Liberalizzazioni: il governo fa marcia indietro? “Sì, ma i taxi sono l’ultima delle lobby”
Banche, energia, trasporti, sanità, giustizia. Il discorso sulle liberalizzazioni comprende, in definitiva, buona parte del dibattito pubblico italiano sui servizi essenziali da offrire al cittadino. Un modo per “creare un mercato laddove non esiste”, come sottolinea nella nostra intervista Sergio Veroli, vicepresidente nazionale di Federconsumatori, che ci fornisce il punto di vista dell’associazione. Un discorso, quello sulle liberalizzazioni, che è tornato prepotentemente alla ribalta mediatica: passi indietro sui taxi, nuove disposizioni sui mutui bancari, la possibilità di aprire nuove farmacie e sanzioni più severe per i periti che frodano le compagnie assicurative sull’Rc auto, sono le principali novità del testo varato dalla Commisione Industria del Senato. “Ci aspettavamo, però, dei provvedimenti più coraggiosi – sottolinea Veroli ai nostri microfoni – che incidessero su quelle lobby ancora troppo forti e troppo ben rappresentate in Parlamento!”
PRIVATIZZARE O LIBERALIZZARE? LA QUESTIONE DEI MONOPOLI – Fra le lobby in questione bisogna annoverare quella dei taxi? “Sono sicuramente una corporazione – afferma il vicepresidente – ma fatta di gente che lavora. I problemi in Italia sono altri: banche, notai, energia, sanità, trasporti”. Questi i punti più dolenti che, secondo la Federconsumatori, meriterebbero un dibattito più intenso e critico di quello creato sui tassisti. Sui trasporti, in particolar modo, Veroli punta il dito sull’inaffidabilità e sulla fatiscenza del trasporto pubblico: “Sono anni che chiediamo maggiori poteri per l’Autorità in materia. Ora staremo a vedere cosa farà il governo per migliorare la situazione”. Il discorso si concentra, poi, sulla questione privatizzazioni: “Cosa ben diversa dalle liberalizzazioni: le prime creano monopoli o oligopoli, come nel caso di Ferrovie e Autostrade; le seconde incentivano la concorrenza e lasciano scegliere al cittadino il servizio che reputa migliore”. A metà strada si colloca la proprietà pubblica: “Ricetta che potrebbe funzionare dove persistono monopoli naturali. Si può anche far funzionare il pubblico senza sprechi e corruzione. L’importante è volerlo”.