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Leopolda 2016, Renzi: “Referendum è ultima chance di tornare al potere per leader del No”

Il Presidente del Consiglio chiude la kermesse fiorentina: “Ho qualche sassolino da togliermi…”
A cura di Redazione
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Ore 13:20 – "Io sono convinto di vincere al referendum, qualcuno dovrebbe ricordare i sondaggi delle Europee 2014", chiude Renzi: "Ora abbiamo qualche settimana per lavorare per il futuro dei nostri figli e sta a noi farlo. Il referendum non è il punto di arrivo, ma il punto di partenza, un modo per raccontare un'idea di Paese più credibile e dimostrare concretamente che le cose si possono cambiare. Adesso il futuro non sarà uno slogan, ma l'occasione per cambiare l'Italia".

Ore 13:10 – "Ci attaccano per aver fatto i bonus, solo perché erano abituati ai malus. Ovvio che chi ha conti milionari o vitalizi dica che gli 80 euro non servono a niente, ma questa è la più grande manovra di redistribuzione del reddito", continua Renzi, con un appello: "Dovete decidere se intonare un canto di speranza per i nostri figli o rassegnarci alla cultura del piagnisteo, dando il potere in mano a chi ha fallito in passato e ora non vuole cambiare nulla. Il derby è tutto qui, tra chi pensa che il 2017 possa essere l'anno della ripresa". In tal senso, attacca: "C'è amarezza perché in parte del Pd è prevalso un altro messaggio, quello di chi vuole usare il referendum costituzionale come lo strumento per la rivincita del congresso del partito, che hanno perso. Ma non ve lo consentiremo, perché in gioco c'è il futuro dei nostri figli. Sanders sta lavorando per la Clinton, non per Trump, questo lo dobbiamo spiegare ai teorici della ‘ditta quando ci sono loro', dell'anarchia quando ci sono gli altri".

Ore 13:00 – "D'Alema dice che questa riforma lui l'avrebbe fatta meglio, ma perché non l'ha fatta quando ne ha avuto l'occasione?", argomenta Renzi, aggiungendo: "Berlusconi invece ha detto che si rischia l'uomo solo al comando… Poi mi domandano perché mi sta così simpatico. Grillo non aveva studiato la riforma della Costituzione e se l'è fatta spiegare da Di Maio, che non l'aveva capita […] Ora quelli che fomentano la barbarie del dibattito politico dicono che l'Italia rischia di diventare una dittatura come il Cile di Pinochet, ma non provano un minimo di vergogna?". Sul punto, chiosa: "Noi del Sì abbiamo un'idea, un progetto comune, una visione, quelli del No non hanno niente in comune, sono divisi su tutto […] Ma politica è qualcosa di più grande del dire sempre No e combattere l'avversario".

Ore 12:50 – Renzi: "Referendum è derby fra nostalgia e futuro, tra rabbia e proposta, contro chi vive il tempo dell'odio dobbiamo andare casa per casa a spiegare che siamo a un bivio. Quando si prende un cartello stradale e lo si tira a un poliziotto non si sta difendendo la Costituzione. Per venire alla Leopolda bastava mandare un'email, senza rompere un cartello stradale su una camionetta della polizia". Poi aggiunge: "I leader del movimento del No stanno cercando di difendere i loro privilegi e la loro possibilità di tornare al potere. Loro sanno che il 4 dicembre è la loro ultima occasione di tornare in pista, è tutta lì la partita, non c'è altro".

Ore 12:45 – Renzi: "Il Jobs Act non basta, ma intanto abbiamo dato a 650mila persone la possibilità di costruirsi un futuro; il Pil era a -2%, ora è a +1%; grazie all'incrocio delle banche dati abbiamo avuto risultati record in tema di lotta all'evasione fiscale". E aggiunge: "Però noi abbiamo messo al centro anche il tema sociale, con le leggi sul dopo di noi, sulle unioni civili, sull'autismo, sul terzo settore, le nuove norme sulla Sanità, l'attenzione alle carceri, le borse di studio per le Università. Tutte sfide nelle quali il Paese dimostra di avere un'anima, di credere nella propria identità sociale".

