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Liste d’attesa, Regioni bocciano il decreto: “Mancano le coperture, nessun confronto con noi”

I nuovi provvedimenti per abbattere le liste d’attesa, varati dal Cdm, suscitano le proteste della Conferenza delle Regioni: “Si tratta di un decreto ancora privo di coperture finanziarie e molto astratto”, ha detto Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per la Conferenza delle Regioni le misure varate dal governo per abbattere le liste d'attesa, contenute in due nuovi provvedimenti – un decreto legislativo e un decreto legge – rischiano di essere solo un libro dei sogni, visto che non sono state definite le coperture.

"Da quello che posso esprimere a titolo personale, come assessore alla Salute della Regione Emilia-Romagna si tratta di un decreto ancora privo di coperture finanziarie e molto astratto", ha detto Raffaele Donini, che oltre a essere assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna è anche coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni, commentando il via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto, che comprende una piattaforma nazionale per abbattere le liste d'attesa e garantire i tempi delle prestazioni sanitarie, e l'abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario.

La piattaforma nazionale, secondo i piani, sarà istituita presso Agenas ed "è finalizzata a realizzare un interoperabilità con le piattaforme di liste di attesa per ogni Regione", ha spiegato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in conferenza stampa. Inoltre è prevista la creazione di un sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie attraverso un Cup regionale o interregionale, "non solo di tutti quelli che sono gli erogatori pubblici, ma anche degli erogatori privati accreditati ospedalieri ed ambulatoriali", ha detto ancora Schillaci. Il privato convenzionato dovrà quindi mettere a disposizione in maniera trasparente tutte le prestazioni, in modo da mettere insieme le prestazioni offerte dal privato convenzionato e quelle del sistema sanitario pubblico. Le visite diagnostiche e specialistiche poi saranno possibili anche nei giorni di sabato e domenica, con un ampliamento della fascia oraria per l'erogazione di queste prestazioni.

Il ministro nel suo intervento a Palazzo Chigi ha assicurato che le Regioni sono state consultate: "Tengo a precisare che questi due provvedimenti sono frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini".

Ma, fanno notare le Regioni, il governo non avrebbe in realtà cercato un confronto con loro, anzi sarebbero state "esautorate dalla loro funzione": "Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal consiglio dei ministri e quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l'imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime".

Secondo Donini, "Da un lato è evidente la volontà di esautorare le Regioni dalla loro funzione di programmazione sanitaria, questo spiega forse il mancato coinvolgimento delle stesse, con meccanismi di direzione, controllo e ispezione da parte del Governo direttamente nei confronti delle Asl e non delle Regioni". In questo modo, ha detto l'assessore, "si passa dalla retorica dell'autonomia differenziata all'autonomia nell'indifferenziata".

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