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L’Italia ha il numero di giovani inattivi più alto dell’Unione europea

Secondo le stime di Confartigianato, in Italia ci sono oltre un milione e mezzo di giovani tra i 25 e i 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro: è il dato peggiore in Europa.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'Italia è il fanalino di coda dell'Unione europea per il numero di giovani inattivi. L'allarme arriva dalla convention annuale dei giovani imprenditori di Confartigianato, che si è tenuta oggi a Roma, durante la quale sono stati rivelati dei dati aggiornati sulle difficoltà lavorative degli under 35. Il dato esatto è 1.568.000, un numero che rappresenta i giovani tra i 25 e i 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro: il dato è in aumento e già oggi rappresenta un record negativo nell'Ue.

Secondo il rapporto il tasso di inattività è del 25,4%, praticamente uno su quattro. La media europea è del 15%. E se guardiamo i grandi Paesi, con economie simili a quella italiana, il dato è ancora più schiacciante: la Germania registra il 13,9%, la Spagna il 13,7% e la Francia il 12,7%.

Tra gli under 35 che non cercano lavoro, la maggior parte sono donne – sono 1.033.000, il 65,9% del totale – mentre gli uomini sono 535.000. Oltre la metà dei giovani inattivi vivono nel Mezzogiorno, dove il tasso sale al 37,7%, mentre al Centro-Nord scende al 16,8%, restando comunque più alto della media Ue.

Confartigianato ha rilevato anche un indice che misura l'accessibilità alla possibilità di fare impresa per i giovani, a seconda dei vari territori italiani: la Lombardia è la Regione che offre ai giovani le condizioni migliori per lavorare e per fare impresa, seguono poco distanti Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige  In fondo a questa classifica ci sono Molise, Sardegna, Calabria, Sicilia e Basilicata. Tra le province, la migliore è Cuneo, le condizioni più difficili si trovano a Isernia, Foggia, Vibo Valentia, Siracusa e Taranto.

Al netto dei dati, va anche detto che l'inattività dei giovani può avere diverse cause, a partire dalla difficoltà nel trovare lavoro che spesso porta a smettere di cercarlo. Anche perché in molti casi si tratta di persone specializzate, visto che lo stesso studio rivela che, tra gli inattivi under 39, in 468.100 sono laureati.

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