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Elezioni politiche 2022

Letta, schiaffo al M5S: “Non sarà della coalizione”. Conte replica: “Siamo noi i veri progressisti”

No a Giuseppe Conte. Sì a Calenda, Renzi e agli ex ministri di Forza Italia. Così Enrico Letta immagina la coalizione che il PD dovrebbe costruire in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.
A cura di Davide Falcioni
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No tassativo a Giuseppe Conte. Sì a Calenda, Renzi e agli ex ministri di Forza Italia. Così Enrico Letta immagina la coalizione che il PD dovrebbe costruire in vista delle elezioni politiche del 25 settembre: un campo "largo" che guarda più al centro che alla sinistra e che dovrebbe chiamarsi "Democratici e progressisti".

Da Letta sì a Calenda e agli ex ministri di Forza Italia

Intervistato da Repubblica, Letta ha illustrato quali saranno le possibili alleanze del Partito Democratico e quali i temi principali della campagna elettorale: "Nelle prossime due settimane parleremo con tutti coloro che sono interessati e disponibili a costruire un progetto politico vincente e che sia nel solco condiviso dalle forze che hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ecco, il riferimento a Draghi è il perimetro della serietà e del patriottismo, la base di partenza". Il profilo della coalizione si definirà meglio nelle prossime settimane, ma lo scopo di Letta è quello di imbarcare sia l'ala sinistra che i centristi. Potrebbe esserci Carlo Calenda: "Di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo". Non mancherà Speranza: "È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò".

Porte aperte anche a Di Maio, Renzi e agli ex ministri di Forza Italia: "Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l’incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti". E Conte? "Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno. Lo avevo avvertito che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo".

Letta: "Se vince Meloni Pillon ministro della famiglia"

L'obiettivo del PD è quello di sconfiggere la destra di Giorgia Meloni: "È l’Italia di chi vuole stare in Europa contro quella di chi vuole i nazionalismi, la salute pubblica per tutti e la salute differenziata, da una parte l’integrazione e dall’altra l’esclusione, la progressività fiscale a fronte della tolleranza dell’evasione, la società dei diritti e della diversità e la negazione dei diritti e dei progressi sociali. E sia chiaro, su tutti questi temi non puntiamo alla conservazione dell’esistente, ma a cambiare le cose, portare il Paese in un futuro più giusto e più moderno. Se vince Meloni mi aspetto Pillon ministro della Famiglia e passi indietro su tutto, un’Italia che fa scappare i giovani".

Conte: "Pd è arrogante. I progressisti siamo noi"

Non si è fatta attendere la replica di Conte a Letta: "Il Pd è arrogante. I progressisti siamo noi. I nostri obiettivi sono chiari: portare avanti le battaglie sulla giustizia sociale e sulla tutela ambientale. Come avevamo spiegato sin dal primo momento erano queste le ragioni del nostro appoggio al governo Draghi: difendere le nostre riforme su ambiente e giustizia sociale". Per questo Conte lavora a un programma di sinistra che metterà al centro la lotta al cambiamento climatico e la progressività fiscale. Quanto alla fine del campo largo, "non si può pensare – riflette – di definire con arroganza un perimetro di gioco e stabilire arbitrariamente chi vi è ammesso. La nostra agenda ci definisce come veri progressisti", e tocca al Pd decidere che fare: "Ovvio che se cercano una svolta moderata che possa accogliere anche Calenda noi non ci possiamo stare".

Di Maio: "Vogliamo l'Italia che abbiamo avuto con Draghi"

Secondo l'ex leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, "Conte e Salvini hanno buttato giù Draghi solo perché i loro partiti stavano già andando a picco nei sondaggi. È stata la loro mossa della disperazione, ma adesso la disperazione rischiano di provarla i cittadini, a causa di queste scelte folli. Anche le stesse categorie che presumono di rappresentare. Vogliamo l'Italia che abbiamo avuto con Draghi – ha aggiunto – credibile ai tavoli internazionali e garanzia di stabilità in Europa, concreta per famiglie e imprese. Dobbiamo riprendere la sua agenda e metterci a lavorare subito per fare in modo che dal giorno successivo alle elezioni si riparta come prima. Questa è l'eredità che dobbiamo portare avanti. Gli italiani non possono affidarsi a personaggi che interpretano la politica come uno show mediatico".

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