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Legittimo impedimento: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge? (INCHIESTA VIDEO)

Il referendum sul legittimo impedimento chiede ai cittadini di abrogare la norma che permette al presidente del Consiglio e ai Ministri di non presentarsi ai processi in cui sono imputati. La legge è stata già parzialmente modificata dalla Corte Costituzionale, ma potrebbe violare ancora l’articolo 3 della Costituzione: l’eguaglianza dei cittadini.
A cura di Alessio Viscardi
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Italian Prime Minister Silvio Berlusconi

Il 12 e 13 giugno 2011 il popolo italiano è chiamato a esprimere il proprio giudizio ai referendum 2011. Tra i quesiti proposti vi è l’abrogazione della legge sul cosiddetto “legittimo impedimento”, dopo una raccolta di firme portata avanti dall’Italia dei Valori che sempre tracciato la norma di incostituzionalità. Ma i cittadini sono consapevoli di cosa sia questa norma e di quali modifiche ha subito dopo la parziale abrogazione da parte della Corte Costituzionale?

Il Legittimo Impedimento
La sentenza della Corte Costituzionale
Il quesito referendario
La continuità tra Lodo Alfano e Legittimo Impedimento
Caso Brancher
Prescrizione breve

“ Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale ”
Quesito Referendario
Ma cos’è il legittimo impedimento? Come afferma l’ex-presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Massimo Villone, l’istituto normativo esistente permette a tutti gli imputati, per giustificati motivi, di richiedere al giudice il rinvio della seduta. Il legittimo impedimento è disciplinato dall’art. 599 del codice di procedura penale, che recita: “L’udienza è rinviata se sussiste un legittimo impedimento dell’imputato che ha manifestato la volontà di comparire”; e dall’art. 420-ter del suddetto codice, che recita: “Quando l’imputato, anche se detenuto, non si presenta all’udienza e risulta che l’assenza è dovuta ad assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, il giudice, con ordinanza, anche d’ufficio, rinvia ad una nuova udienza e dispone che sia rinnovato l’avviso all’imputato”.

La legge 51 del 2010, ovvero quella sul legittimo impedimento per il presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri, è una disciplina fortemente voluta dal premier Silvio Berlusconi, che apporta sostanziali differenze rispetto all’iter ordinario per gli imputati. I membri del Governo possono, in virtù di essa, chiedere il rinvio automatico dell’udienza fino a sei mesi per le attività anche non direttamente correlate a quelle istituzionali. Con il legittimo impedimento viene concessa al Presidente del Consiglio dei ministri la possibilità di assentarsi in un’udienza penale in “concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste per leggi o dai regolamenti e delle relative attività preparatorie e consequenziali, nonché di ogni attività, comunque, coessenziale alle funzioni di Governo” (art.1, comma 1 della legge 51/2010).

L’opinione comune riguardo a questa norma è che sia una violazione palese del principio di eguaglianza tra i cittadini sancito dalla Costituzione italiana all’articolo 3. Lo sottolinea il prof. Alberto Lucarelli, professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’ Università degli Studi di Napoli Federico II. Anche il neo-eletto sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, da ex-pm definisce la norma “un obbrobrio giuridico”, inoltre tra le persone che compongono i comitati referendari è forte il senso di ingiustizia.

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La legge sul legittimo impedimento è stata parzialmente riconosciuta come incostituzionale da parte della Corte Costituzionale, con sentenza 23 del 2011. Pilastro fondamentale della decisione della Consulta, la violazione dell’art. 3 della Costituzione – che sancisce l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Motivo della disparità, l’automatismo con cui il giudice è chiamato ad accogliere il legittimo impedimento del presidente del Consiglio e il rinvio fino a sei mesi dell’udienza. Nella sentenza interpretativa, la Corte Costituzionale abroga l’automatismo e lascia una serie di fattispecie di impedimenti previsti soltanto per i membri del Governo. Al referendum, i cittadini sono chiamati ad abrogare anche questi ulteriori “privilegi”.

