L’indagine su Meloni nel caso Almasri ferma il Parlamento: cosa succede e i prossimi passaggi
Il caso Almasri blocca il Parlamento, che resterà fermo fino a martedì. Cancellata l'informativa dei ministri Piantedosi e Nordio, i lavori nelle Aule sono stati sospesi su richiesta delle opposizioni fino a che Giorgia Meloni e il resto del governo non verranno a chiarire i molti punti oscuri legati al rilascio del generale libico, su cui pende un mandato d'arresto della Corte penale internazionale.
Il ministro dell'Interno e il Guardasigilli avrebbero dovuto recarsi ieri in Parlamento per spiegare quali sono stati i passaggi che hanno preceduto la scarcerazione di Almasri e in particolare cosa sia successo in quelle 48 ore tra l'arresto da parte della Digos di Torino, il 19 gennaio, e la comunicazione con cui la Corte d'Appello di Roma il 21 gennaio ha dichiarato irregolare il fermo a causa di un errore procedurale, disponendo l'immediato rilascio.
Tuttavia la notizia dell'iscrizione di Meloni, dei due ministri e del sottosegretario Alfredo Mantovano nel registro degli indagati ha fatto saltare le informative. Il motivo è stato chiarito dagli stessi Nordio e Piantedosi in una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato. "A seguito dell’informazione di garanzia ricevuta, in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio, non sarà possibile rendere le informative previste", si legge.
Secondo i ministri quindi, l'attività giudiziaria in corso non consentirebbe il confronto con il Parlamento dato che eventuali dichiarazioni rischierebbero di compromettere le indagini, che al momento però – lo ricordiamo – sono ancora in una fase preliminare. Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano infatti, sono indagati dalla Procura di Roma per i reati di favoreggiamento e peculato, ma spetta al Tribunale dei ministri la competenza sul via libera. Quest'ultimo ha 90 giorni di tempo dalla trasmissione degli atti per decidere se archiviare l'indagine oppure trasmettere gli atti alla Procura e chiedere al Parlamento l'autorizzazione a procedere.
In caso di autorizzazione, prima di un eventuale procedimento giudiziario bisognerà comunque attendere diverso tempo. Le richieste infatti, dovranno passare al vaglio di appositi organi parlamentari come la Giunta per le autorizzazioni, alla Camera, e quella delle elezioni e delle immunità parlamentari, al Senato, che dovranno esprimere un parere una volta esaminati gli atti del caso. Se pure l'indagine non dovesse essere archiviata dunque, l'iter si preannuncia piuttosto lungo.
Intanto la premier, i ministri e il sottosegretario hanno indicato tutti Giulia Bongiorno come difensore davanti al Tribunale dei ministri. Bongiorno, presidente della commissione di giustizia di Palazzo Madama e parlamentare della Lega, è stata il legale di Matteo Salvini nel processo Open Arms e la sua scelta, secondo la maggioranza, è un segnale della "compattezza del governo nell'esercizio dei propri diritti di difesa".
Ad ogni modo, in attesa dei prossimi sviluppi, i lavori in Parlamento saranno fino a martedì 4 febbraio, data in cui è fissata una nuova riunione dei capigruppo. Non ci sarà quindi, neppure la riunione del Parlamento in seduta comune prevista per oggi, per l’elezione dei giudizi costituzionali. Una questione che, dopo il pressing del Quirinale e le numerose fumate nere, ancora attende di essere sciolta.