Libertà di stampa sotto attacco in Europa, tra i paesi più a rischio c’è anche l’Italia: cosa dice il rapporto

La libertà e il pluralismo dei media sono in forte declino in tutta l'Unione Europea. Lo evidenzia l'ultimo rapporto pubblicato dalla Civil Liberties Union for Europe, di Liberties, redatto con il contributo di ben 43 organizzazioni per i diritti umani da 21 Stati membri. Il documento denuncia un attacco sistematico all'indipendenza dei media, favorito da una crescente concentrazione proprietaria, opacità nei finanziamenti pubblici e debolezze normative che minano l'efficacia della nuova legge europea sulla libertà dei media, l'EMFA (European Media Freedom Act), in vigore da agosto 2025. Il rapporto sottolinea anche come l'indipendenza dei giornalisti sia compromessa da intimidazioni, violenze fisiche e cause legali pretestuose (SLAPP), oltre che da una trasparenza insufficiente sulla proprietà dei media. In paesi come Croazia, Francia, Spagna, Slovenia, Svezia e Paesi Bassi, pochi gruppi privati dominano interi settori dell'informazione, riducendo drasticamente il pluralismo. Ma il caso italiano è tra i più gravi, secondo Liberties.
La vulnerabilità del servizio pubblico italiano
In Italia, il governo Meloni non ha ancora adottato misure efficaci per garantire trasparenza nella proprietà dei media né per prevenire conflitti di interesse. Particolarmente allarmante è la situazione della Rai, il servizio pubblico italiano, regolato dalla cosiddetta "legge Renzi" (n. 220/2015), che consente al governo e alla maggioranza parlamentare di nominare la quasi totalità del consiglio di amministrazione. Questa configurazione renderebbe così l‘emittente pubblica fortemente esposta alle pressioni politiche. L'amministratore delegato, scelto dal governo, gode di ampi poteri gestionali e libertà di spesa, in contrasto con i principi di indipendenza stabiliti dall'EMFA. A maggio 2024, due ricorsi al TAR del Lazio hanno contestato la legittimità della procedura di nomina del CdA Rai, ritenuta contraria alle norme UE. Nonostante questo, il nuovo consiglio è stato insediato il 1° ottobre. Il rapporto segnala anche un clima di forte autocensura e pressione interna, testimoniato dal caso emblematico dello scrittore Antonio Scurati: la cancellazione di un suo monologo antifascista nel programma di Serena Bortone, e il successivo procedimento disciplinare a suo carico, hanno sollevato infatti dure reazioni. Usigrai aveva indetto uno sciopero generale il 6 maggio 2024, cui ha aderito il 75% degli iscritti, denunciando la trasformazione della Rai in "un organo di stampa del governo".
L'Italia resta senza riforme e a rischio infrazione
Il report denuncia inoltre l'immobilismo delle istituzioni. A novembre 2024 si sono svolti gli Stati Generali del Servizio Pubblico, un evento promosso dalla commissione parlamentare di vigilanza Rai per avviare sostanzialmente un confronto sulle riforme, ma le conclusioni sono rimaste lettera morta. "È davvero avvilente leggere il Report sulla Libertà di Stampa 2025, prodotto da Liberties, che ancora una volta presenta un quadro davvero preoccupante per l'Italia", ha dichiarato la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia. Secondo la presidente, "le problematiche legate alla libertà di stampa e all'indipendenza dei media rimangono tutte lì, anzi in certi casi c'è stato un peggioramento". Floridia accusa infatti la maggioranza di aver tradito lo spirito degli Stati Generali e denuncia il blocco della commissione di vigilanza Rai, fermo da oltre sei mesi: "Una situazione inaccettabile che sta impedendo il controllo democratico da parte di un organo di garanzia fondamentale". La presidente della commissione avverte poi che il rischio di procedura di infrazione da parte dell'UE è assai concreto e che "bloccare la riforma e tenere in ostaggio la commissione significa trascinare il Paese verso un vicolo cieco" e poi chiede a Giorgia Meloni: "Di fronte a questo ennesimo monito dall'Europa, come reagirà? Avrà il coraggio di dire alla sua maggioranza che è ora di fare qualcosa di concreto? La violazione del Media Freedom Act europeo che si paleserà ad agosto danneggerà non solo l’immagine internazionale del Paese, ma soprattutto la nostra democrazia".
Floridia poi conclude: "La riforma del servizio pubblico e lo sblocco della commissione della vigilanza Rai devono diventare una priorità per il Parlamento, altrimenti la responsabilità di rendere l'Italia lo zimbello d'Europa sul fronte della libertà dei media continuerà ad essere tutta in capo a questa maggioranza".
Il caso Angelucci e la concentrazione dei media
Oltre alla Rai, il rapporto mette in evidenza la crescente concentrazione proprietaria nel settore editoriale italiano. Destano particolare preoccupazione le operazioni del gruppo Angelucci, guidato dal deputato della Lega Antonio Angelucci, che già controlla quotidiani come Il Giornale, Libero e Il Tempo. L'annunciata acquisizione dell'agenzia AGI da parte dello stesso gruppo rappresenterebbe, secondo Liberties, un ulteriore passo verso la riduzione del pluralismo nel nostro Paese: la mancanza di trasparenza sulle proprietà e l'intreccio tra media, potere economico e politico aggraverebbero infatti il rischio di una stampa sempre meno indipendente e sempre più orientata a interessi di parte. Il mancato intervento normativo per evitare conflitti di interesse e garantire una distribuzione equa del potere mediatico, osserva il rapporto, contribuirebbe a rendere sempre più fragile l'indipendenza del sistema informativo italiano.
Pressioni, minacce e querele bavaglio
Il rapporto 2025 segnala poi gravi violazioni della libertà d'espressione. In Italia, come in altri paesi europei, i giornalisti sono stati oggetto di minacce, aggressioni fisiche e SLAPP, cioè le azioni legali strumentali a zittire la stampa. Nel marzo 2024 la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha intentato una causa da ben 5 milioni di euro contro L'Espresso per un'inchiesta sul suo passato imprenditoriale. A giugno, il ministro Adolfo Urso ha chiesto risarcimenti tra i 250mila e i 500mila euro a Il Foglio e Il Riformista. Non sono ovviamente episodi isolati, ma parte di una tendenza che mette in discussione la possibilità stessa di fare giornalismo d'inchiesta in Italia. Il rapporto ricorda anche l'aggressione subita dal giornalista Andrea Joly, commentata dal presidente del Senato Ignazio La Russa con parole ambigue. Pur condannando l'atto, La Russa aveva allora insinuato che "il giornalista avrebbe dovuto identificarsi" e si è chiesto se "la sua presenza sulla scena fosse davvero una coincidenza". Il quadro che emerge dal rapporto è dunque allarmante. Liberties ribadisce che la libertà di stampa è una condizione essenziale per il buon funzionamento della democrazia: "Quando i media fungono da portavoce del governo", si legge nel rapporto, "rendono torbido il dibattito pubblico e indeboliscono la fiducia nelle notizie".
In questo clima, la disinformazione prolifera e il potere politico può agire indisturbato. La speranza, secondo il report, è che l'Unione Europea non si limiti a scrivere leggi, ma si impegni a farle rispettare. L'Italia, in particolare, è attesa a un bivio: o procede verso una riforma reale e garantista, o continuerà ad affondare nella classifica della libertà di stampa, sotto gli occhi sempre più preoccupati di Bruxelles.