Ore 19:10 – Il gran cerimoniere Matteo Renzi chiude i lavori della seconda giornata della Leopolda 2013 e dà appuntamento a domani mattina alle 9 (prima di essere letteralmente preso d'assalto dai giornalisti e dai video – operatori). Per oggi si chiude qui, con le parole di Farinetti e Serra ad aver convinto la platea e con la partecipazione dei "politici di professione" ridotta davvero ai minimi termini. Resta ovviamente la significativa partecipazione di Guglielmo Epifani, il primo segretario in carica ad aver preso parte ai lavori della Leopolda, la tana dell'ex rottamatore e resta la grande carica dei militanti del Pd che, oggi come ieri, ci ripetono lo stesso mantra: "Stavolta tocca a Matteo e stavolta vinciamo noi".
Ore 19:05 – Si chiude questa sessione di interventi con l'intervento applauditissimo di Oscar Farinetti, peraltro rilanciato sui social network nei suoi passaggi più significativi:
Ore 18:40 – Comincia l'intervento conclusivo della giornata, affidato ad Oscar Farinetti, patron di Eataly e sostenitore di lungo corso di Matteo Renzi. Un lungo racconto della sua avventura imprenditoriale e del suo sentirsi "cittadino pensante" che riscontra migliaia di "contraddizioni e di malfunzionamenti" nel sistema Paese. E soprattutto, nel confronto con il resto d'Europa, in cui è forte e sentita una "coscienza civica" che in Italia invece stenta ad attecchire. Sul partito invece ecco cosa ci aveva confidato:
Ore 18:00 – Anche oggi la discussione in realtà supera lo spazio fisico del palco e in qualche modo invade la sala della Stazione Leopolda. E' innegabile, in qualunque modo la si pensi, che l'idea di Renzi di delegare la discussione alla sua gente (originale o meno che sia) abbia colto nel segno e abbia impressionato molto i partecipanti alla Leopolda. Ieri come oggi capannelli di discussione sui diversi temi della politica (dal finanziamento pubblico ai partiti, alla sanità, fino alle questioni più spinose, immigrazione, larghe intese e appunto "Letta", il vero convitato di pietra della Leopolda) e qualche interrogativo ancora aperto. Come quello cui prova a dare risposta il nostro Saverio Tommasi:
Ore 17:30 – Mentre la raccolta dei finanziamenti procede piuttosto a rilento (e sembra lontano l'obiettivo minimo dei 10mila euro di donazioni attraverso il sito), Renzi comunica che alle 19 i lavori si interromperanno con l'intervento di Oscar Farinetti, patron di Eataly e da sempre a lui vicinissimo. Probabile che a quel punto Renzi saluti la folla (locale gremito, come del resto anche nella giornata di ieri) e dia appuntamento alla giornata conclusiva, nella quale terrà anche il suo attesissimo intervento. Intanto scambiamo due parole con Giorgio Gori, proprio sul convitato di pietra della Leopolda, Enrico Letta:
Ore 16:00 – Si susseguono gli interventi e in tanti ricordano l'esperienza delle primarie del 2012, con la "vittoria annunciata di Bersani" che, secondo i renziani di ferro, è all'origine della confusione post elettorale di oggi e, di conseguenza, delle larghe intese ("digerite a fatica", più che condivise dalla platea della Leopolda). Su tutti sempre Renzi, che gestisce la raffica di interventi intervallandola con tweet, video e brevi commenti; mentre in sala stampa per la verità sono pochi i "politici" che hanno voglia di parlare. Si ferma Scalfarotto e ci confida che quella della vittoria di Renzi è ben più di una sensazione e che il consenso intorno all'ex rottamatore è destinato a crescere proprio in virtù del venir meno della sindrome da sconfitta annunciata. Insomma, senza Bersani si è più liberi di votare Renzi:
