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Life Support: “Migranti senza salvagente, senza di noi ci sarebbe stata un’altra strage di Cutro”

In un’intervista a Fanpage.it Emanuele Nannini, capo missione di Life Support, la nave di Emergency, ha raccontato come è la situazione a bordo della Ong, che arriverà venerdì al porto di Brindisi con 105 persone, salvate nella notte tra il 6 e il 7 marzo.
A cura di Annalisa Cangemi
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foto di G. Micalizzi
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La nave Life Support di Emergency arriverà a Brindisi venerdì mattina, dopo aver salvato in mare 105 persone, 59 uomini e 16 donne. La segnalazione del barcone in distress in acque internazionali, di fronte alla Libia, era arrivata due giorni fa da Alarm Phone, il call center per i migranti che affrontano il viaggio lungo la rotta del Mediterraneo Centrale.

Sulla Life Support ci sono 6 minori accompagnati sotto i dieci anni, il più piccolo ha due anni, e 24 minori non accompagnati, tra cui un ragazzo di 14 anni. Oltre a una donna incinta al settimo mese di gravidanza. La nave Ong ha raggiunto il barcone a rischio naufragio nella notte, verso le 3. Le condizioni del mare erano preoccupanti, e le operazioni sono state per questo molto complesse. Ce lo racconta al telefono Emanuele Nannini, Capo missione Sar di Emergency, che si trova a bordo della nave umanitaria, costretta ad affrontare 30 ore aggiuntive di navigazione prima di raggiungere il porto pugliese di Brindisi, in linea con la prassi del governo Meloni, che costringe le navi da soccorso a effettuare viaggi più lunghi, ufficialmente per "decongestionare i porti di Sicilia e Calabria".

"In questo momento non ci sono emergenze sanitarie a bordo – ha detto Nannini a Fanpage.it – Abbiamo trascorso una notte tranquilla. Il nostro medico ha controllato le condizioni della donna al settimo mese di gravidanza, e al momento non c'è necessità di evacuarla, sta bene. Ci sono molte persone con ustioni, dovute alla miscela di acqua salata e benzina, che spesso si forma in questi gommoni. Anche i bambini più piccoli, di 6, 5, 4 e 2 anni stanno bene. Anche se i migranti non hanno ferite fisiche è evidente la disperazione che hanno vissuto. Ieri erano tutti molto stanchi, hanno praticamente dormito tutto il giorno. Oggi hanno iniziato a raccontarci le loro storie, alcuni di loro sono stati nei centri di detenzione in Libia, dove hanno subito violenze. Ci vuole un po' prima che si aprano con i nostri mediatori. Soprattutto le donne sono ancora in stato confusionale".

Le condizioni meteomarine sono buone, sabato è previsto un peggioramento, ma per fortuna arriveremo prima. La notte del salvataggio il meteo invece non era buono, sarebbe stato molto rischioso per i naufraghi continuare a stare in mare. Andavano alla deriva, non avevano quasi più benzina, perché avendo iniziato a imbarcare acqua ci hanno raccontato che avevano iniziato a svuotare taniche di benzina per usarle per togliere l'acqua dal gommone. Secondo noi non avrebbero avuto molto tempo prima che l'imbarcazione di rompesse. E tra l'altro i naufraghi non avevano i giubbotti salvagente, nemmeno i bambini li avevano, perché avrebbero comportato un costo extra. L'imbarcazione era proprio stracarica, oltre 100 persone su un gommone di una decina di metri, era una scena abbastanza scioccante. I tubolari erano quasi sgonfi da un lato, il gommone stava per assumere una forma di V, perché stava per cedere sul centro".

foto di G. Micalizzi
foto di G. Micalizzi

La nave costretta a fare 3 giorni in più di navigazione

Dalla segnalazione di Alarm Phone la Life Support ha impiegato tre ore e mezza per arrivare sul posto: "Ci trovavamo a circa 30-35 miglia di distanza". Ora l'assegnazione di un porto in Puglia ha allungato il tempo di permanenza dei migranti in mare, 30 ore in più, e naturalmente costringerà l'Ong a spendere più soldi di carburante. Anche perché poi la nave da Brindisi deve fare rotta verso Augusta per una sosta tecnica necessaria per fare rifornimento. Praticamente l'assegnazione per l'ennesima volta di un porto lontano, una prassi ormai consolidata negli ultimi mesi, causa giorni in più di navigazione alla nave di Emergency.

"Dicono che si vuole distribuire il carico tra i diversi porti italiani, a noi però non risulta che in questi giorni in Sicilia e Calabria ci siano stati altri sbarchi, oltre a quello di Cutro, quindi dire che i porti sono sovraccarichi non è vero. Non vediamo insomma ragioni tecniche, ci sembra un approccio politico", ha sottolineato il Capo missione Sar di Emergency a Fanpage.it. "Le volte che ci è stato assegnato un porto lontano abbiamo chiesto l'accesso agli atti, per verificare le ragioni di questa prassi. Fino ad ora ci è stato negato".

