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Conflitto Israelo-Palestinese

Libano, Meloni dice che è molto preoccupata per rischio escalation: “Israele non cada nella trappola”

Giorgia Meloni ha dichiarato di essere “molto preoccupata” dalla situazione in Libano, che rischia di portare a un’escalation in tutto il Medio Oriente. Ora, ha detto, è importante che Israele non cada nella “trappola” di chi vuole “costringere a una reazione”. La premier ha parlato anche del suo viaggio in Cina, del rapporto Ue sullo Stato di diritto e dell’inaugurazione delle Olimpiadi.
A cura di Luca Pons
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"Io sono molto preoccupata per quello che sta accadendo in Libano". Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, durante un punto stampa nel corso della sua visita in Cina è stata chiara sul fatto che dopo gli ultimi scontri con Israele c'è "il rischio di una escalation regionale". Che potrebbe sfociare in guerra aperta tra due (o ha più) Paesi. Tanto che proprio ieri il ministro degli Esteri Tajani ha invitato gli italiani presenti in Libano a lasciare il Paese. Meloni ai cronisti ha sottolineato: "Ogni volta che ci sembra di essere un po' più vicini all'ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa", in questo caso l'attacco di Majdal Shams che ha ucciso dodici bambini. "Significa", per la premier, "che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un'escalation e che puntano sempre a costringere Israele a una reazione".

Proprio sulla reazione del governo israeliano ora si concentra l'attenzione. Dopo l'attacco Israele ha risposto con una serie di raid nel sud del Libano, poi l'Iran a sua volta ha minacciato ritorsioni. Meloni, da parte sua, ha invitato Israele a "non cadere in questa trappola", ed evitare un'escalation del conflitto: "Sono in contatto con il ministro degli Esteri, con il governo, e con gli alleati, bisogna continuare a passare messaggi di moderazione in questa fase". E, in particolare, "la Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti particolarmente tra Paesi Arabi e Israele", grazie ai suoi rapporti "con Teheran, con Riad".

I rapporti con la Cina e il suo aiuto alla Russia in Ucraina

La Cina e i suoi rapporti con l'Italia sono stati, naturalmente, al centro del viaggio di questi giorni, che non si è ancora concluso anche se è già avvenuto l'incontro con il presidente Xi Jinping. Si è parlato, ha detto Meloni, anche del sostegno di Pechino alla Russia in Ucraina: "Noi siamo stati abbastanza chiari nel porre la questione, provando a ragionare insieme su quali siano gli interessi che ciascuno ha. Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa. Anche se come sappiamo non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione. Io spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente". Per poi aggiungere: "Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso".

Per quanto riguarda l'Italia, Meloni ha siglato un Piano triennale per i rapporti tra i due Paesi: "È un approccio alternativo alla Via della seta. Ci sono altre nazioni dell'Europa, tra le principali nazioni europee, che hanno un volume di investimenti cinesi che è molto più alto, quindi io ho sempre detto che si poteva uscire dalla Via della seta e nello stesso momento ricostruire un rapporto di collaborazione più intensa con la Cina ed è esattamente quello che ho fatto". L'accordo ha l'obiettivo di rafforzare "un rapporto di crescita nel rispetto, nella lealtà anche dei nostri rapporti economico-commerciali". Sono state firmate anche sei intese, "su materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali, l'istruzione".

Le critiche del rapporto Ue

La premier ha parlato anche del rapporto Ue sullo Stato di diritto in Italia, che ha criticato la situazione, e della sua lettera in risposta: "Una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico", ha spiegato. La lettera quindi non attaccava la Commissione, ma "chi strumentalizza quel rapporto, che tra l'altro non dice niente di particolarmente nuovo rispetto agli anni precedenti". Meloni ha poi contestato i contenuti del rapporto: "Dicono che ci sono delle intimidazioni alla stampa perché ci sono degli esponenti politici che querelano per diffamazione alcuni giornalisti, ma non mi pare che in Italia vi sia una regola che dice che se tu hai una tessera da giornalista puoi liberamente diffamare qualcuno e dire che gli esponenti politici se avviano una causa per diffamazione stanno facendo azioni di intimidazione. Vuol dire non avere neanche rispetto dell'indipendenza dei giudici".

La polemica sull'apertura delle Olimpiadi di Parigi: "Non l'ho vista"

Infine, un accenno alla polemica sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi, che ha attirato polemiche da parte della destra conservatrice (inclusi membri di Fratelli d'Italia) e di alcuni esponenti della Chiesa: "Mi dispiace che sia stata percepita come una cerimonia divisiva, perché la Francia e l'Europa hanno una straordinaria storia e cultura da raccontare attraverso un evento del genere e della quale potrebbero andare tutti fieri", ha detto. "Io purtroppo non l'ho vista, perché ero in aereo, non ho tutti gli elementi per giudicare, so che la polemica è riferita particolarmente a una simbologia che ricordava l'ultima cena dalla quale molti sono sentiti offesi. Poi non ho capito se effettivamente fosse un riferimento o meno all'ultima cena".

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