Il legittimo impedimento è trattato dal terzo quesito referendario. In virtù di quanto deciso dalla Consulta il 13 gennaio 2011 sono state apportate delle modifiche al testo della legge. Il giudice può ora decide se gli “impedimenti” dell’imputato sono validi e giustificano il rinvio dell’udienza. Il testo del referendum recita: “Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale”.

Se al Referendum sul legittimo impedimento si raggiungerà il quorum con una maggioranza di “si” per la sua abrogazione, il vuoto legislativo verrà colmato dal codice di procedura penale che tratterà il Presidente del Consiglio e i Ministri come tutti gli altri cittadini, rimettendo il giudizio in capo al giudice del procedimento. Rispondere “si” al quesito referendario significha far prevalere la volontà popolare di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Se dovessero prevalere i “no” al Referendum abrogativo, il testo della legge sul legittimo impedimento rimarrà in vigore.

Il disegno di legge “Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza” nasce dall’iniziativa di diversi deputati tra il 2008 e il 2009, con licenza della Commissione Giustizia della Camera del 25 gennaio 2010. I Deputati hanno approvato il Legittimo Impedimento il 3 febbraio 2010: favorevole a tale disegno di legge il Popolo della Libertà e la Lega Nord. L’Unione di Centro si è astenuta, mentre voto contrario è stato espresso dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori. Il ddl è stato approvato dal Senato il 10 marzo 2010 con due voti di fiducia, nonostante il provvedimento fosse di natura prettamente parlamentare, non rientrando nell’iniziale programma di Governo.

La legge sul legittimo impedimento fu approvata in seguito all’abrogazione del cosiddetto “Lodo Alfano”, tecnicamente denominato “Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato” – Legge 124/2008. Tale provvedimento prevedeva l’immunità dai procedimenti giudiziari per le prime quattro cariche dello Stato – da cui venne esclusa la figura del Presidente della Corte Costituzionale, precedentemente contemplata nel Lodo Schifani bocciato dalla Corte Costituzionale.

Il Lodo Alfano permetteva di sospendere i processi, proseguendo con azioni civili di risarcimento, al fine di “tutelare l’esigenza assoluta della continuità e regolarità dell’esercizio delle più alte funzioni pubbliche”. Il Lodo Alfano fu approvato dalle Camere il 22 luglio 2008 con 171 sì, 128 no e 6 astenuti, e giudicato incostituzionale dalla Consulta della Corte Costituzionale il 7 ottobre 2009, in relazione al processo dei diritti tv di Mediaset e al processo Mills, in cui il Silvio Berlusconi è imputato.

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi

Aldo Brancher era sottosegretario quando il processo a suo carico per lo scandalo Antonveneta lo vide tra gli imputati, fu così che il 18 giugno 2010 venne nominato Ministro dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La sollevazione della stampa e della politica italiana fu immediata, infatti dopo soli cinque giorni da ministro, Brancher chiese il legittimo impedimento nel suo processo. Come ricorda il prof. Massimo Villone, la motivazione ufficiale addotta fu la necessità di dover “organizzare il nuovo ministero”, tuttavia non gli furono mai ufficializzate deleghe all’attuazione del federalismo, alla sussidiarietà e il decentramento tramite pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Inoltre, come sottolineò il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una durissima nota: Aldo Brancher era ministro senza portafoglio, ovvero non aveva alcun ministero da organizzare.

La campagna di stampa successiva alla nomina di Aldo Brancher come “ministro del nulla” rese evidente la deriva più pericolosa dell’utilizzo del legittimo impedimento, tanto che dopo soltanto 17 giorni il neo-ministro fu costretto a dimettersi prima che il Parlamento votasse una mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi

Lodo Schifani, Lodo Alfano, Legittimo impedimento… dopo tanti provvedimenti ad personam, il Parlamento ha già in programma una nuova legge per salvare il presidente del Consiglio dai propri processi: la prescrizione breve. La norma, anch’essa lesiva dell’art. 3 della Costituzione, introduce tempi di prescrizione più veloci per gli incensurati che hanno più di sessant’anni. Guarda caso, sono pochi i suoi beneficiari.

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