Licheri (M5s) a Fanpage: “Il governo cambia il reddito di cittadinanza per fare cassa sui poveri”
Il governo Meloni, con la legge di bilancio di dicembre, ha stabilito che il reddito di cittadinanza nel 2023 sarebbe stato erogato solo per sette mesi ai cosiddetti occupabili, e che dal 2024 sarebbe sparito definitivamente. Per sostituirlo, ha promesso che avrebbe approvato una nuova misura, per continuare a tutelare i fragili e inserire gli ‘occupabili' (tra 18 e 60 anni di età, senza disabilità) nel mercato del lavoro.
Negli ultimi giorni è circolata una bozza della Mia, la Misura di inclusione attiva, che il ministero del Lavoro presenterà nelle prossime settimane per sostituire il reddito di cittadinanza. Ettore Licheri, senatore del Movimento 5 stelle, ha commentato a Fanpage.it gli aspetti critici della Mia.
Senatore, per adesso si parla di bozze, ma come valutate la misura che andrebbe a prendere il posto del Reddito di cittadinanza?
Mesi fa avevamo scommesso pubblicamente che per sostituire il reddito di cittadinanza avrebbero scritto un altro reddito di cittadinanza, con una sola differenza: un sistema per fare cassa con i soldi del contrasto alla povertà. E questo è puntualmente accaduto.
In che senso?
Da quel che si capisce da questa bozza – fermo restando che questo governo ci ha abituati a scrivere bozze la sera e rimangiarsele la mattina, quindi parlo con cautela – è tornata ad esempio la congruità dell'offerta, cioè la profilazione del percettore, e la possibilità di essere impiegato solo entro i confini della propria provincia o di quella limitrofa. Quello che si diceva, sulla valigia di cartone che avrebbero dovuto fare tutti al Mezzogiorno per spostarsi al Nord – hanno capito che era una diavoleria, una colossale fesseria.
Giorgia Meloni ha detto più volte che non ci doveva essere una stessa misura per chi non può lavorare e per chi può farlo. Secondo le indiscrezioni, però, sarà previsto un sussidio anche per gli occupabili. Era propaganda da campagna elettorale?
Sì. Hanno capito, analizzando i numeri che noi cercavamo disperatamente di fargli vedere mesi fa, che gli occupabili sono un segmento della popolazione con delle caratteristiche ben precise: il 70,8% ha un bassissimo tasso di scolarizzazione (arrivano a malapena alla terza media), circa 190mila (su 400mila, ndr) sono ultracinquantenni, e sono fuori dal mercato del lavoro da tanti anni. Tutto questo fa di loro dei soggetti difficili da inserire dentro un mercato del lavoro che richiede sempre di più competenze specialistiche. Da qui il dietrofront e il riconoscimento di un sussidio.
Cosa non ha funzionato del piano che il governo aveva annunciato mesi fa, per inserire subito nel mercato del lavoro gli occupabili?
All'indomani della legge di bilancio, hanno detto agli occupabili: "Ad agosto vi toglieremo il reddito di cittadinanza e al suo posto vi daremo un lavoro. Inizieremo subito per voi un corso di formazione professionale che vi porterà, ad agosto, nelle condizioni di inserirvi facilmente nel mercato del lavoro, perché c'è tanto lavoro che vi aspetta". Ora siamo arrivati a marzo, a cento giorni dalla scadenza del sussidio, e si sono resi conto che queste persone necessitano di un corso di formazione che non è nemmeno partito, e che comunque hanno bisogno di un accompagnamento molto più lungo e più complesso rispetto a quello che immaginavano. Il governo si è reso conto che queste persone non saranno nelle condizioni di essere appetibili per il mercato del lavoro, e si sono visti costretti a riconoscergli qualcosa.
Quel "qualcosa", però, è molto ridotto rispetto a quanto previsto dal reddito di cittadinanza.
Quello che gli dovrebbero riconoscere è un'autentica stupidaggine. Un insulto. Con 375 euro non solo non ci mangi, ma spingi queste persone ancora di più verso il nero, lo sfruttamento e la malavita. Questo è il disastro del loro progetto.
La destra vuole anche cambiare i requisiti per accedere alla misura, bisognerà essere ancora più poveri per avere un sostegno economico. Rischiamo di lasciare indietro persone in difficoltà?
Abbassando la soglia Isee hanno creato addirittura una sottocategoria della povertà. Hanno istituzionalizzato i più poveri tra i poveri. La raccomandazione europea chiede di rafforzare il reddito minimo, come lo chiamano, perché i costi in aumento rendono ancora più profonde le disuguaglianze sociali. L'Italia è l'unico Paese che sta andando in direzione contraria. E c'è un'altra conseguenza a questa vigliaccata: hanno ucciso la competizione tra salari bassi e reddito.
Perché?
