L’infettivologo Galli contro Salvini: “Lancia un messaggio pericoloso e senza basi scientifiche”
"Penso che tutto quello che è stato detto non abbia alcuna base dal punto di vista scientifico: è un messaggio inadeguato, quello che viene lanciato, con elementi di evidente pericolosità". Lo ha detto oggi l'infettivologo Massimo Galli all'Ansa, commentando le frasi e il comportamento del leader della Lega Matteo Salvini, che si rifiuta di indossare la mascherina e di salutare le persone senza stringere la mano. Galli è intervenuto in seguito all'incontro ‘Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti‘, cui hanno partecipato anche Matteo Salvini, Vittorio Sgarbi e il tenore Andrea Bocelli. Durante il convegno, si è minimizzata la portata del coronavirus e si è parlato addirittura di un presunto documento ufficiale tedesco in cui si definisce il Covid ‘falso allarme globale'.
Molto diversa ovviamente la posizione dell'infettivologo, che ritiene come le persone debbano attuare comportamenti corretti – e soprattutto rispettosi del prossimo – al fine di scongiurare una seconda ondata del virus in Italia. "Alla gente bisogna dire chiaramente, ad esempio, che in Israele stanno per richiudere tutto dopo aver riaperto e in Catalogna ci sono problemi enormi – continua Galli – E che anche noi in Italia abbiamo avuto vari focolai nelle ultime settimane che ci indicano che il virus c’è ancora".
"La libertà di pensiero è il primo bene a rischio – ha dichiarato Salvini durante il convegno – C'è un fronte di chi ha un'idea diversa rispetto al mainstream. Io mi sono rifiutato di salutare di gomito. Se uno mi allunga la mano, mi autodenuncio, gli do la mano. Tanto un processo più, un processo meno… ". E sempre Salvini si è rifiutato oggi di indossare la mascherina durante l'incontro che si è tenuto oggi alla biblioteca del Senato. Nonostante i ripetuti inviti di un funzionario a indossarla, il leader leghista ha prima dichiarato "Non ce l'ho, non la metto". Poi, quando un collega gliene ha offerta una tricolore, l'ha messa in tasca, rifiutandosi ancora una volta di metterla.