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Letta: “Continuare sulla linea del rigore. Sì alle privatizzazioni per tagliare il debito”

Il Presidente del Consiglio intervenuto al question time del Senato: “La mancanza di crescita è il tema su cui l’Italia vive una fatica strutturale ed è il tema su cui lavorare”.
A cura di D. F.
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Si continua sulla strada del rigore e dell'austerità. Lo ha ribadito Enrico Letta durante il Question Time al Senato: "Bisogna continuare sulla linea di rigore, sapendo che è una frase che non fa guadagnare consensi. Ma è come quando i figli ti chiedono di fare spese che non sono possibili: il buon padre di famiglia dice no. I conti debbono continuare ad essere in ordine, perché questo ci permetterà per il 2014 quella flessibilità in più per mettere a bilancio investimenti nuovi che Bruxelles ci permetterà perché siamo stati virtuosi". Il Presidente del Consiglio ha poi spiegato che "la mancanza di crescita è il tema su cui l'Italia vive una fatica strutturale ed è il tema su cui lavorare", osservando anche che "negli ultimi 5 anni il nostro debito pubblico è cresciuto meno di altri paesi europei e questo è positivo". E a proposito del debito pubblico, il premier ha avanzato una proposta per iniziare a ridurlo. Come fare? "Valorizzando il patrimonio immobiliare pubblico e cedendo partecipazioni pubbliche nazionali e degli Enti locali". La strada segnata è dunque quella delle privatizzazioni.

Poi il premier ha parlato del lavoro: "Il nostro Paese – ha detto – ha una condizione di favore fiscale per assumere i giovani senza eguali in Europa". Tuttavia, ha spiegato Letta, "se ci sono marchi importanti italiani che trovano investimenti esteri più importanti nel mercato io non mi scandalizzo, l'italianità va considerata nell'accezione più larga e noi dobbiamo attrarre lavoro". uIl presidente del consiglio ha dedicato un cenno al lavoro nero: "‘Il ‘nero' nel nostro Paese è così alto e va combattuto con politiche di contrasto sanzionatorio ma anche con politiche di contrasto di interessi". Per finire il dramma della povertà, con gli ultimi dati istat che hanno stabilito in 9,5 milioni i poveri italiani: "La povertà estrema non ha rappresentanza, non vota, ma è diffusa e noi dobbiamo dare risposte. Il passo tra disoccupazione e povertà deve angosciare chi siede in questi banchi. Nel nostro paese ci sono delle situazioni insostenibili e affrontare questi temi è grandissima priorità".

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