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Liliana Segre querela l’ex ambasciatrice Elena Basile, che la paragonò ai nazisti

La senatrice a vita Liliana Segre ha querelato Elena Basile, l’ex diplomatica italiana che in un video sui social l’aveva paragonata ai nazisti, accusandola di preoccuparsi solo delle vittime ebree nel conflitto israelo-palestinese. La denuncia sarà anche in sede civile, e l’eventuale risarcimento sarà dato in beneficenza.
A cura di Luca Pons
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È arrivata la querela da parte della senatrice a vita Liliana Segre ai danni dell'ex diplomatica Elena Basile. Alcune settimane fa, Basile aveva lanciato un atto d'accusa nei confronti di Segre: "Lei dice di non poter più dormire pensando ai bambini ebrei uccisi il 7 ottobre. Ma possibile che lei sia tormentata solo da pensiero dei bambini ebrei? I bambini palestinesi non la toccano?". E aveva aggiunto: "I tedeschi erano molto buoni con i loro bambini, i nazisti. Anche loro avevano una morale che si rivolgeva ai tedeschi, agli ariani, ai bianchi, e non capivano, non sentivano nulla per la morte degli ebrei: lei vuole imitarli?".

Oggi il legale Vincenzo Saponara ha depositato la querela di Segre. In più, ha fatto sapere che la senatrice procederà non solo in sede penale, ma anche civile. Per questo aspetto ha ricevuto mandato l'avvocata Daniela De Pasquale. La richiesta sarà di rimuovere i messaggi diffamatori – Basile aveva postato un video sui social – e di risarcire i danni a Segre. Il risarcimento, hanno fatto sapere fonti vicine alla senatrice, andrà poi in beneficenza.

Nel video, Basile aveva chiesto alla senatrice se sentisse dolore "solo per la morte degli ebrei ma non per gli altri", e le aveva chiesto di pronunciare "una condanna" nei confronti di Israele. Il figlio di Liliana Segre, Luciano Belli Paci, aveva detto che le parole superavano "i limiti di qualunque possibilità di tolleranza e decenza", e aveva già annunciato che avrebbero proceduto per vie legali, dopo aver chiesto personalmente a Basile di rimuovere il video e scusarsi ma non aver ottenuto risposta.

Basile si era poi giustificata con una risposta pubblica, dicendo che probabilmente il pensiero di Segre era stato "travisato" da un giornalista: "Dopo aver letto questa faziosa e propagandistica intervista ho rilasciato un video in cui esprimevo il mio addolorato stupore. Sarei veramente felice se la senatrice smentisse questa stampa faziosa", aveva commentato. Il figlio di Segre aveva smentito che ci fossero stati "travisamenti del pensiero" della madre da parte della stampa.

Di fronte all'annuncio di querela, l'ex diplomatica italiana aveva ribattuto che "le denunce e le querele alimentano il clima d'odio e antisemitismo", per poi aggiungere: "Mi dispiace perché la senatrice col suo nome e la sua determinazione potrebbe contribuire al bene comune e a contrastare i doppi standard. Le querele per nuocermi finanziariamente non sono adatte a imbavagliare un'ex ambasciatrice che per le sue posizioni ha rinunciato agli incarichi di prestigio e strapagati che la maggioranza dei diplomatici in pensione si vedono attribuiti. Non è un bel momento per la democrazia e la libertà di pensiero. È il terzo linciaggio che la stampa cosiddetta progressista e democratica mi fa subire".

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