Una crociata che fa male al Paese", ha scritto sui social il deputato dem.

La Stampa riporta che questa sarebbe la prima volta che l'Italia non sostiene il documento, già proposto in occasione del Pride a Budapest anche nel 2023 (quando al governo c'era già la maggioranza di Giorgia Meloni) e nel 2022. Circa un mese fa l'Italia aveva anche deciso di non firmare la dichiarazione congiunta dell'Unione europea per la tutela dei diritti Lgbtq+. Anche l'Ungheria, senza soprese, non l'aveva firmata.

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