Liliana Segre: “Non devo rispondere io di quello che fa Israele, sbagliato mescolare cose diverse”
"Lo scorso 27 gennaio sono successe cose che mi hanno lasciato sgomenta. Io non penso di dover rispondere, di dovermi discolpare, in quanto ebrea, di quello che fa lo Stato di Israele": lo ha detto Liliana Segre, durante il suo intervento al Memoriale della Shoah di Milano a un incontro dedicato alla memoria della deportazione dalla stazione del capoluogo lombardo. Per la senatrice a vita, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, è sbagliato associare la Giornata della Memoria – in ricordo della Shoah e degli orrori del nazifascismo – a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza: "Trovo sbagliato mescolare cose completamente diverse, come hanno fatto tanti che hanno pensato di mettere in discussione il 27 gennaio per quello che sta succedendo a Gaza". Segre ha poi aggiunto: "Evidentemente hanno un bisogno spasmodico di fare pari e patta con la Shoah, di togliere agli ebrei il ruolo di vittime per antonomasia, di liberarsi da un inconscio complesso di colpa".
Il 30 gennaio del 1944 (quest'anno ricorre quindi l'ottantesimo anniversario di quel giorno) centinaia di cittadini ebrei, tra cui anche Liliana Segre e la sua famiglia, furono condotti nei sotterranei della stazione centrale di Milano, dove – su un binario adibito alla partenza dei carri postali – vennero fatti salire su un campo bestiame che li condusse al campo di concentramento di Auschiwitz. "Quando mi trovo qui – ha raccontato Segre – non sono la vecchia che sono adesso, ma torno a essere quella ragazzina milanese abituata a partire dalla stazione per andare in vacanza, ma che un giorno viene portata con altre 600 persone in un luogo che non conoscevo, non sapevo che in via Ferrante Aporti ci fosse un sotto stazione".
E ancora: "Era un momento così fuori da ogni previsione, anche tragica o tragico discorso sentito a San Vittore dagli adulti, perché era momento di follia dell'uomo del carnefice e anche del prigioniero". La senatrice a vita ha poi aggiunto: "Dato che si è giustamente parlato di ‘male assoluto' penso che occorra riflettere sul fatto che non si arriva così un giorno, per caso, a un ‘assoluto'. Ci si arriva attraverso un lungo percorso, nel quale ogni passaggio è funzionale a rendere possibile, a rendere accettato, a rendere addirittura condiviso da molti quel male. Condannare il ‘male assoluto' senza condannare la catena che lo ha reso possibile non avrebbe senso".
Parlando della partenza di quel convoglio, ottant'anni fa, Segre ha concluso: "Si è potuti giungere a questo solo se, guardando a ritroso, si percorrono tutte le tappe precedenti. La partecipazione alla guerra al fianco di Hitler. E prima la campagna razziale e le leggi razziste, prima l'avventura coloniale per sottomettere popoli giudicati inferiori. E prima l'abolizione di ogni spirito critico attraverso la propaganda di regime. E prima l'abolizione della libertà della stampa, l'abolizione dei partiti, l'eliminazione di ogni opposizione, l'instaurazione di un potere assoluto senza né controlli né bilanciamenti".