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Manovra 2025

L’Istat rivede Pil e debito pubblico dell’Italia, buone notizie per la manovra del governo Meloni

Il governo Meloni può tirare un sospiro di sollievo. L’Istat ha diffuso il ricalcolo del Pil italiano degli ultimi anni, e la buona notizia è soprattutto una: il deficit dello scorso anno risulta più basso di prima. Questo significa che, per rispettare le regole europee e tenere i conti in ordine, saranno necessari meno tagli del previsto.
A cura di Luca Pons
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Il Pil italiano è stato più alto, negli ultimi anni, e quindi il rapporto tra debito e Pil è stato più basso. Così si può riassumere, in estrema sintesi, il nuovo e attesissimo bollettino dell'Istat che ha rivisto i conti nazionali usando stime più precise, come avviene solitamente una volta ogni cinque anni. L'esito del ricalcolo, come ci si aspettava, porta buone notizie per il governo Meloni alle prese con i calcoli per la legge di bilancio del 2025.

Il dato su cui si concentravano le aspettative è soprattutto uno: il deficit del 2023. Il deficit è il debito accumulato in un anno, e il modo in cui lo si misura è in proporzione al Pil. Se quest'ultimo aumenta, il deficit risulta più basso: nel 2023 è stato pari al 7,2% del Pil. Questa è la nuova cifra uscita dai calcoli dell'Istat, mentre le stime precedenti parlavano di 7,4%. Può sembrare una differenza minima, ma bisogna ricordare che quando si parla del Pil italiano un solo decimo percentuale vale poco più di due miliardi di euro.

In più, il nuovo conto dell'Istat ha anche ridotto il debito pubblico in generale: vale il 134,6% del Pil, mentre nell'ultimo Def pubblicato ad aprile il governo aveva scritto che era pari al 137,3%. Anche in questo caso, quindi, una riduzione significativa, anche se il debito italiano resta tra i più alti in Europa.

Il ricalcolo riguarda anche gli anni precedenti: il Pil del 2023 è stato di 43 miliardi più alto di quanto calcolato in precedenza, nel 2022 di 34 miliardi e nel 2021 di 21 miliardi. Certo, la revisione dei conti significa anche che l'anno scorso il Pil è cresciuto solo dello 0,7%, mentre prima si parlava di +0,9%. Questo perché negli anni precedenti, invece, era salito di più: +4,7% nel 2022 (invece che +4%), e +8,9% nel 2021 (invece che +8,3%).

In sostanza, comunque, il dato forse più rilevante oggi per il governo Meloni è quello del deficit, come detto. Le nuove regole europee approvate tra fine 2023 e inizio 2024 (anche dall'esecutivo italiano) mettono dei paletti stringenti proprio in termini di deficit: deve essere al massimo al 3%. Anche per questo sull'Italia pende adesso una procedura di infrazione per deficit eccessivo.

Il governo con il Piano strutturale di bilancio (Psb) che sarà approvato nei prossimi giorni deve dare le indicazioni su come si muoverà, nei prossimi anni, per rientrare nei parametri fissati dall'Ue. E il ministro Giorgetti ha già detto che l'intenzione è riportare il deficit al 3% del Pil già nel 2026. Questo significa o aumentare molto il Pil (cosa che però, secondo le previsioni, non succederà) o ridurre di molto le spese.

Per questo, la revisione dell'Istat è una buona notizia: il governo parte da un deficit del 7,2%, invece del 7,4%. Questo permette di avere un margine di manovra leggermente maggiore (lo 0,2% del Pil vale circa quattro miliardi e mezzo di euro) nello scrivere la legge di bilancio. Più libertà nel gestire i soldi a disposizione potrebbe anche significare meno tagli. E, quindi, una manovra leggermente meno ‘austera' di quanto si pensasse prima.

"La revisione dei dati è di lieve entità", ha commentato il ministro dell'Economia Giorgett, "e non cambiano i principi e il quadro del Piano strutturale di bilancio già esaminato dal Cdm lo scorso 17 settembre". Il Psb "sarà rifinito", ha aggiunto, "alla luce dei numeri comunicati oggi da Istat". Il testo definitivo del Piano è atteso al Consiglio dei ministri in programma per il 27 di settembre.

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