Letta dice che il Pd è “il partito della responsabilità”, a differenza di tutti gli altri
Il governo balla da settimane, è inutile nasconderlo. Da un lato il Movimento 5 Stelle fa pressioni sempre più forti su diversi fronti, ma senza ottenere praticamente nulla – né la presidenza della commissione Esteri, né uno stop sulle armi, né un nuovo voto in Parlamento – dall'altro nel centrodestra la questione Concorrenza preoccupa e non poco. L'accordo sui balneari per Lega e Forza Italia non va bene e la fiducia che il governo chiederà la prossima settimana rischia di far saltare il tappo di una bottiglia fin troppo agitata. Così oggi, in un intervento a Camaiore, in provincia di Lucca, per sostenere il candidato sindaco, Enrico Letta rivendica: "Mi spaventa che in tutte le discussioni che si stanno aprendo, sembra che solo noi ci stiamo mettendo la responsabilità". E ancora: "Sempre e solo noi, ma noi continueremo su questa strada – insiste – Assumersi le responsabilità è la nostra caratteristica".
Poi vira sulla questione balneari, spiegando che è stato fatto "un lavoro per un negoziato che permetta una giusta compensazione per gli operatori", ora bisogna "sedersi a un tavolo per trovare una posizione mediana". Purtroppo "ci sono forze politiche che hanno deciso di far saltare quel tavolo, spostando quel negoziato sempre più in là". Per Letta "questa non è politica, ma un modo per prendere in giro le persone e oggi i nodi stanno arrivando al pettine". E ancora una volta appoggia Draghi: "Il presidente del Consiglio ha fatto bene a richiamare tutti ad assumersi le proprie responsabilità – sottolinea – Il nostro atteggiamento obbligherà tutti a stare al tavolo e a trovare una soluzione".
Letta rivendica anche quanto fatto per contrastare il caro energia e l'inflazione: "L'intervento del governo, dopo tanto tempo, è stato caratterizzato da un'operazione di redistribuzione che non si era mai vista prima". E infine sulla guerra in Ucraina sottolinea ancora una volta la posizione del Partito Democratico: "Non si può accettare che i confini di un Paese siano cambiati con i carri armati – spiega – È una logica del ‘900 che non possiamo accettare e non vogliamo tornare indietro nella storia. Quel popolo deve essere libero di decidere".