Ore 13:40 – La pausa pranzo di giornata comincia subito dopo l'intervento di Epifani. E tra il fuggi fuggi generale in pochi si accorgono di quello che ha detto il segretario del Partito Democratico. Anzi, di quello che non ha detto. E in effetti Epifani sembra essersi calato perfettamente nella parte del segretario super partes, che assiste con attenzione alla battaglia in corso per la sua successione. Tra un omaggio a Renzi ("Scelgo anche io la mia parola per il futuro ed è libertà, libertà di scelta") e una concessione alla platea, il segretario trova la quadra in un passaggio centrale: "Voglio parlare di problemi concreti e fuggire le miserie della politica quotidiana". Un passaggio che gli consente di saltare a piè pari le questioni Governo, maggioranza, larghe intese, ma anche la querelle interna al partito e di ribadire concetti sui quali può affondare a mani libere: va ridotta la tassazione sul lavoro perché non si può tassare qualcosa che manda, bisogna aiutare prima chi è rimasto indietro e la legge di stabilità deve tenere conto di chi paga il prezzo della crisi, bisogna impedire che le nostre migliori energie vadano all'estero e via discorrendo. Applausi comunque. Poi partono i Placebo. E solo dopo Epifani concede qualche battuta nella ressa di fotografi:
Ore 13:00 – Ultimi interventi prima della pausa pranzo, mentre Renzi "si lamenta" della bassa cifra raccolta con le sottoscrizioni sul sito e invita ad acquistare le magliette e i gadget in vendita all'ingresso ("lo faccio per l'ultima volta, giuro…per i prossimi dieci minuti", scherza). Ma tutti aspettano Epifani.
Ore 12:20 – Parla Davide Serra, il finanziere al centro delle polemiche per il suo appoggio a Renzi già nella scorsa campagna elettorale per le primarie. Un intervento lungo, interrotto da molti applausi, durante il quale il finanziere ha parlato della sua esperienza e ha spiegato come, a suo modo di vedere, l'Italia "negli ultimi anni abbia mostrato il peggio di se stessa, indebitandosi anche per le generazioni future". Una tendenza da invertire, con una nuova idea di Paese, affidata nelle mani di Matteo Renzi. Poi, per la verità, proviamo noi a stuzzicarlo un po' su alcuni passaggi del suo intervento:
Ore 11:40 – La prima pausa di giornata arriva dopo l'intervento più tecnico ed interessante: quello del professor D'Alimonte sulla legge elettorale. Il punto è che "la voglia di proporzionale" che accomuna parti del Pd e del Pdl (oltre che ovviamente i centristi) rappresenta la vera insidia per quanti come lo stesso Renzi aspirano a guidare il Paese legittimati da una maggioranza parlamentare. D'Alimonte è netto: "Tra il proporzionale ed il Porcellum, paradossalmente è meglio quest'ultimo". Renzi è ancora più chiaro: "La voglia di proporzionale? Gliela facciamo passare".