Secondo il decreto anti Ong varato dal governo Meloni la nave umanitaria, una volta effettuato il salvataggio, deve dirigersi immediatamente verso il posto assegnato, a meno che non venga autorizzata dalle autorità a fare diversamente. In teoria quindi, pur avendo altro spazio a bordo, non potrebbe effettuare alti salvataggi. A meno che, ha spiegato il ministro dell'Interno Piantedosi, le Ong non incontrino barconi in difficoltà lungo il tragitto verso il porto di sbarco. Il punto è però che secondo le nuove regole non sarebbero consentite deviazioni.

"La nostra nave è certificata per 170 persone. In situazioni emergenziali potremmo però accogliere anche più persone – ha spiegato ancora Emanuele Nannini – Se venissimo a conoscenza in questi giorni di altre imbarcazioni in difficoltà interverremmo sicuramente, è nostro dovere farlo. La Convenzione internazionale SOLAS (acronimo di Safety Of Life At Sea ndr) obbliga il capitano a intervenire, non è facoltativo. È un obbligo, una responsabilità che va sul penale se non si interviene, a meno che non ci siano altri asset disponibili nell'area. Noi fino alla zona a Nord di Lampedusa restiamo in Search attivo. Da lì in poi restiamo con le radio accese, e qualsiasi segnalazione dovessimo ricevere valuteremo se c'è qualcun altro, e se non c'è nessuno interverremo. Come dovrebbe fare qualsiasi nave in mare, non è una prerogativa delle Ong, come la narrazione del governo vorrebbe far passare".

Emanuele Nannini - foto di G. Micalizzi
Emanuele Nannini – foto di G. Micalizzi

"In questo momento non c'è nessuna nave Ong nel Mediterraneo"

Quando la Life Support è intervenuta per il soccorso due giorni fa, gli operatori avevano ben presente la tragedia di Cutro di domenica scorsa. "Tutti noi avevamo in mente le immagini di Cutro. Anche per questo eravamo molto felici di essere arrivati in tempo questa volta, perché il destino di queste persone sarebbe stato assolutamente lo stesso delle vittime del naufragio di Crotone, se non ci fossimo stati noi non ci sarebbe stato nessun altro a salvarli".

Piantedosi ieri ha tenuto un'informativa alla Camera e al Senato, in cui però non ha chiarito perché non è stata aperta subito la procedura Sar per il caicco che poi si è schiantato su una secca davanti alle coste calabresi, e non ha spiegato perché sono state tenute ferme le unità della Guardia Costiera, che avrebbero potuto navigare anche con mare forza 4. Il ministro ha anche detto che il decreto anti Ong non ha nulla a che vedere con questa strage, perché in quella rotta, quella ionica, non ci sono navi da soccorso.

"Innanzi tutto quel caicco era lì per colpa di un accordo tra l'Europa e la Turchia: questi migranti avrebbero potuto percorrere poche miglia in mare e arrivare in un'isola della Grecia, territorio europeo. Ma per legge, se si fossero approdati in Grecia li avrebbero rimpatriati subito, per questo sono arrivati in Italia. Poi è evidente che c'è un clima politico che non favorisce in generale gli interventi in mare, non li sostiene, anzi cerca di criminalizzare la flotta civile che li effettua", ha aggiunto Emanuele Nannini.

"Fino ad oggi noi abbiamo collaborato, stiamo rispettando tutte le regole, non siamo stati ancora colpiti dal decreto. Però se non ci fosse stato questo provvedimento del governo, per esempio, saremmo rimasti un po' in zona, per provare a salvare altre persone. Ma avevamo l'obbligo di abbandonare immediatamente l'area. Sicuramente queste norme stanno avendo degli impatti negativi sulla nostra attività".

"Mentre torniamo verso l'Italia oggi non c'è nessuna nave presente nelle acque internazionali davanti alla Libia, che sono la zona più letale, dove sono morte oltre 20mila persone negli ultimi 10 anni. E c'è una nave che potrebbe essere lì in quel momento, che è la Geo Barents di Msf che è ferma per 20 giorni a causa del decreto".

Emergency partecipa alla manifestazione a Cutro

La presidente di Emergency Rossella Miccio parteciperà alla manifestazione dell'11 marzo a Cutro, per pretendere verità e giustizia per le oltre 70 vittime del naufragio dello scorso 26 febbraio avvenuto a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. "La drammatica assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo obbliga chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rischiare la vita: l'obiettivo di organizzazioni e associazioni è sollecitare un'inversione di rotta delle politiche migratorie in Italia e nell'Unione europea", si legge nell'appello sottoscritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, dalla rete 26 febbraio, dalle Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso, dalle reti locali della Calabria, dall'AOI, dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere la mobilitazione sulla spiaggia di Cutro, a partire dalle 14:30.

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