L’ex portavoce di Salvini: “Sono tutti ossessionati dalla Russia. Navalny? Morte strumentalizzata”
La morte di Alexei Navalny è stata strumentalizzata perché " il signor Biden, il capo del mondo", ha "deciso che è stato Putin a farlo uccidere, e tutti devono omologarsi", e ormai "tutti sono ossessionati in maniera psicopatologica dalla Russia", ma in Italia c'è "il Paese reale che ha opinioni anche diverse". Gianluca Savoini è stato il portavoce di Matteo Salvini e ha lungo ha contribuito a curare i rapporti della Lega con Mosca. Il suo nome è legato soprattutto al caso Metropol sui presunti fondi russi alla Lega, un'indagine che si è conclusa con l'archiviazione. In un'intervista alla Stampa, Savoini ha parlato della situazione attuale, con le tensioni legate al vecchio accordo tra il Carroccio e Russia unita, partito di Putin. A partire dalla morte di Alexei Navalny e il suo impatto nei Paesi occidentali.
"È morta una persona. E quando muore una persona non si può scherzare", ha iniziato Savoini, aggiungendo: "Però bisognerebbe anche evitare di strumentalizzare questa morte". Matteo Salvini ha rifiutato di dire se il regime di Putin possa aver avuto parte in questa morte : "Basta che Salvini dica una cosa ragionevole – cioè di aspettare le indagini per capire se Navalny è morto di infarto, di gelo, oppure torturato – che subito viene messo in croce. Perché questa strumentalizzazione? Perché basta che il signor Biden, il capo del mondo, decida che è stato Putin a farlo uccidere, e tutti devono omologarsi".
Savoini ha detto che "Quello che è successo a Navalny è quello che succede da tempo ad Assange. Non è che io voglia fare dei paragoni tristissimi, però quello che vale per uno vale anche per l’altro. Usare due pesi e due misure mi fa schifo". Il problema, secondo lui, è che "ormai tutti sono ossessionati in maniera psicopatologica dalla Russia. Viviamo in questa cappa dove Russia significa il crimine, l’inferno, il male assoluto. E poi se qualcuno ha a che fare con la Russia diventa un mostro".
Per quanto riguarda la commemorazione pubblica di Navalny, "la Lega fa parte del governo, e per evitare problemi al governo, è normale che sia andata in piazza. Però un conto sono un governo e un sistema politico schierati, un’altra il Paese reale che ha opinioni anche diverse". Anche perché, ha sottolineato, "tutti i politici italiani – da Letta a Prodi, da Conte a Salvini – che hanno avuto un ruolo di governo fino al 2019" trattavano Putin "come si tratta un partner importante". Ora invece "chiunque non segue i dettami del pensiero unico sulla politica internazionale viene attaccato a prescindere".
Savoini aveva un ruolo di spicco nella Lega quando il partito firmò l'accordo con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, nel 2017. Questo accordo ora è al centro di una diatriba politica: Azione chiede che venga mostrata la disdetta, e in caso contrario minaccia la sfiducia a Salvini. L'accordo avrebbe dovuto essere rinnovato automaticamente nel 2022. Secondo Savoini però "è stato impossibile riconfermarlo", per un motivo tecnico: "i trattava di un memorandum di collaborazione, nell’ambito di istituzioni come ad esempio il Consiglio d’Europa e l’Ocse al quale erano ammessi anche parlamentari russi". Nel 2022, però, "i deputati russi erano stati espulsi da questi organismi".