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Letta segretario del Pd, ora è più di un’ipotesi: “Mi prendo 48 ore per riflettere”

In molti in queste ore hanno chiesto a Enrico Letta di prendere le redini del Pd. L’ex premier ha annunciato su Twitter di essere disposto a considerare l’offerta: “Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48 ore per riflettere bene. E poi decidere”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le possibilità che Enrico Letta venga indicato come nuovo leader del Pd dall'assemblea dei dem che si riunirà domenica 14 marzo sono aumentate. In molti stanno provando in queste orea tirare l'ex premier dalla giacca, per toglierlo dai suoi impegni parigini e riportarlo a Roma. Poco fa Letta ha fatto capire che intende lasciare aperto uno spiraglio per una trattativa: "Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48ore per riflettere bene. E poi decidere", ha scritto in un Twitter.

Una svolta, rispetto all'iniziale ritrosia manifesta domenica, quando aveva twittato così: "Con sorpresa ho letto il mio nome sui giornali come possibile nuovo segretario del Pd. Quel che penso è che l’Assemblea tutta debba chiedere a Zingaretti, al quale va la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership. Peraltro io faccio un’altra vita e un altro mestiere".

Sicuramente nell'apertura di Letta avranno pesato i tanti messaggi che gli hanno inviato esponenti dem vicini a Zingaretti, a Franceschini e a Orlando. Sulla carta avrebbe potrebbe avere un consenso molto largo in assemblea. Meno entusiasmo arriva da Base Riformista: "Il nome per la guida del partito tocca alla maggioranza farlo. Noi siamo responsabili e non faremo mancare il nostro contributo all'unità", è la posizione che viene fatta filtrare dall'area che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti, per i quali però resta fondamentale un passaggio congressuale, con le primarie, da tenere nel 2022 o comunque appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno, come hanno ricordato anche Gianni Pittella seguito da Andrea Romano e Dario Stefano. L'urgenza di un congresso "per discutere la linea del partito" è ribadita anche da Matteo Orfini, che intervistato da Fanpage.it, dice: "Abbiamo perso un anno a coltivare la subalternità ai 5 Stelle e annullarci nel Contismo, ora nei sondaggi si vedono i risultati".

Eppure questa mattina Valentina Cuppi, presidente del Pd, pur avendo ammesso che Letta sarebbe una figura autorevole, ha ricordato che le candidature dovranno essere presentate in Assemblea, perché è quello "il luogo deputato a decidere e a scegliere". Questo non impedisce certo di avviare, prima di allora, colloqui e trattative. Letta potrebbe però porre due condizioni: la prima è quella di ottenere un consenso quasi unanime dall'assemblea; la seconda, non meno importante, è quella di ricevere un incarico fino alla scadenza naturale del mandato, cioè fino al 2023. Non ci sta insomma a ereditare da Zingaretti un partito litigioso, che non farebbe altro che riservargli bordate quotidiane. E d'altra parte non ha intenzione di lasciare la guida della Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi solo per i pochi mesi necessari a portare il Pd al congresso.

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