Libertà di stampa, per Rsf l’Italia migliora ma preoccupa l’ostilità del M5S verso i giornalisti
L'Italia scala la classifica della libertà di stampa e nel 2018 si attesta al 46simo posto, migliorando di 6 posizioni rispetto al 52simo posto assegnato lo scorso anno, con un coefficiente sulle limitazioni alla libertà per i media pari a 24,12. La classifica è guidata dalla Norvegia, seguita da Svezia, Olanda e Finlandia. Tra i maggiori Paesi dell'Unione europea, la Germania è 15sima, la Spagna 31sima, la Francia 33sima e il Regno Unito 40simo. Male ancora una volta la Russia che si conferma 148ma, fanalino di coda mondiale è il sultanato del Brunei.
Nonostante lo sviluppo positivo, il rapporto annuale elaborato da Reporters sans frontières evidenzia numerose criticità e rileva che in Italia "una decina di giornalisti italiani sono ancora sotto protezione permanente e rafforzata della polizia dopo le minacce di morte proferite, in particolare, dalla mafia, da gruppi anarchici o fondamentalisti". Insomma, al di là dei miglioramenti nel corso degli ultimi anni, nel Belpaese i giornalisti non risultano avere comunque abbastanza tutele e sono sottoposti a continue "violenze e intimidazioni sono a un livello allarmante e crescente, soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia e numerosi giornalisti, soprattutto nella capitale e nel sud del Paese, si dicono continuamente sotto pressione di gruppi mafiosi che non esitano a penetrare nei loro appartamenti per rubare computer e documenti di lavoro confidenziali quando non vengono attaccati fisicamente. Ma dimostrando coraggio e resilienza, questi giornalisti, continuano, nonostante tutto a pubblicare le loro inchieste".
La situazione n0n è rosa e fiori nemmeno guardando al fronte politico. Il rapporto Rsf, infatti, evidenzia che "molti giornalisti italiani sono preoccupati dalla vittoria elettorale di M5s che spesso ha criticato i media e non ha esitato a fare i nomi dei giornalisti sgraditi. Sempre più giornalisti si autocensurano a causa delle pressioni dei politici". Rsf critica anche la legislazione relativa alla diffamazione a mezzo stampa a danno di politici e magistrati e le pene previste dal codice in caso di condanna che vanno dai 6 ai 9 anni di carcere, considerando le norme illiberali. Secondo la Ong, "l'odio del giornalismo minaccia le democrazie" e "la rivendicata ostilità nei confronti dei media, incoraggiata da alcuni responsabili politici, e la volontà dei regimi autoritari di esportare la loro visione del giornalismo minacciano le democrazie".
Già lo scorso anno, il Movimento fondato da Beppe Grillo venne criticato proprio per il suo atteggiamento ostile verso la stampa italiana e scatenò un'accesa polemica, con tanto di presa di posizione del comico genovese: "Se i TG e i giornali non vi danno le notizie o vi danno notizie false o vi danno notizie non verificate è perché hanno paura di me. Reporter Senza Frontiere dice che diffondo "l'identità" dei "giornalisti sgraditi". Forse non sono stati informati bene dai direttori dei giornali italiani che li hanno contattati per cambiare la classifica (vi hanno contattato, vero?). Non viene pubblicata l'identità dei giornalisti sgraditi, viene smentita la balla che diffondono o viene risposto alle loro offese gratuite", scrisse Grillo sul suo Blog.