Ore 12:35 – "Per cambiare il Paese serve anche cambiare l'approccio europeo", spiega Renzi, ribadendo la necessità di superare la cultura dell'austerity: "Cominciamo a dire ai Sindaci che tornino a progettare scuole, perché piaccia o no a Bruxelles, noi le spese per l'edilizia scolastica le terremo fuori dal patto di stabilità. I nostri figli sono più importanti di qualche funzionario e burocrate europeo". "Noi rifiutiamo la logica del ‘no non si può fare', del ‘Ciccio, rispetta la fila', dei ‘giovani bamboccioni', aggiunge Renzi, parlando di cambiamento culturale: "Non è una questione anagrafica, perché puoi avere trent'anni e avere paura di tutto, dire no alle metropolitane, dire no ai grandi eventi (il riferimento è al Sindaco di Roma Virginia Raggi, ndr). Noi abbiamo cominciato con il recuperare credibilità in Europa, restituendo all'Italia ciò che merita. E per farlo abbiamo dovuto cambiare quel gruppo dirigente che ci aveva messo in quella situazione".

Ore 12:25 – Comincia l'intervento di Matteo Renzi dal palco della Leopolda 7, dopo un momento di blackout dovuto alle cattive condizioni meteorologiche. "È stata una Leopolda sorprendente, perché ha emozionato e appassionato ancora una volta", spiega Renzi, ricordando la partecipazione di tantissime persone "che pensano che fare politica sia il modo per voler bene ai propri figli". Un pensiero al recente sisma che ha colpito il Centro Italia: "Faremo di tutto per ricostruire tutto, per restituire l'orgoglio a migliaia di persone. Ma non basta rispondere all'emergenza, bisogna guardarsi negli occhi e restituire l'orgoglio a quelle persone, ma anche immaginare una strategia di prevenzione per tragedie del genere. E vorrei dire a quel vignettista (Vauro, ndr) che non si rende conto che a invocare un'altra tragedia non offende noi, ma chi ha perso tutto per davvero".

Dopo la convulsa giornata di ieri, con la contestazione in pieno centro a Firenze, le cariche della polizia e le polemiche legate alle scelte della Questura, oggi tocca a Matteo Renzi tirare le fila della settima edizione della Leopolda. Il Presidente del Consiglio chiuderà infatti la kermesse fiorentina con il discorso conclusivo, nel quale toccherà i principali argomenti all'ordine del giorno e farà un bilancio dei tre giorni di discussione.

Una discussione inevitabilmente influenzata dalla notizia dell'accordo interno al Partito Democratico sul processo che porterà a una nuova proposta in tema di legge elettorale. La firma di Gianni Cuperlo in calce al documento, peraltro piuttosto vago, del gruppo di lavoro sull'Italicum, segna infatti un ricompattamento di (parte della) minoranza e renziani in vista del referendum sulla riforma della Costituzione del 4 dicembre. Resta ovviamente la distanza con un'altra componente della minoranza, quella di Pier Luigi Bersani, che ha annunciato da qualche giorno il suo No alla riforma. E proprio relativamente alle dichiarazioni dell'ex segretario del Pd, è attesa la replica di Matteo Renzi, che nei suoi brevi interventi dal palco della Leopolda ha fatto capire di aver intenzione di togliersi "qualche sassolino dalle scarpe".

Ancora non confermata ufficialmente, invece, la presenza di Roberto Benigni, ospite d'eccezione e ormai "testimonial" del fronte del Sì alla riforma Renzi – Boschi. In ogni caso, ai lavori di oggi parteciperanno il Sindaco di Bari De Caro, il Governatore dell'Emilia Romagna Bonaccini, l'imprenditore Oscar Farinetti, l'attore Alessandro Preziosi.

Poletti, intanto, commenta ai nostri microfoni l'accordo raggiunto dalla maggioranza renziana e la parte della minoranza che fa riferimento a Gianni Cuperlo:

Più duro Roberto Giachetti, che attacca quella parte della minoranza che, malgrado l'accordo firmato da Gianni Cuperlo, non intende sostenere la riforma della Costituzione e voterà comunque No al referendum:

E Rosato aggiunge:

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