Per mesi si è discusso di quanto fosse vicino il reddito a uno stipendio. Il reddito a 500 euro era pericolosamente vicino allo stipendio da 700 euro. Uno dei meriti del reddito di cittadinanza è stato di scoperchiare questo secchio di letame che è dato dal lavoro povero, i working poor, che sono il 12% dei lavoratori: persone che, pur avendo un impiego, non riescono ad arrivare alla fine del mese perché hanno paghe da fame. Di questi, circa 200mila percepisce il reddito di cittadinanza, e solo integrandolo con lo stipendio riescono a superare la soglia di povertà. Il governo ha ucciso questa competizione non alzando i salari bassi, ma abbassando il reddito di cittadinanza. È stomachevole.
Il governo dice di puntare molto sulla formazione e l'inserimento lavorativo. Questa è stata una criticità per il reddito di cittadinanza, no?
Il Rdc ha trovato come ostacolo il mancato potenziamento dei centri per l'impiego. Anche qui, dopo anni di chiacchiere, quelli della maggioranza hanno dovuto fare i conti con la realtà: inizialmente dicevano di voler escludere i centri per l'impiego, e lasciare alle aziende il capitolo della formazione e dell'assunzione.
Con la Mia, invece, la ministra Calderone ha confermato che i centri per l'impiego saranno coinvolti attivamente.
Ecco. Si stanno scontrando dove si è scontrata la legge precedente. Se vogliono risolvere il problema della formazione e del reinserimento, devono per forza rafforzare i centri per l'impiego.
Cosa non ha funzionato nel collocamento con il Rdc in questo caso, e cosa deve fare il governo?
Il problema è stata l'inerzia dei governatori delle Regioni, nonostante ci fosse un miliardo di euro messo a disposizione. Serviva realizzare il piano straordinario di reclutamento di 11.600 dipendenti in più varato dal governo Conte I, ma ad ottobre scorso gli assunti erano circa 4mila. Qualche settimana fa il ministro Calderone ha detto che il male del mercato del lavoro italiano è nella situazione disastrosa dei centri per l'impiego. Io consiglierei di fare una telefonata ai governatori della sua stessa maggioranza, per dire: "Avete i soldi, cosa state aspettando a usarli per reclutare gli impiegati che mancano nei centri per l'impiego?".
Considerando che ora quindici Regioni sono amministrate dal centrodestra, che è anche al governo, pensa che ci sarà più unità d'intenti nel portare avanti la misura?
Non parlerei di unità, ma di un problema ideologico che adesso non c'è più. Prima, i governatori sia di destra che di sinistra si erano mostrati recalcitranti a far decollare una misura che, per sua natura, aveva il simbolo del M5s. Penso che ora, con il reddito di cittadinanza abrogato, questa riserva ideologica non ci sia più. Per il bene loro e soprattutto dei cittadini, spero che adesso con il miliardo che gli era stato messo a disposizione – e che è ancora lì – rafforzino i centri per l'impiego.
Alla fine, la maggioranza avrà i numeri in Parlamento per far passare questa riforma. Quale ruolo deve giocare l'opposizione?
L'opposizione dovrà utilizzare tutti gli strumenti parlamentari per impedire questa macelleria sociale. Deve far capire a questo governo che il reddito di cittadinanza non assolve solo una funzione di protezione delle fasce più deboli, ma assicura la tenuta sociale del Paese. Se si spezza la tenuta sociale, poi diventa una situazione difficile da gestire per tutti. Per tutti. Dobbiamo fare in modo che il governo non abbandoni il modello costituzionale dello Stato sociale, cioè dello Stato che crea le condizioni perché un cittadino possa diventare un lavoratore.
Con l'elezione di Elly Schlein a segretaria, il Pd sembra aver sposato una linea favorevole alla difesa reddito di cittadinanza. Si può costruire un'alleanza su questo?
In politica contano i fatti. Aspettiamo il Pd, vediamo cosa farà su temi autenticamente progressisti: salario minimo, le armi nella crisi ucraino-russa, il reddito di cittadinanza, la transizione ecologica. Sono queste le prove che potranno dirci se il Pd ha effettivamente tracciato un solco di discontinuità rispetto al Pd liberista del passato e adesso ha a cuore ha agenda che non è quella di Draghi ma un'agenda sociale.
Quindi accettereste di lavorare insieme sul tema del reddito di cittadinanza?
Noi abbiamo dimostrato che quando si condividono i temi e gli obiettivi, il M5s è pronto a confrontarsi e lavorare insieme. Anche a costo di sostenere una candidatura non nostra, come abbiamo fatto in Lombardia. Il punto è capire se è un Pd che continua a sostenere che gli inceneritori fanno bene alla salute dei cittadini, che le trivelle fanno bene ai nostri mari, e che è meglio la cultura dei rifiuti bruciati, delle armi, del carbonio, del petrolio, del nucleare. Su questi temi ci dobbiamo confrontare, e su questi temi ci conosceremo.