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L’ex Ilva va verso l’amministrazione straordinaria, cosa vuol dire e cosa succede adesso

Invitalia ha fatto richiesta perché Acciaierie d’Italia, che gestisce l’ex Ilva, sia messa in amministrazione straordinaria. Vorrebbe dire metterla sotto il controllo di uno o più commissari, e quindi dello Stato, per un periodo. Così si escluderebbe il socio privato ArcelorMittal, che però ha fatto una richiesta diversa.
A cura di Luca Pons
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L'acciaieria ex Ilva di Taranto, con tutta probabilità, andrà in amministrazione straordinaria. Ovvero, la società Acciaierie d'Italia Spa (che controlla l'ex Ilva) sarà "commissariata", messa in mano a commissari esterni e quindi di fatto allo Stato, almeno per un periodo. Questa è la richiesta fatta da Invitalia, la società pubblica che fa parte di Acciaierie d'Italia insieme alla multinazionale privata Arcelor Mittal. Invitalia è il socio di minoranza, Arcelor Mittal quello di maggioranza. La dura trattativa tra i due è solo l'ultimo capitolo della lunga e complessa storia dell'acciaieria.

Questa sera, il governo Meloni incontrerà i sindacati e i rappresentanti delle aziende dell'indotto collegate all'ex Ilva per spiegare gli ultimi aggiornamenti sulla situazione. Le sigle sindacali chiedevano da tempo che si procedesse con un commissariamento per garantire la sicurezza dei dipendenti. Le aziende dell'indotto, che in molti casi hanno dei debiti da riscuotere da Acciaierie d'Italia, erano state invece più scettiche. Peraltro, non è detto che l'amministrazione straordinaria sia la soluzione definitiva, dato che Arcelor Mittal a sua volta ha fatto una richiesta diversa.

Cos'è l'amministrazione straordinaria e a cosa serve

L'amministrazione straordinaria è una procedura che può partire quando una grande azienda ha troppi debiti accumulati. Invece di farla fallire o liquidarla – cosa che nel caso dell'ex Ilva avrebbe un impatto durissimo a livello produttivo e di dipendenti, sia a Taranto che a livello nazionale, dato che è la più grande acciaieria d'Europa – si dà l'azienda in gestione a uno o più commissari (per questo si parla di "commissariamento").

Questi hanno il compito di provare a risanare i debiti e ‘ristrutturare' l'azienda dal punto di vista economico, tutelando anche i dipendenti. I commissari rispondono al ministero delle Imprese, e il loro obiettivo finale è riportare l'azienda a un equilibrio economico migliore e darle la possibilità di ripartire. In questo caso, il governo vorrebbe che l'amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia durasse solo per un certo periodo e poi arrivasse un nuovo socio privato a comprarne la maggioranza. Quale possa essere questo socio, al momento non si sa.

Perché Invitalia ha chiesto il commissariamento dell'ex Ilva

Ieri sera, Invitalia ha fatto sapere di aver inviato al ministero delle Imprese una lettera in cui si chiede di "conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria" di Acciaierie d'Italia Spa. Di fatto, al di là delle procedure tecniche necessarie, si tratta di una vera e propria richiesta al governo di intervenire con il commissariamento.

La lettera è stata inviata perché si è provato "ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato", che però non è stato disponibile "a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato", ha fatto sapere Invitalia in una nota. Insomma, tutte le trattative con Arcelor Mittal per chiedere che investisse di più nell'ex Ilva non sono andate a buon fine – come aveva detto ieri anche il ministro Urso – e ora il commissariamento resta l'unica strada.

Tecnicamente, il governo era già andato in questa direzione. Il decreto Ilva approvato a metà gennaio aveva rafforzato le tutele per i lavoratori delle aziende in crisi che vanno in amministrazione straordinaria. Non solo, ma pochi giorni dopo Invitalia aveva chiesto ad Acciaierie d'Italia di avviare le procedure e le verifiche per il commissariamento, e l'esecutivo Meloni si era impegnato a intervenire nel caso con un "prestito ponte" da 320 milioni di euro.

Cosa ha risposto Arcelor Mittal e cosa può succedere

È già arrivata la reazione di Arcelor Mittal, la multinazionale indiana che al momento possiede il 62% di Acciaierie d'Italia ma che – stando alle dichiarazioni – non ha intenzione di investire ancora nell'ex Ilva. Più che una reazione, in realtà, è stata una mossa anticipata. Venerdì sera, dunque poco prima della richiesta di amministrazione straordinaria da parte del socio pubblico Invitalia, da Arcelor Mittal è arrivata un'altra istanza: quella di concordato con riserva.

Si tratta di una procedura diversa dal commissariamento, ma che ha comunque l'obiettivo di saldare i debiti di un'azienda in crisi. In pratica, si apre un negoziato con i creditori per trovare una soluzione che vada bene a tutti. Una richiesta di misure protettive per l'azienda era già stata avanzata davanti al tribunale di Milano, ma la scorsa settimana il giudice l'aveva respinta perché non c'era una "concreta e realistica prospettiva di risanamento dell'impresa". È difficile pensare che le cose siano cambiate negli ultimi giorni, ma bisognerà attendere una risposta anche a quest'ultima istanza della multinazionale.

Una mossa che sembrerebbe soprattutto avere l'intenzione di prendere tempo per evitare l'amministrazione straordinaria. Anche perché l'unica alternativa per Arcelor Mittal sarebbe cedere le proprie quote dell'ex Ilva a un'altra azienda privata. Una procedura che ovviamente non si può sbrigare in pochi giorni, ma richiederebbe lunghe trattative e accertamenti.

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