Perché è slittata l’apertura del testamento di Berlusconi e cosa sappiamo sull’eredità
Doveva essere ieri, lunedì 26 giugno, il giorno dell'apertura del testamento di Silvio Berlusconi, morto lo scorso 12 giugno all'ospedale San Raffaele, dopo un peggioramento della sua malattia, la leucemia mielomonocitica cronica, di cui soffriva da due anni. Ma per problemi burocratici è stato necessario un rinvio. La data del 26 giugno era stata ipotizzata perché giovedì 29 si terrà l'assemblea della Fininvest in via Paleocapa, la prima dopo la scomparsa del Cavaliere. All'ordine del giorno c'è l'approvazione del bilancio e il rinnovo del consiglio di amministrazione. Non è stata ufficialmente indicata una nuova data, ma si pensa a questo punto che tutto possa slittare all'inizio della prossima settimana.
Il notaio Arrigo Roveda, l'unico a conoscere tutti i dettagli del testamento, ha fatto sapere che ci vorranno altri giorni prima di conoscere le ultime volontà del fondatore di Forza Italia. Il quotidiano La Stampa ha fatto sapere che i ritardi sono dovuti a problemi legati alla burocrazia, perché ci sarebbero documenti da attendere, inventari da compilare e perizie da terminare.
I nodi del testamento di Berlusconi
La domanda cruciale è: quanto vale il patrimonio di Silvio Berlusconi – che comprende anche imbarcazioni, opere d'arte e un cospicuo patrimonio immobiliare da 6-700 milioni – e che dovrà essere divisa tra gli eredi, e cioè i cinque figli? Gli eredi legittimi sono Marina e Pier Silvio, nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Dall'Oglio, e poi Luigi, Barbara ed Eleonora, avuti con Veronica Lario, pseudonimo di Miriam Bartolini, che non sarà inclusa nel testamento, avendo chiuso tutti i conti in sospeso con l'ex premier nel 2020, dopo un lungo contenzioso legale. Sempre secondo la Stampa i figli, a cui spettano i due terzi del patrimonio, conoscerebbero già le ultime volontà del padre e non vi sarebbero tensioni o contrasti.
Una parte degli averi di Berlusconi, relativa alla quota disponibile (un terzo del patrimonio totale) sarà invece sicuramente destinata alla sua ultima compagna, Marta Fascina, che non per la legge non è sua moglie: i due non si sono mai sposati ma hanno solo celebrato un matrimonio simbolico l'anno scorso, pertanto la deputata azzurra è esclusa dall'asse ereditario. Sulla cifra e sull'entità del lascito ci sono solo ipotesi, ma si parla di una villa e di circa 100 milioni, oltre all'usufrutto di una parte della villa di Arcore, dove la coppia risiedeva.
Le ipotesi sulla quota di controllo di Fininvest
Occhi puntati soprattutto sulla quota di controllo di Fininvest, che vale circa 3 miliardi, e che custodisce tutte le società del gruppo riconducibile a Berlusconi. Sotto il controllo della finanziaria ci sono infatti il 50% di Mfe o MediaforEurope (l'ex Mediaset), il 53% di Mondadori e il 30% di Banca Mediolanum (che vale da sola 1,8 miliardi), oltre al 100% del teatro Manzoni di Milano e del Monza Calcio (costato 66 milioni di investimenti e attualmente in perdita). L'ex premier controllava attraverso diverse società il 61,2% delle azioni Fininvest. Il resto era diviso tra i cinque figli, con quote poco superiori al 7% a testa.
Suddividendo equamente il 61,2% di Fininvest tra tutti i figli gli equilibri si sposterebbero sui tre più giovani, che con la la holding H14, guidata da Luigi, controllano già più del 21,41% contro il 15,30% dei due figli maggiori. Potrebbe esserci un patto di sindacato che regolerebbe i rapporti, oppure potrebbero essere previste compensazioni per Marina e Pier Silvio, che verrebbero lasciati a capo rispettivamente di Mondadori e di Mfe-Mediaset for Europe. Mentre il Corriere della Sera scrive che per Barbara, Luigi ed Eleonora sarebbe confermato il ruolo di azionisti attivi, anche nelle scelte strategiche di competenza del consiglio di amministrazione.