Facciamo un piccolo riassunto delle puntate precedenti, che non guasta mai. Giovedì scorso è uscita la nostra inchiesta sotto copertura su Gioventù Nazionale, la giovanile di partito di Fratelli d’Italia e fiore all’occhiello del progetto politico di Giorgia Meloni. Una giornalista del team d’inchiesta Backstair si è infiltrata nell’organizzazione e ha documentato una serie di appuntamenti ed eventi, sia pubblici che “riservati”. Quello che ne è emerso è un quadro piuttosto preoccupante: inni al Duce, canzoni e simboli che rimandano al Ventennio, saluti nazisti e, in generale, il totale sdoganamento di concetti e pratiche di stampo fascista.
Le immagini sono estremamente eloquenti e, senza girarci troppo intorno, hanno fatto il giro d’Europa, finendo per diventare un elemento di discussione anche durante il G7 e il vertice europeo post elezioni. Il servizio lo hanno visto praticamente tutti: mentre scriviamo le views su Instagram sono 8,5 milioni, oltre 2 milioni su Twitter, 300k su YouTube, 350k su TikTok e 300k su Facebook. Solo sui nostri canali ufficiali, senza considerare gli altri caricamenti più o meno autorizzati.
L’inchiesta è diventata un caso, molti esponenti politici (non solo italiani) hanno condannato duramente le azioni dei giovani di Fdi e chiesto che intervenisse la leader del partito, Giorgia Meloni. Che invece ha adottato una strategia diversa: la consegna del silenzio. Dell’inchiesta non può parlare nessuno, neanche i referenti di Gioventù Nazionale. Nemmeno per abbozzare una difesa: semplicemente non se ne deve parlare, non va commentata, va ignorata. Forse si spera che la cosa muoia lì, un modo per levarsi dall’imbarazzo quando spiegazioni non ce ne sono.
Una scelta cui si sono accodati immediatamente i giornali di area, di solito sempre prontissimi ad attaccare Fanpage.it (in generale chi si azzarda a fare le pulci al governo, ecco). Si sono adeguati anche alcuni giornali online, notoriamente rapidissimi nel ribattere qualunque contenuto faccia un minimo di visualizzazioni. Stavolta, malgrado numeri da record e un dibattito infuocato, il nulla. E, con due notevoli eccezioni (Che Sarà e Agorà), ovviamente non c’è stata traccia dell’inchiesta sui telegiornali e sui programmi di approfondimento della RAI, al punto che il Cdr di RaiNews24 ha pubblicato una dura nota per censurare il comportamento della direzione.
La strategia del silenzio assoluto, però, stavolta non ha funzionato. Perché le immagini sono fortissime e milioni di italiani ne restano colpiti, probabilmente indignati. Se ne continua a parlare, insomma.
Il dibattito in Parlamento su Gioventù Nazionale
E la questione arriva in Parlamento, grazie a un'interrogazione del Partito democratico, firmata anche dalla segretaria Elly Schlein. La deputata Ghio chiede al governo “se non ritenga urgente e opportuno adottare le iniziative di competenza necessarie a fare immediata chiarezza sui fatti esposti”, e se cosa voglia fare per “intervenire con ogni iniziativa rientrante nelle proprie competenze al fine di impedire ogni forma di propaganda legata al fascismo e alla sua apologia”. Del resto, spiega Ghio:
“dal video inchiesta emerge chiaramente quello che non si può che considerare come il tentativo di mostrare una doppia identità: quella ufficiale, «vanto della leader Giorgia Meloni», di giovani leve militanti, impegnate in politica che si mostrano moderate negli eventi istituzionali davanti ai giornalisti, ma che invece si trasformano negli eventi riservati di Gioventù nazionale e nell'ambito della «dimensione comunitaria», tanto cara al medesimo movimento, dove quegli stessi giovani inneggiano liberamente al fascismo, fanno il saluto romano, urlano «Duce» e «Sieg Heil» – il saluto alla vittoria nazista più usato ai comizi sotto la dittatura di Hitler; rimpiangono l'operato dei terroristi neri Nar, cantano «boia chi molla», identificandosi come «legionari», «camicie nere» e «camerati», ai concerti di gruppi della destra estrema partecipano con il braccio teso nel saluto romano”.
A rispondere dovrebbe esserci il ministro Piantedosi. Al suo posto, invece, si presenta il ministro Ciriani, responsabile per i rapporti con il Parlamento e membro di Fratelli d'Italia. La sua risposta è tra l'incredibile e l'imbarazzante, lo diciamo senza troppi giri di parole.