Ore 11:20 – Sul palco Michele Emiliano, di casa alla Leopolda ed è l'occasione per Renzi di ringraziare "i Sindaci che si fanno un mazzo tutti i giorni senza avere visibilità". La parola di Emiliano è rispetto e il Sindaco di Bari non si lascia sfuggire l'occasione per ricordare come sia fondamentale "rispettare gli impegni con gli elettori": "Non è possibile che dopo le primarie, dopo una carta di intenti, il Partito prenda una decisione così importante senza nemmeno consultare gli elettori e i militanti". Bordate contro le larghe intese: boati dalla sala. "Aboliamo la ragione di stato come unica direttrice, esiste il dialogo col popolo e una coerenza intima": ancora applausi. E ai nostri microfoni una interessante proiezione:
Ore 11:00 – Parla il Sindaco di Torino Piero Fassino e strappa applausi convinti. La sua parola è "sinistra", un tema quasi scomodo qui alla Leopolda, eppure Fassino, ex bersaniano doc, convince tutti: "Voglio una sinistra che non abbia paura della diversità, del confronto, di sognare un modello di Europa diverso. Ma soprattutto voglio una sinistra che non abbia paura di vincere e noi siamo qui per vincere". Applausi convinti, poi parte Katy Perry, ma questa è un'altra storia. Ai nostri microfoni, invece, il Sindaco di Torino spiega il "pregiudizio" su Renzi:
Ore 10:45 – Epifani si accomoda tra il pubblico, in prima fila e accanto a Fassino. Matteo Renzi va avanti col programma dei lavori, ma non si lascia scappare l'occasione per una frecciatina al vecchio gruppo dirigente del Pd: "L'anno scorso ci fu la controprogrammazione (l'iniziativa a Napoli dei bersaniani, ndr), quest'anno il segretario è in sala". A noi invece Epifani non risponde:
Ore 10:30 – Arriva Guglielmo Epifani: il segretario del Partito Democratico, atteso alla vigilia, chiarirà probabilmente anche la linea che il partito adotterà nel caso in cui la decisione di Berlusconi di azzerare le cariche del Popolo della Libertà dovesse riproporre l'incubo della crisi di Governo.
Ore 10:15 – Il primo tema strettamente politico della giornata è affrontato al volo da Renzi con un veloce commento ad un tweet. "Non ci sono bandiere del Pd alla Leopolda 2013? Nessuna meraviglia, questa non è una iniziativa del Pd, noi vogliamo parlare anche ad altri mondi". Un anno fa una cosa del genere costò al Sindaco di Firenze una serrata polemica con Bersani, stavolta la sensazione è che le cose andranno diversamente. Anche in questo caso.
Ore 10:00 – Un grande classico della comunicazione renziana: la clip video. Il primo è dal film "Qualunquemente", con Albanese in versione Cetto Laqualunque. Applausi e risate. A Renzi piace vincere facile, in effetti. La seconda clip arriva dopo pochi minuti, con un doppiaggio di Paolo Ruffini di una scena del film di Muccino "La ricerca della felicità". Meno d'impatto, ma rende l'idea del modo in cui Renzi intende impostare la giornata: niente interventi prolissi, ritmo serrato e buonumore. Per ora sembra funzionare.
Ore 9:45 – Parte con una breve introduzione di Renzi (e con un po' di ritardo) la seconda giornata della Leopolda 2013. Il canovaccio è sempre lo stesso: il candidato – conduttore Matteo Renzi, che introduce i relatori, legge tweet e scherza con il pubblico e gli interventi. Parte Francesco Nicodemo, renziano della prima ora, da Napoli: "Questa è ormai una comunità, sono anni che lavoriamo nei territori ad un progetto per cambiare il Paese". Ecco, subito "il" tema: c'è chi era qui tre anni fa, ci sono i convertiti dell'ultima ora e la sensazione è che ne arriveranno altri, ma la "comunità renziana" c'è già e, tendenzialmente, si sente già pronta a guidare partito e Paese.
Dopo la giornata inaugurale, con i tavoli tematici e un primo esperimento di coinvolgimento della base nella discussione programmatica sul modello della democrazia deliberativa, la Leopolda 2013 riparte dal modello classico. Matteo Renzi infatti, anche nella seconda giornata, sarà il grande cerimoniere e, dal palco in stile anni '50, coordinerà gli interventi dei relatori di giornata. Anzi, più che di interventi, si partirà con le relazioni dei "provocatori" dei tavoli tematici che riferiranno, con tempi contigentati a 4 minuti, sull'esito del confronto della serata precedente.
Insomma, una formula nuova ma solo in parte, che tiene dentro l'esperimento di democrazia deliberativa e la classica comunicazione di stampo obamiano. Un modello misto che ieri ha funzionato alla grande, con una discussione viva ed accesa ed un clima sereno e dettato da una consapevolezza diffusa: questa volta tocca a Matteo.