Ciriani si affida a un grande classico della narrativa vittimista della destra italiana: non rispondere nel merito della questione, ma provare a delegittimare l’interlocutore. L’intervento è oltremodo imbarazzante, ma vale la pena analizzarlo nel dettaglio.
Il ministro impiega tre secondi per dire la prima abnormità: “Il servizio è stato costruito sulla base di immagini frammentate, decontestualizzate e riprese in un ambito privato”.
Prima di tutto, non capiamo in che modo avremmo potuto de-frammentare un coro “Duce, duce”, un “Sieg Heil” o l’invito a tappezzare la città con adesivi con scritto “Boia Chi Molla”. Quanto alla decontestualizzazione, siamo semplicemente alla calunnia, dal momento che luoghi e riferimenti temporali dell’inchiesta sono ben esplicitati. Prendiamo atto, poi, del fatto che per Ciriani “l’ambito privato” assolve da ogni responsabilità e che una dirigente può lodare i NAR e il terrorismo nero senza alcuna conseguenza per la sua carriera nel partito.
Andiamo avanti, perché Ciriani fa questa premessa solo per testimoniare quello di cui può essere capace: “Va evidenziato come i filmati in questione abbiano ripreso soggetti minorenni e ne abbiano diffuso le immagini senza che ne sia stato acquisito il preventivo consenso”.
Qui semplicemente il ministro dice una cosa falsa. Una balla. Una calunnia. Come facilmente verificabile, non abbiamo mostrato un singolo fotogramma di un minorenne e abbiamo deciso di adoperare la massima cautela, addirittura provvedendo a oscurare tutti i soggetti, anche maggiorenni, che non avessero un incarico politico o una certa rilevanza pubblica. Peraltro, Ciriani dovrebbe spiegarci come ha avuto l’informazione della presenza di minorenni agli eventi privati di Gioventù Nazionale. Chi sono i suoi interlocutori, gli stessi che intonano i cori al Duce o che esaltano i NAR?
L’esponente di Fratelli d’Italia prosegue con una supercazzola che trascriviamo integralmente: “Lascio alle sensibilità di ciascuno le valutazioni in merito all’utilizzo di queste modalità sul piano giornalistico, ma rilevo che gli episodi frutto di quella narrazione non possono tradursi automaticamente sul piano legale”.
Come se fosse antani.
Per carità di patria tralasceremo la parte sul servizio civile. Noi, come evidente dalle immagini, ci siamo limitati a registrare le parole di una dirigente della giovanile del suo partito sulla questione “servizio civile”. Le spiegazioni dovrebbero darle loro, non noi, tanto più che GN parla di una possibilità futura, non già in atto.
La chiusura di Ciriani è però un crescendo, perché il ministro diventa il vero difensore pubblico di Gioventù Nazionale: “Il movimento non si è mai segnalato per attacchi ai collettivi di sinistra né ha mai pubblicamente esibito striscioni con slogan estremisti o riferimenti al nazismo o al fascismo. Men che meno, ha mai palesato atteggiamenti di ostacolo ai giornalisti”.
Ora, qui vi invito a porre l’attenzione su quell’avverbio: pubblicamente. Forse un lapsus, sicuramente una conferma del nostro lavoro: l’immagine pubblica di GN è immacolata, moderata, affidabile; quella privata, è evidentemente molto diversa. In effetti, Ciriani potrebbe anche ringraziarci per aver mostrato a lui e agli altri maggiorenti di partito un altro lato del loro “fiore all’occhiello”. Sugli attacchi ai collettivi o gli ostacoli ai giornalisti, semplicemente non abbiamo idea di cosa stia parlando: non è materia del nostro servizio, ma un tentativo di buttarla in caciara.
Infine, Ciriani attacca: “Si può sicuramente affermare in base a fatti e circostanze più concrete che nel nostro Paese sono altri e di diverse ispirazioni i sodalizi che manifestano comportamenti illiberali e talvolta violenti”.
Insomma, un ministro della Repubblica si prende la briga di difendere apertamente e tenacemente un gruppo politico interno a Fratelli d’Italia, anche a fronte di immagini chiare ed eloquenti come quelle che abbiamo mostrato dopo mesi di lavoro. Non rispondendo nel merito, Ciriani si assume la gravissima responsabilità non solo di giustificare, ma anche di legittimare le pratiche e i comportamenti che emergono dal nostro lavoro d’inchiesta. Siamo dunque al punto in cui un esponente di governo non ritiene di dover dire una parola di condanna di fronte a saluti romani, Sieg Heil, elogi dei NAR e adesivi con motti fascisti. Ma, anzi, si prende la briga di difendere chi li pronuncia. In Parlamento, pubblicamente.
È importante saperlo.